La realizzazione di grandi infrastrutture genera pressioni territoriali in grado di determinare rilevanti impatti ambientali e sociali per la quantificazione e la mitigazione dei quali occorre individuare e pianificare, fin dalle prime fasi progettuali, metodi, azioni e misure correttive specifiche; l’accompagnamento ambientale di un’opera, rappresenta un ottimo percorso che consente anche un diretto confronto tra proponente l’opera ed enti di controllo preposti.
Nell’esperienza internazionale l’accompagnamento ambientale di un progetto è inteso in senso ampio e comprende le valutazioni ambientali preventive, comprese le misure di informazione e partecipazione da parte del pubblico, le decisioni delle autorità, il monitoraggio ambientale in corso d’opera, le verifiche di ottemperanza delle prescrizioni e la soluzione di difformità e anomalie, senza trascurare alcune attività di revisione a posteriori per capitalizzare l’esperienza maturata.
Si tratta quindi di un insieme di azioni coordinate, svolte da soggetti diversi, orientate a sorvegliare l’esecuzione delle opere, esaminare i dati di monitoraggio, stabilire e verificare le azioni correttive a seguito di eventuali anomalie e trovare una soluzione a imprevisti ed emergenze ambientali.
I soggetti responsabili coinvolti in queste fasi sono gli enti che hanno funzione autorizzativa, il proponente/realizzatore dell’opera e l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente quale struttura tecnica che interviene sia su aspetti metodologici (modalità di monitoraggio e di campionamento, scelta dei parametri, scale di valutazione dei risultati), sia nel merito delle rilevazioni condotte (verifica dei dati, analisi delle anomalie) o della conduzione dei lavori (verifiche in campo con ruolo ispettivo).
Mentre in altri paesi, come la Svizzera, questa attività è regolata da una norma tecnica specifica, in Italia i soggetti e le loro responsabilità sono definiti di volta in volta in ragione dell’iter amministrativo e tecnico del progetto.
La difficoltà pratica di seguire sul territorio lo sviluppo delle grandi opere, la verifica degli impatti previsti ed imprevisti, la messa in opera delle mitigazioni necessarie e delle compensazioni negoziate, ha portato nel decennio passato, all’utilizzo dello strumento degli Osservatori ambientali con il compito di verificare il rispetto delle prescrizioni e delle condizioni particolari dettate durante la valutazione di impatto ambientale e lo svolgimento dei monitoraggi ambientali. Si tratta di organismi in cui sono presenti rappresentanti dei Ministeri competenti in tema di ambiente e di infrastrutture, le Regioni, le Province territorialmente interessate e i Proponenti responsabili della realizzazione delle opere. Gli Osservatori svolgono di fatto le attività di accompagnamento ambientale del progetto nelle fasi di realizzazione (corso d’opera) e in quelle immediatamente successive (post opera) dedicate allo smantellamento delle opere provvisionali e ai ripristini ambientali.
Il Sistema delle agenzie per l’ambiente è chiamato a fornire supporto tecnico agli Osservatori per eseguire materialmente i controlli dei documenti di progetto, di dati di monitoraggio dei cantieri, delle fasi di lavorazione e dei ripristini ambientali.
Nel 2017 per l’Osservatorio ambientale della tratta alta velocità/alta capacità Milano – Genova – Terzo Valico dei Giovi, la sede è stata spostata da Roma ad Alessandria e la composizione, per la prima volta in un Osservatorio di una grande opera, estesa all’Istituto superiore di sanità e alle Arpa delle due regioni coinvolte territorialmente (Piemonte e Liguria) che diventano membri effettivi e non più solo supporto tecnico.
Tutto bene, a condizione che non diventi una trappola burocratica. Chi controlla i controllori?
L’osservazione è ripetuta spesso in molti contesti e vuole essere spiazzante ma è invece, altrettanto spesso, senza basi di fatto.
In uno stato di diritto ci sono più livelli di controllo.
C’è un controllo della giurisdizione penale per i casi di corruzione ad esempio.
C’è un controllo della giurisdizione amministrativa per i casi di atti della pubblica amministrazione adottati illegittimamente.
C’è un controllo sociale deli cittadini singoli o associati o della libera stampa (ove facesse il suo mestiere).
C’è infine un controllo politico a livello di governo delle amministrazioni locali e centrali e se non ci si fidasse dei responsabili al governo c’è il sindacato ispettivo parlamentare e l’attività di opposizione nelle assemblee.
Se tutto questo non bastasse c’è anche quello che si chiama etica professionale, senso del dovere o anche solo decenza nello svolgere il proprio lavoro, di molta più gente di quanto viene raccontato, dentro e fuori la pubblica amministrazione.
Certo non è dimostrabile a priori e non si chiede a nessuno di crederci, ma intanto c’è e tanto basta.