8 marzo 2020, non la consueta “Giornata internazionale dei diritti della donna”, ma una giornata che assume connotati diversi: non ci saranno feste, cortei, manifestazioni, riunioni, convegni.
L’emergenza, dettata dalla necessita di contenere il contagio, ha imposto l’adozione di misure drastiche: ridurre al massimo il contatto tra le persone è la parola d’ordine che non si può non condividere ma questo non vuol dire che l’occasione di rilanciare i temi relativi ai diritti delle donne, per i quali c’è ancora tanto lavoro da fare, sarà persa: vuol dire che ci saranno modalità diverse da adottare per confrontarsi in questa giornata.
E forse una modalità diversa non è da considerare un’occasione mancata ma un nuovo modo di parlare delle donne.
Non è un caso, infatti, che proprio nei momenti difficili si sono fatte le più grandi scoperte e nelle avversità possono essere trovate delle opportunità. La lettura dei giornali, le notizie che si sono diffuse in tempo reale attraverso media e televisioni e i provvedimenti che il Governo e degli enti territoriali hanno preso per fronteggiare il contagio hanno messo in evidenza proprio questo: sono assurti agli onori della cronaca strumenti di organizzazione del lavoro tanto invocati e auspicati da lavoratrici e lavoratori in presenza della necessità di conciliare la vita personale e familiare con quella lavorativa e con i percorsi di carriera.
Nell’era della tecnologia e del digitale 4.0 mai si è discusso così tanto di telelavoro e smart working nella consapevolezza che l’evolversi dell’informatizzazione avrebbero potuto consentire organizzazioni del lavoro più flessibili in termini sia spaziali che temporali con indubbio beneficio sia per la produttività che per le persone.
Per la pubblica amministrazione, che da poco ha intrapreso la strada della adozione del lavoro agile nei termini indicati dalle recenti innovazioni normative, la Direttiva n.1 del 2020 – Emergenza epidemiologica COVID-2019- emanata dalla Funzione pubblica, spinge sul lavoro agile e flessibile anche nelle aree geografiche non direttamente coinvolte nell’emergenza ed invita a utilizzare modalità telematiche per riunioni, convegni e momenti formativi.
Queste indicazioni, riferibili ad un momento di emergenza e a questo limitate, non potranno non avere influssi e ripercussioni anche al termine della epidemia e del suo necessario contenimento e, inevitabilmente, influiranno sull’evolversi dell’approccio culturale ad un modello di lavoro, anche e soprattutto di lavoro pubblico, necessariamente orientato ed adattato alla evoluzione tecnologica e anche disponibile a utilizzarla non solo per contrastare una emergenza ma anche per rendere la vita delle persone, a partire da quella delle donne, più facile in termini di conciliazione e, conseguentemente, di possibilità di sviluppo di carriera.
E ancora: i problemi assurti all’evidenza dell’opinione pubblica quali quello della assistenza ai figli in tempi di chiusura improvvisa delle scuole fanno emergere a tutto campo il tema della necessità di una maggiore offerta di strutture adeguate nonché di intervenire su investimenti meglio orientati a favorire la natalità e la crescita.
Anche la riflessione sul ricercare, ritrovare e valorizzare i rapporti umani al tempo del coronavirus non è senza interesse per la riflessione dell’8 marzo.
Parità e pari opportunità muovono da una cultura di attenzione alla persona, di ritrovata coesione e di valorizzazione dell’apporto di ciascuno per una società sostenibile, innovativa e digitale, ma anche etica.
In sintesi: l’8 marzo del 2020 porta alla ribalta, insieme all’impegno congiunto per la salute collettiva e personale, anche il tema dell’unione e della solidarietà, al cui interno quello dei diritti delle donne trova in questa giornata una sua primaria collocazione.
Un 8 marzo diverso, dunque ma non per questo meno incisivo e anche meno foriero di esiti positivi.
Auguri a tutte le donne, a tutti gli uomini che le donne amano e rispettano, auguri al nostro Paese affinché sappia rialzarsi, auguri al mondo intero affinché questo momento drammatico diventi occasione di riflessione sui valori della vita, del rispetto reciproco, dell’attenzione all’altro.
La Rete nazionale dei Comitati Unici di Garanzia