I risultati dei fitofarmaci nel monitoraggio dei corpi idrici nelle zone risicole hanno evidenziato la necessità di proseguire con approfondimenti sulle aziende per verificare l’utilizzo di sostanze non autorizzate.
A giugno 2016 gli assessorati all’agricoltura e all’ambiente della Regione Piemonte, Arpa Piemonte, Università degli Studi di Torino, Autorità di bacino del Po, Ente nazionale risi e le categorie economico-produttive hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per promuovere un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari nelle aree a vocazione risicola del Piemonte.
Il protocollo inoltre vuole favorire la conoscenza e la diffusione dei dati sulla qualità ambientale delle risorse idriche nella zona interessata, migliorare e coordinare, in base alle misure previste dal Programma di Sviluppo Rurale, il sistema di formazione e informazione degli utilizzatori professionali, i distributori, i consulenti, sensibilizzando quanti più operatori possibile sull’importanza di adottare le buone pratiche agricole di riferimento come veicolo di miglioramento, sia per le attività d’impresa sia per l’ambiente.
I dati raccolti da Arpa Piemonte per il monitoraggio della qualità delle acque forniscono pertanto un supporto fondamentale per le politiche regionali sia in ambito ambientale sia agricolo. La numerosità e il dettaglio dei dati ottenuti hanno permesso di caratterizzare le principali criticità ambientali e definire l’attivazione di specifiche linee di intervento. Regione Piemonte ha chiesto ai risicoltori di contribuire a ridurre l’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee, imponendo restrizioni sull’impiego di 4 prodotti fitosanitari, 2 erbicidi – oxadiazon e quinclorac – e 2 fungicidi – azoxistrobina e triciclazolo.
Nel febbraio 2017 grazie all’elaborazione, seppur preliminare e parziale, dei risultati del monitoraggio ambientale delle acque superficiali inerente il 2016 è stato possibile fornire, con tempistiche adeguate ai calendari improrogabili dell’attività produttiva, indicazioni rilevanti sull’efficacia di alcuni provvedimenti a tutti i soggetti interessati. L’Assessorato all’ambiente ha richiesto inoltre di verificare contestualmente l’eventuale persistenza di 2 molecole non autorizzate da tempo: atrazina e bentazone.
In generale si evidenzia un calo dei riscontri analitici dei 4 pesticidi interessati dal provvedimento e le concentrazioni medie risultano scese drasticamente, ponendosi in un intorno molto vicino al limite (0.1 µg/l) ammesso dalla legge. Il riscontro in più punti del bentazone risulta, al contrario, un segnale che non si possa ancora escludere un utilizzo improprio di tale principio attivo, criticità che richiede approfondimenti con verifiche più mirate nelle zone contaminate anche all’interno del sistema idrico delle risaie.
In parallelo l’Assessorato all’agricoltura ha richiesto ad Arpa un supporto nell’ambito della vigilanza degli operatori biologici del settore riso sull’efficacia delle verifiche effettuate dagli Enti certificatori, implementando le verifiche con il prelievo e l’analisi di campioni.
L’obiettivo è sorvegliare le pratiche agricole in un settore particolarmente critico e contestualmente individuare eventuali fonti di contaminazione da molecole non autorizzate quali il bentazone.
Nel 2017 sono state verificate 5 aziende biologiche in due periodi differenti (maggio e giugno) con l’analisi delle acque utilizzate per le risaie prima e dopo l’immissione nelle vasche. Sono stati ricercati fitosanitari utilizzati per le colture risicole, compresi quelli non autorizzati neanche in agricoltura tradizionale. In seguito le verifiche potranno essere implementate su altre matrici ambientali (terreni – piantine).
In base ai dati ottenuti, attualmente in fase di elaborazione, potranno essere elaborati criteri di valutazione adeguati per evidenziare irregolarità nella produzione e criticità ambientali che possono compromettere gli standard previsti.
L’efficacia e l’efficienza dei controlli risultano strategici per la valorizzazione del settore risicolo, sia biologico che tradizionale: l’individuazione di realtà fraudolente permetterà di difendere i cittadini e gli operatori da truffe e concorrenza sleale e, auspicabilmente, porterà a una riduzione dell’impatto ambientale della produzione.
Normativa di riferimento
DGR n. 32-2952 del 22 febbraio 2016
DGR n. 35-3392 del 30 maggio 2016