Durante tutto il loro ciclo vitale, le piante sono continuamente esposte a condizioni ambientali variabili. Poiché le piante sono sessili, hanno sviluppato, per sopravvivere, una moltitudine di strategie definite adattamenti evolutivi. Queste strategie, le stesse che le piante devono mettere in atto per far fronte ai cambiamenti climatici, comprendono: la plasticità fenotipica, le variazioni adattative del genotipo, il “movimento” delle piante in altitudine o in latitudine, o ancora una combinazione di tutte queste strategie.
La capacità degli organismi di adattare la loro fenologia ai cambiamenti stagionali influisce fortemente, oltre che sulla fitnessindividuale, anche sulla loro distribuzione, capacità invasiva e sulle interazioni interspecifiche, con effetti sulla funzionalità di un intero ecosistema. Nello studio dell’impatto del cambiamento climatico su di esso, è perciò necessario avere la capacità di considerare nel complesso la molteplicità di questi fenomeni. Anche nella valutazione degli stimoli che inducono tali risposte adattative è necessario considerare i dati meteo climatici e fenologici di più stagioni e gli effetti di una stagione di crescita sulla successiva.
In questa ottica, le risposte fenologiche delle piante al cambiamento climatico costituiscono una delle migliori materie di studio per comprenderne l’impatto sull’ambiente. La fioritura delle specie ad impollinazione anemofila, tuttavia, è stata finora poco studiata. Un’importante fonte di dati a questo proposito è rappresentata dal monitoraggio aerobiologico, i cui risultati possono essere utilizzati come misure indirette, ma affidabili, della fenologia di fioritura.
Nell’articolo, che verrà pubblicato in forma integrale sul sito dell’ARPA Valle d’Aosta nella sezione dedicata alla Relazione Stato Ambiente, vogliamo riassumere quanto abbiamo rilevato in letteratura riguardo ai complessi fenomeni sopra riportati, con il duplice scopo di fornire una chiave di interpretazione delle variazioni interannuali dei principali indicatori della stagione pollinica e una ricca bibliografia, utile ad approfondire in maniera adeguata un argomento così complesso.
Riportiamo inoltre, in tabelle e grafici sintetici, i dati descrittivi delle stagioni polliniche di alcune piante arboree ed erbacee, presenti sul territorio della Valle d’Aosta, scelte per coprire temporalmente l’intera stagione pollinica e la variabilità del mondo vegetale (Corylus, Alnus, Populus, Fraxinus, Betula, Salix, Quercus, Castanea, Gramineae, Urticaceae, Amaranthaceae,Polygonaceae, Plantaginaceae). I dati sono stati raccolti dal 2000 al 2019 nella stazione di monitoraggio dell’ARPA Valle d’Aosta, situata a Saint Christophe ed afferente alla rete nazionale POLLnet.
Riportiamo qui una esemplificazione di quanto si troverà nell’articolo integrale.
Le stagioni polliniche delle specie arboree in particolare, ma anche di quelle erbacee, sono caratterizzate da un’alta variabilità intrinseca, tuttavia si possono sottolineare alcune differenze.
Per Alnus, pianta a fioritura invernale, si evidenzia una maggiore variabilità nella data di inizio stagione rispetto alle specie prettamente tardo primaverili o estive, con un range (intervallo) di variabilità superiore al mese, mentre Betula e Castanea, hanno una variabilità di circa 20 giorni.
Per quel che riguarda la fine della stagione si segnala, in particolare, la presenza di un dato anomalo per Alnus, dovuto ad un episodio di fioritura precoce ed isolata nel dicembre 2015 (Grafico della stagione pollinica), indotta con ogni probabilità dalle temperature miti del periodo, successivamente interrottasi con il ritorno del freddo. Si può ipotizzare che Alnus non fosse ancora entrato nella fase di endormienza, nella quale le specie vegetali non sono sensibili agli stimoli esterni.
Per Betula e Castanea, il range di variabilità nella data di fine stagione è molto più ridotto. Lo stesso discorso vale per la durata della stagione pollinica, che per Betula è di circa 37 giorni in media, in linea con quanto riportato da altri studi.
Per quel che riguarda le Gramineae, la data di inizio fioritura appare abbastanza costante con un range di 28 giorni, mentre molto più variabile è la durata della stagione, con un range di 73 giorni.
Osservando i grafici, non si evidenziano tendenze particolari nell’andamento dei vari indicatori della stagione pollinica, tranne che per la data di fine stagione nel caso delle Gramineae.
Le elaborazioni statistiche, necessarie per comprendere meglio l’entità delle variazioni rilevate, faranno parte di un’altra pubblicazione.
A cura di M. Francesca Borney e Nicole Martinet