A seguito degli incendi sviluppatisi intorno alla ex centrale nucleare di Chernobyl dai primi giorni di aprile, si sono diffusi nella zona livelli molto bassi di radioattività. La rete di monitoraggio europea, di cui fanno parte le agenzie ambientali italiane, con il coordinamento tecnico dell’Istituto Nazionale per la Sicurezza e la Radioprotezione (ISIN), conferma che in Italia non sono stati rilevati valori anomali.
L’incendio nei boschi intorno a Chernobyl
Secondo quanto comunicato dalle autorità ucraine, gli incendi che dallo scorso 4 aprile hanno interessato vaste aree boschive comprese nell’area di “esclusione” che si estende fino a 30 km intorno alla Centrale Nucleare di Chernobyl, sono stati estinti e le squadre di intervento operano sui residui ardenti degli incendi. Tuttavia, nel pomeriggio di giovedì 16 aprile, forti raffiche di vento hanno ostacolato le operazioni e, nella Zona di Esclusione, sono comparsi tre nuovi focolai composti essenzialmente da brace e tizzoni ardenti, che non hanno comunque destato particolari preoccupazioni.
Il deciso miglioramento della situazione degli incendi nella Zona di Esclusione è riscontrabile anche dalle mappe ricavate dal sito NASA-FIRMS.
Anche l’ESA (Agenzia spaziale europea) ha messo a disposizione le mappe con l’andamento degli incendi.
La radioattività rilevata in Ucraina
In tutto questo periodo, poiché in queste aree persistono situazioni di contaminazione importante, nelle zone limitrofe a Chernobyl sono stati rilevati valori anomali di radioattività dovuti alla risospensione in aria di particelle contaminate da cesio 137.
Secondo quanto riportato dall’ISIN, nella città di Kiev, le concentrazioni misurate più elevate di Cesio-137, il radioisotopo presente nell’ecosistema in quantità maggiori e con maggiori caratteristiche di volatilità, si sono mantenute a livelli molto bassi, quasi sempre inferiori a 1 mBq/m3 che, se paragonato con il fondo usuale di circa 6 microBq/m3, costituisce comunque l’evidenza del passaggio di aria contaminata, sebbene in maniera lieve.
Tali concentrazioni, anche nelle ipotesi più cautelative che si possono formulare (ad es., persistenza della concentrazione massima per l’intera durata degli incendi, presenza anche dello Stronzio-90, l’altro radioisotopo presente nell’ambiente a seguito dell’incidente di Chernobyl) risultano diverse decine di migliaia di volte inferiori al limite di dose previsto per la popolazione: non costituiscono pertanto un pericolo per la salute e non hanno alcuna rilevanza radiologica.
La previsioni per la diffusione in Europa
Le previsioni eseguite dall’ISIN della diffusione delle masse d’aria contenenti radioattività e provenienti dall’Ucraina, nell’indicare il possibile interessamento di buona parte del territorio europeo, stimano che i livelli di concentrazione di Cesio-137 attesi nel particolato atmosferico non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista radiologico e sono tali da non costituire alcun rischio di tipo sanitario per l’uomo e impatto sull’ambiente.
A tali conclusioni era già giunto uno studio pubblicato in questi giorni dall’IRSN, l’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare francese dove, tra le altre cose, si riportano i risultati dei modelli che simulano l’andamento della concentrazione della radioattività nell’aria nella sua evoluzione nella regione europea. Nello studio si afferma che una parte rilevante del territorio europeo possa essere stata interessata dal passaggio delle masse d’aria che provengono dalla zona degli incendi.
Il monitoraggio a cura della Rete RESORAD in Italia
Ad oggi, nessun valore anomalo di radioattività riconducibile agli eventi in questione, è stato misurato dai Laboratori delle Agenzie regionali (ARPA) e delle Province autonome (APPA) per la protezione dell’ambiente e degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, che costituiscono la Rete nazionale di Sorveglianza della Radioattività Ambientale, Rete RESORAD a cui, con il coordinamento tecnico dell’ISIN, è affidato il compito di controllare l’eventuale presenza di livelli anomali della radioattività nell’ambiente.
Ad esempio, il Centro regionale radioprotezione di Arpa Lombardia ha confermato che, dall’inizio del mese di aprile, tutte le analisi svolte sul particolato atmosferico attraverso strumenti di alta sensibilità hanno sempre restituito un quadro rassicurante, non rilevando in alcun caso valori anomali di radioattività. I controlli radiometrici, attivi dal 1988, sono effettuati in maniera continua e proseguono costantemente, in contemporanea e in linea con tutte le strutture nazionali e internazionali.
Da evidenziare che le concentrazioni di Cesio-137 stimate dai modelli matematici sono talmente basse (quindi, si ribadisce, del tutto irrilevanti per la salute) che riuscire a misurarle può rappresentare un compito arduo anche per i sofisticati strumenti ad alta sensibilità di cui i laboratori della Rete RESORAD sono dotati.