A due anni dall’entrata in vigore della legge n. 132 del 2016, possiamo definire il Snpa uno strumento fondamentale per il monitoraggio e la tutela ambientale del nostro paese. A fianco dell’introduzione dei reati ambientali con la legge n. 68 del 2015 a mia prima firma, l’istituzione del sistema a rete di protezione ambientale tra le Agenzie regionali e l’Ispra va a rafforzare, nel nostro ordinamento, gli strumenti a supporto dello Stato per perseguire l’obiettivo ultimo della protezione ambientale. E lo fa, da un lato, fornendo obiettivi e strumenti di controllo uniformi su tutto il territorio nazionale, dall’altro creando una sussidiarietà tra le strutture e le risorse a supporto dei territori, laddove tali strutture mancavano.
Delineando un Sistema che pensa alle necessità del paese piuttosto che alle singole competenze, anche territoriali, il Snpa è dunque uno strumento innovativo e dalle grandi potenzialità, ma per realizzare gli intenti del legislatore e sfruttarne al massimo i benefici, dobbiamo superare l’immagine di 22 enti autonomi e indipendenti e accogliere l’idea di una vera e propria rete tecnica e operativa al servizio della salute collettiva dei cittadini e dell’ambiente, capace di dialogare e collaborare allo sviluppo omogeneo dei temi di interesse comune, creando spazi di confronto, di discussione e di azione condivisi.
L’obiettivo di uniformità che persegue la norma è essenziale nello svolgimento delle funzioni e nelle competenze del ministero dell’Ambiente, quale legislatore e fruitore di tutte le attività tecnico-scientifiche e il destinatario dei dati ambientali, nonché del supporto nei procedimenti e giudizi civili, penali e amministrativi, necessari per l’individuazione e la quantificazione del danno ambientale. Politiche efficaci e attente alla tutela dell’ambiente non possono prescindere da un agire comune tra l’Ispra e i presidi e laboratori legati stabilmente ai territori, per svolgere in modo incisivo, coerente e coordinato indagini e controlli pubblici lungo tutto il paese, lungo le nostre coste e i nostri mari.
Allo stesso modo, l’istituzione del sistema nazionale a rete renderà più efficace il lavoro di applicazione condiviso delle linee guida e dei manuali operativi redatti dai gruppi di lavoro tecnici in seno al Snpa, con l’obiettivo comune di uniformare le best practices su tutto il territorio nazionale, così come la formulazione, con criteri uniformi e condivisi, dei pareri e delle valutazioni tecniche necessarie alle attività istruttorie in ambito di conferenze di servizi.
Tra le deleghe che mi sono state conferite come sottosegretario, penso per esempio agli enormi vantaggi nel campo delle bonifiche nei siti di interesse nazionale, dove l’applicazione di regole omogenee, da nord a sud, permette una maggiore efficacia delle azioni di controllo e degli interventi. L’introduzione dei Lepta, con la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali, ci fornisce uno strumento decisivo nell’uniformare controlli e atti autorizzativi, permettendoci di superare quelle differenze tra le varie Arpa regionali, che in passato hanno messo in difficoltà l’amministrazione centrale nell’applicazione della normativa nazionale. Non solo. Una rete unica va anche a garanzia del soggetto privato, spesso impegnato in più regioni per gli interventi di bonifica, messa in sicurezza e rispristino ambientale, al quale non possono essere applicati criteri di controllo differenti a seconda dei parametri regionali in cui opera.
Per quanto riguarda la tutela del mare, mi fa piacere sottolineare che il ministero dell’Ambiente è all’avanguardia da tempo in questo senso: infatti per svolgere i programmi di monitoraggio di propria competenza aveva avviato fin dal 1989 una collaborazione tra gli istituti tecnici di riferimento e i laboratori periferici. Attraverso una rete capillare di tecnici e responsabili amministrativi, creata con un costante lavoro di coordinamento e formazione, sono stati con successo progettati e realizzati i Programmi di monitoraggio a scala nazionale, coordinati e finanziati dal Ministero in attuazione prima della legge 979/82 per la tutela del mare e poi della direttiva sulla Strategia marina. Questo modello di lavoro ha rappresentato un esempio virtuoso di collaborazione tecnico-istituzionale e possiamo affermare che la lungimirante visione “di sistema” del ministero ha anticipato gli ideali della legge 132/2016.
Di fatto, il lavoro di trasformazione del Snpa da legge di istituzione a struttura concreta, fatta di agenzie, di laboratori e di persone al lavoro con uno stesso obiettivo, dotate degli stessi strumenti operativi e animati dalla stessa passione e dagli stessi obiettivi è in atto; certo, non sarà un processo breve né di semplice attuazione, ma il ministero dell’Ambiente guarda con molta attenzione e fiducia a questo lavoro di cooperazione e costruzione del nuovo sistema, con l’intenzione di fornire tutto il supporto necessario.
Salvatore Micillo
Sottosegretario al ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare
Leggi l’articolo in Ecoscienza 1/2019