Le infrastrutture di trasporto rappresentano una quota rilevante della copertura artificiale di suolo: con diverse metodologie di calcolo, l’impatto può essere valutato a oggi tra il 30 e il 40% del totale, con molteplici effetti negativi (habitat frammentati, attrazione di nuovo consumo, degrado al contorno). L’articolo in Ecoscienza 6/2019.
Il consumo di suolo è tra le principali cause di degrado ambientale (CE, 2012) e di perdita di resilienza complessiva del sistema territoriale, in particolare rispetto alla regolazione dei principali cicli naturali sui quali si basa il benessere delle comunità umane e degli ecosistemi.
Nel 2015, l’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite (UN, 2015), definiva gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, Sdg) con target di particolare interesse per la resilienza del territorio e la tutela del suolo, da raggiungere entro il 2030, tra i quali:
– assicurare che il consumo di suolo non superi la crescita demografica
– raggiungere un “land degradation neutral world”, quale elemento essenziale per mantenere le funzioni e i servizi ecosistemici.
A livello nazionale, la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (Snsvs), al fine di garantire la gestione sostenibile delle risorse naturali, ha individuato l’arresto del consumo del suolo e della desertificazione come uno degli obiettivi strategici che, quindi, potrebbe anticipare al 2030 l’obiettivo già assunto a livello europeo del consumo di suolo netto pari a zero da raggiungere, in Europa, entro il 2050 (Parlamento europeo e Consiglio, 2013).
Il quadro conoscitivo sul consumo di suolo nel nostro paese è disponibile grazie ai dati aggiornati annualmente da parte del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), che assicura la pubblicazione annuale del rapporto nazionale sul consumo di suolo (Munafò, 2019).
Il consumo di suolo e la realizzazione delle infrastrutture in Italia
Dall’edizione 2018, relativa ai dati 2017 (Ispra, 2018), il consumo di suolo viene monitorato secondo un sistema di classificazione a più livelli, il primo corrispondente alla distinzione tra aree non consumate (agricole, naturali o seminaturali, incluse quelle in ambiente urbano, e aree consumate, caratterizzate da una copertura artificiale determinata da impermeabilizzazione, escavazione, compattazione ecc.).
Il secondo livello suddivide tra consumo permanente e reversibile, mentre il terzo livello classifica secondo la tipologia di consumo, permettendo di monitorare anche la crescita delle infrastrutture di trasporto.
Dalle indagini condotte in questi anni, emerge che il consumo di suolo prodotto dalla realizzazione delle infrastrutture stradali è una componente rilevante del consumo complessivo. All’entità dell’occupazione fisica della superficie strettamente pertinente all’infrastruttura, si aggiungono gli effetti prodotti sull’intorno, sia in termini di frammentazione degli habitat naturali, sia in termini di polarizzazione del nuovo consumo a ridosso di svincoli, tangenziali, bretelle, stazioni, e la “rimanenza” di spazi interclusi, di degrado al contorno del territorio agricolo, di perdita di funzionalità delle aree, che diventano a loro volta rapidamente consumabili per il futuro.
Assistiamo spesso, tuttavia, a una grave sottovalutazione degli effetti ambientali prodotti dalle infrastrutture, anche alla luce dell’assenza di sinergia e coerenza tra le politiche di trasformazione del territorio (trasporti, infrastrutture, governo del territorio, edilizia, commercio, industria ecc.). Gioca in questo anche la frammentazione delle competenze, che non ha aiutato la coerenza complessiva delle politiche pubbliche. Tutto questo ha prodotto, in molti casi, una programmazione di investimenti infrastrutturali “indifferenti” alle caratteristiche e alle esigenze di tutela del territorio e complessivamente non comunicanti con gli obiettivi di sostenibilità.
Il Conto nazionale delle infrastrutture e dei trasporti anni 2017-2018 (Mit, 2018), evidenzia che al 31 dicembre 2017 la rete stradale italiana primaria era pari a un’estensione di 171.481 km, cui vanno aggiunte le strade di livello comunale. Considerando anche l’estensione delle strade di competenza dei Comuni capoluogo di provincia, pari a 74.734 km, il totale per l’anno 2017 ammonterebbe a 246.215 km, che rappresenta comunque una sottostima del totale di estensione della rete stradale italiana.
Quanto suolo è coperto dalle strade?
Secondo una stima dell’Agenzia europea per l’ambiente sull’uso del suolo per il settore trasporti (Eea, 2001), è possibile associare l’impatto sul consumo di suolo per unità di estensione a seconda del livello della strada, con valori tra 0,7 e 2,5 ha/km, per il solo consumo diretto, che riguarda l’area direttamente coperta dalla infrastruttura di trasporto. Considerando le estensioni riportate sopra dal Conto nazionale, è possibile stimare la superficie a livello nazionale direttamente coperta dalla rete stradale, che consiste in 3.276 km2, come evidenziato nella tabella 1.
Si deve tenere presente che tale valore rappresenta una notevole sottostima, in quanto esclude le strade di livello comunale dei comuni non capoluogo e tutte le strade minori. Se confrontata con l’estensione di suolo consumato al 2018 (Snpa, 2019) l’estensione della copertura stradale così calcolata risulta pari a circa il 14% del suolo artificiale a livello nazionale… Leggi l’articolo integrale
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