La pioggia battente non ha fermato le 80 mila persone in marcia a Roma con Race for the cure. Compresa la squadra Ispra, composta da 50 persone, che per il quarto anno consecutivo ha aderito alla manifestazione contro i tumori del seno su iniziativa del Comitato Unico di Garanzia dell’Istituto.
Nel suo ventennale 2019 la manifestazione internazionale ha visto un record di presenze e quella italiana è in assoluto l’edizione più partecipata al mondo tra le 130 che si svolgono nei cinque continenti. La crescita del numero degli aderenti ha portato a replicare la manifestazione in altre città italiane: quest’anno si è corso anche a Bari, Bologna, Pescara, Brescia e Matera.
Migliaia di donne, uomini e bambini sono partiti dal Circo Massimo per sfilare lungo le strade del centro di Roma. Colorati e allegri, hanno indossato le magliette bianche della manifestazione, mentre le donne le donne in cura o guarite dalla malattia avevano la t-shirt rosa. Da vent’anni Race for the Cure sensibilizza la popolazione al tema della prevenzione e della cura dei tumori al seno. Grazie ai fondi raccolti in vent’anni di attività, l’Associazione Susan G. KomenItalia ha finanziato fino ad oggi oltre 400 progetti dedicati alla diagnosi precoce del tumore, acquistando apparecchiature per la cura delle neoplasie al seno e sostenendo servizi per il recupero psicofisico delle donne operate.
Il successo della manifestazione romana dimostra la crescente attenzione delle donne italiane verso quella che oggi è la neoplasia più diffusa tra la popolazione femminile. Una donna su otto in Italia è colpita dal tumore al seno nell’arco della vita. Si calcola che nel 2018 siano stati 53.000 i casi, con un’aumento nella fascia d’età compresa tra i 45 e 49 anni. Che però non va visto come una crescita della malattia, ma piuttosto della diagnosi precoce, aumentata in alcune regioni italiane attraverso il potenziamento dello screening mammografico. Grazie ad iniziative come Race for the Cure, ad aumentare nelle donne italiane oggi è sempre più la consapevolezza che una prevenzione costante e il ruolo delle ricerca possono sconfiggere la malattia.