Sono state pubblicate le Linee guida Ispra “Indirizzi per la progettazione delle reti di monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nei corpi idrici superficiali e sotterranei”.
Le attività svolte per la loro redazione prendono avvio dalla nota della Direzione Generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque del MATTM del 18 maggio 2017 avente per oggetto il “Monitoraggio di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nei corpi idrici superficiali, sotterranei e negli scarichi di acque reflue”.
Al fine di dare seguito alla richiesta del MATTM, il SNPA ha istituito un Tavolo Tecnico (T.T.), al quale hanno partecipato tutte le Agenzie, che ha avviato i lavori ad ottobre 2017.
Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono molecole altamente resistenti ai processi di degradazione termica, biodegradazione, idrolisi, metabolizzazione e di conseguenza altamente persistenti nell’ambiente in considerazione anche del fatto che sono sostanze altamente solubili in acqua.
Questi composti non sono naturalmente presenti in natura; la loro presenza proviene da attività antropica, per lo più da procedimenti di produzione industriale, operazioni di smaltimento o dal rilascio nell’ambiente derivante da numerosi prodotti che li contengono. La loro diffusa presenza e il loro bioaccumulo nell’uomo e nell’ambiente rendono alcune di queste sostanze molto tossiche.
Per questo motivo, ISPRA insieme a SNPA ha avviato le attività per monitorare la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nei corpi idrici superficiali e sotterranei.
Nel rapporto sono presentati i risultati di un’indagine preliminare a livello nazionale che permetterà alle Regioni la programmazione del monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nei corpi idrici superficiali e sotterranei secondo la Direttiva Quadro Acque nell’ambito delle attività dei Piani di Gestione dei Distretti Idrografici.
Il rapporto presenta anche i risultati di un primo screening nazionale sulla presenza di PFAS, che è stato eseguito su un numero complessivo di 302 stazioni relative a 20 tra Regioni e Province autonome; sono state effettuate 3186 determinazioni analitiche. Il numero di stazioni campionate per questo monitoraggio sperimentale, è stato molto variabile da regione a regione e/o provincia autonoma, andando da un minimo di 4 stazioni ad un massimo di 56.
Ancorché il numero di stazioni considerate sia numericamente inferiore al numero delle stazioni utilizzate nel monitoraggio previsto dal DLgs 152/2006 ai fini della classificazione di corpi idrici, tuttavia, per questa specifica attività, le Agenzie hanno individuato quelle stazioni in prossimità di potenziali sorgenti di contaminazione per i PFAS, comunicando oltre ai dati identificativi, i criteri di scelta e la tipologia di pressione.
Il monitoraggio delle acque superficiali è stato eseguito su un totale di 185 stazioni, effettuando 2032 determinazioni. Di queste determinazioni, 1110 hanno riguardato i 6 analiti per cui esistono valori di SQA-MA. In 150 casi (14%) sono state rilevate concentrazioni pari o superiori al limite di quantificazione richiesto dalla normativa vigente (che è pari al 30% del valore del relativo SQA-MA). Queste 150 presenze, distribuite in maniera non uniforme, interessano tutte le regioni e le province autonome indagate. Nello specifico, inoltre, tra le sostanze perfluoroalchiliche ricercate nelle acque superficiali, soltanto PFOS e PFOA raggiungono concentrazioni superiori ai valori di SQA-MA. Per PFOS si sono registrati 83 superamenti (45% dei casi) della concentrazione di 0.65ng/l e tali superamenti, sebbene con frequenza diversa, hanno riguardato la gran parte delle regioni o province. Per PFOA si sono registrati 7 superamenti (4% dei casi) della concentrazione di 100 ng/l (pari al valore dell’SQA-MA), tutti nella regione Veneto.
Il monitoraggio delle acque sotterranee è stato eseguito su un totale di 117 stazioni, in 20 tra regioni e province autonome, effettuando 1154 determinazioni.
In 232 casi (20%) sono state rilevate concentrazioni pari o superiori ai limiti di quantificazione dei vari laboratori che hanno eseguito le analisi. Anche queste 232 presenze, sebbene distribuite in maniera non uniforme sul territorio nazionale, interessano la maggior parte delle stazioni indagate. Come per le acque superficiali, tra le sostanze perfluoroalchiliche ricercate soltanto PFOS e PFOA hanno fatto rilevare casi di concentrazioni superiori ai valori soglia per le acque sotterranee.
Per PFOS sono state rilevate presenze in 65 stazioni sotterranee su 117 (56% dei casi), con 7 superamenti del valore soglia di 30ng/l in tre diverse regioni.
Per PFOA sono state rilevate presenze in 44 stazioni sotterranee su 117 (38% dei casi) con 4 casi di superamento del valore soglia di 500ng/l in tre diverse regioni.
Da un primo esame dei risultati ottenuti in questa campagna nazionale si osserva una differenza, apparentemente consistente, nella frequenza di superamenti delle concentrazioni di riferimento tra le acque superficiali e le acque sotterranee. Tale differenza si ritiene possa essere dovuta principalmente al fatto che i valori di riferimento per i due comparti (acque superficiali-acque sotterranee) differiscono tra loro notevolmente. Infatti nei corpi idrici sotterranei i valori soglia sono più alti degli standard di qualità ambientale (SQA) delle acque superficiali.. Se consideriamo, in particolare, i due composti che hanno mostrato superamenti dei valori di SQA-MA/valori soglia fissati, cioè PFOS e PFOA, osserviamo che per le acque superficiali l’SQA-MA di PFOS è 0.65ng/l mentre il suo valore soglia nelle acque sotterranee è pari a 30ng/l; per PFOA l’SQA-MA nelle acque superficiali è pari a 100ng/l mentre il valore soglia nelle acque sotterranee è pari a 500ng/l. Inoltre, il numero di stazioni di campionamento considerate è decisamente maggiore nelle acque superficiali rispetto a quelle sotterranee. In effetti, se si considerano i valori assoluti di concentrazione, in particolare per questi due composti rivelatisi più critici, PFOS e PFOA, la distribuzione appare non molto differente tra le acque superficiali e quelle sotterranee.
Questo screening rappresenta dunque una fotografia sulla presenza dei composti PFAS nei corpi idrici superficiali e sotterranei e, ancorchè disomogeneo rispetto alla numerosità delle determinazioni, – che variano in maniera rilevante tra le Regioni – è stato condotto in modo coordinato e omogeneo dal SNPA e permette di evidenziare che la presenza di sostanze perfluoroalchiliche è un fenomeno diffuso, che riguarda la maggior parte delle regioni del Paese. La densità informativa molto eterogenea di questa rete di monitoraggio, non consente di confrontare, con elaborazioni statisticamente significative, le concentrazioni rilevate a livello regionale ma, piuttosto, consente di operare un confronto dei valori rilevati con i limiti di legge ed i valori soglia fissati a livello normativo.
Monitoraggi più estesi in termini spazio-temporali permetteranno di ottenere un quadro più completo sui livelli di presenza e, in particolare, consentiranno di confrontare gli intervalli di concentrazione che caratterizzano le diverse aree geografiche; monitoraggi ripetuti nel tempo, consentiranno, altresì, una valutazione dei trend di concentrazione di questi composti, necessaria per comprendere se la contaminazione da PFAS mostri, nelle aree indagate, un trend positivo o negativo
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