L’Istituto superiore di sanità (ISS) ha pubblicato il rapporto “Indicazioni ad interim sulla gestione dei fanghi di depurazione per la prevenzione della diffusione del virus SARS-CoV-2“, destinato ai gestori del servizio idrico integrato, inclusi gli operatori degli impianti di depurazione, e alle autorità ambientali e sanitarie che operano sul territorio nazionale.
Il documento descrive le modalità operative per la gestione dei fanghi di depurazione, fornendo precise raccomandazioni su recupero, smaltimento, trattamento o riutilizzo, nel rispetto della normativa di riferimento e limitatamente alle circostanze contingenti legate all’emergenza COVID-19.
Rapporto-ISS-COVID-19-n.-9-fanghiLe linee di indirizzo condivise dall’ISS riportano, in sintesi, le seguenti raccomandazioni per:
- compostaggio e digestione anaerobica: tempi e temperature di trattamento rendono irrilevante il rischio di trasmissione del Coronavirus;
- incenerimento e disidratazione termica: condizioni e temperature di trattamento rendono irrilevante il rischio di trasmissione del virus;
- smaltimento in discarica: la collocazione in discarica, cioè a giacimento controllato, va effettuata nel rigoroso rispetto delle norme di buona tecnica e di igiene e sanità pubblica all’interno degli impianti e in tutte le fasi di conferimento e utilizzo dei fanghi. In particolare, la raccolta dei fanghi presso gli impianti di depurazione deve avvenire con mezzi meccanici idonei e nel rispetto delle condizioni igieniche per gli addetti a tali operazioni e per l’ambiente, evitando la formazione di aerosol e polveri; il trasporto dei fanghi deve essere effettuato con mezzi idonei ad evitare ogni dispersione durante il trasferimento ed a garantire la massima sicurezza da punto di vista igienico sanitario;
- riutilizzo in agricoltura: i fanghi devono essere applicati in linea con le buone pratiche agricole. Per procedere a tale pratica deve essere assicurato il trattamento di stabilizzazione con calce, acido solforico, ammoniaca, soda o una combinazione di questi, digestione anaerobica (mesofila e termofila) o aerobica (mesofila e termofila), la disidratazione termica, l’idrolisi termica con temperatura superiore a 100°C per almeno 20 minuti, la pastorizzazione del fango liquido per un minimo di 30 minuti a 70°C o comunque deve essere garantito un tempo minimo di ritenzione (comprensivo di tempi di trattamenti e stoccaggio) del fango prima dell’utilizzo in funzione delle temperature di trattamento e stoccaggio, in accordo alla formula riportata in Allegato18, assicurando che i fanghi da riutilizzare non siano integrati o miscelati con fanghi trattati che non assicurino le condizioni di ritenzione in impianto come sopra stabilito.
Possono inoltre considerarsi igienizzati fanghi che provengano da impianti di depurazione operanti a ossidazione prolungata in assenza di trattamento primario con tempi di permanenza del refluo nella vasca di ossidazione di almeno 24 ore e tempi di permanenza dei fanghi di almeno 15 giorni e concentrazione di solidi volatili nei fanghi di supero inferiore al 60% dei solidi totali.
L’ISS evidenzia infine l’opportunità di potenziare i controlli su eventuali smaltimenti illeciti di acque reflue o fanghi non trattati in impianti di depurazione che, anche tramite la contaminazione di falde sotterranee o superficiali, potrebbero determinare un’esposizione umana a matrici potenzialmente infette dal virus.
Recentemente ISS ha anche pubblicato un altro documento su tematiche vicine: “Indicazioni ad interim su acqua e servizi igienici in relazione alla diffusione del virus SARS-CoV-2. Versione del 7 aprile 2020”
Visto i problemi che hanno causato le modalità di riutilizzo dei fanghi provenienti dagli impianti di depurazione anche in tempi senza Cov19 mi sembra indispensabile sottoporli ad un idoneo processo di incenerimento.