Intervista a Giancarlo Marchetti, direttore generale di Arpa Marche. Continuiamo con lui il “giro d’Italia” con i direttori generali delle agenzie ambientali che compongono il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente per capire da loro come stanno affrontando l’attuale periodo di crisi e come pensano di poter contribuire ad uscirne in una logica di “transizione ecologica”, come sempre più spesso si legge nei documenti ufficiali.
Il Paese sta affrontando una crisi sanitaria, e sociale ed economica con pochi precedenti, ma al contempo sta lavorando per uscirne e costruire una prospettiva di ripartenza. In quale modo il SNPA può dare il proprio contributo perché questa ripartenza sia nel segno dell’ambiente?
Winston Churchill, politico e stratega del secolo scorso, soleva ricordare che, se serve coraggio per alzarsi e parlare, ne serve forse di più per sedersi e ascoltare. In questo tempo così travagliato, così schiacciato tra le urgenze cui la pandemia ci ha messo di fronte, ecco che non possiamo perdere l’occasione di “ascoltare” il cambiamento che inevitabilmente attraverserà tutto il pianeta, coglierne il significato più profondo e lavorare per ritrovare, anch’esso rinnovato, il senso del “valore”, che per noi vuol dire generare “valore pubblico”.
Penso che il SNPA abbia di fronte a sé questo impegno: dare sempre più concretezza alla propria mission, tradurla in azioni sempre più incisive, forte delle competenze che le donne e gli uomini che ne costituiscono l’ossatura spendono con determinazione e caparbietà, continuando a fare del proprio lavoro un imperativo etico capace di attrarre energie, risorse, partecipazione.
Penso, nel contempo, all’universo dei giovani, che un recente sondaggio ha rivelato essere per ben il 96% preoccupati per la salute del pianeta; di questi, il 54% si dichiara pessimista non vedendo soluzioni nell’immediato. È soprattutto a questi giovani che il SNPA deve guardare per costruire insieme a loro un futuro prossimo contrassegnato da quel valore cui accennavo; saperli coinvolgere, accogliere le loro idee e l’innovazione che li contraddistinguono per costruire un atteggiamento di attenzione e rispetto alla questione ambientale; è questo un percorso che non possiamo ignorare e che davvero può portare il Sistema a traguardi sempre più urgenti e ineludibili.
Per fare questo occorrono competenza, autorevolezza e fiducia nel proprio ruolo e nelle proprie capacità, tutte qualità che certo non mancano al SNPA, ma che occorre ottimizzare e valorizzare per ottenere quel credito che il Sistema tutto, i suoi valori, le sue capacità e la sua missione meritano.
Dare quindi risposte adeguate al Sistema Paese per la ripartenza, equivale a contribuire alla crescita sostenibile dell’economia industriale, in un’ottica di rispetto dei principi dettati dalla Unione europea con il “New Green Deal”, anche attraverso processi formativi e informativi alle nostre Imprese e pronti a sostenere innovazione green.
Il principio di terzietà che contraddistingue il nostro lavoro quotidiano e le capacità tecniche dei nostri splendidi operatori di adoperarsi per disseminare tali valori devono però essere riconosciuti nelle varie sedi istituzionali con chiarezza e determinazione. Quindi è necessario un deciso cambio di passo rispetto a quanto sinora esercitato in merito all’attuazione della Legge 132/2016 che istituisce il SNPA, rimasta una legge che, sebbene approvata all’unanimità da Parlamento, è tuttora completamente disattesa nella decretazione attuativa.
Se la ripartenza del Paese deve essere nel segno dell’ambiente, quali potrebbero essere i problemi che ancora impediscono il consolidamento di un forte Sistema nazionale di protezione ambientale, da affrontare e risolvere una volta per tutte?
Restando in tema di citazioni, Italo Calvino scriveva che “di una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. Il Sistema, abbiamo detto, deve essere quella città, capace di dare le risposte che servono nel momento in cui servono. Ed è persino inutile ricordare che il momento è questo, è sempre questo, in una dimensione di “tempo reale” ormai imprescindibile. Lo abbiamo sperimentato e lo sperimentiamo continuamente.
Per fare questo, per essere quella città, occorre di quella stessa città acquisire i caratteri distintivi: risorse, strumenti, persone che la abitino e la mantengano viva, vie di comunicazione adeguate affinché tutto possa muoversi armonicamente, ed infine anche la capacità di abbandonare la stessa propria storia per progettare il futuro.
E, spiace dirlo, l’universo della pubblica amministrazione, nel quale operiamo, non sempre sa o può reagire a queste sollecitazioni.
Occorre separarsi da provincialismi e campanilismi per avere un approccio che non guardi, pur riconoscendone le specificità, soltanto ai singoli territori, ma che sappia portare con forza il tema ambientale al centro dell’agenda dell’intero “Sistema Paese”. Affinché il nostro ruolo si esplichi in tutta la sua potenzialità, occorre attuare in fretta, concretizzare al più presto, tutti i princìpi espressi dalla Legge istitutiva, a partire da quel fine di “assicurare omogeneità ed efficacia all’esercizio dell’azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica”. L’approvazione del Catalogo Nazionale dei Servizi e delle Prestazioni del SNPA è certo stata, in questo senso, una pietra miliare nel cammino del Sistema, e ancor di più, ci auguriamo quanto prima, l’approvazione dei LEPTA, che finalmente potranno dare forma all’omogeneità delle prestazioni richiamata all’art. 1 della Legge.
Una forma, però, che ciascuno per la propria parte dovrà riempire di contenuto: noi siamo pronti ad assicurare il nostro contributo di esperienza, rigore, terzietà, professionalità e apertura all’innovazione, ma non potremo farlo al meglio senza le risorse adeguate, siano esse finanziarie, strumentali e umane. Ma soprattutto direi che è necessario che il Parlamento esprima la “Visione” del Sistema Paese che intenderà realizzare.
Decenni di politiche di tagli ai bilanci e alla ricerca, di blocco delle assunzioni, di mancati investimenti sulla formazione delle persone e sull’ammodernamento degli strumenti pesano ormai come macigni sull’idea di un futuro che ci veda protagonisti, interlocutori autorevoli di tutti i nostri numerosi stakeholder.
Più risorse, meno burocrazia, più investimenti anche di breve e medio periodo sono oggi più che mai necessari per dare al Sistema delle Agenzie Ambientali quel carattere di equità e omogeneizzazione in seno al quale soltanto, lontano dal rischio dell’appiattimento, il “sistema a rete” e la sua vocazione di sussidiarietà potrà trovare pieno compimento.
Dobbiamo poi dare ai nostri impagabili operatori anche una chiarezza contrattuale, che sia il più possibile adeguata alle esigenze degli stessi e che invece non trova un appropriato riconoscimento giuridico delle varie professionalità presenti nel Sistema. L’evoluzione tecnica nel corso di questi vent’anni di esistenza delle Agenzie, in grado di rispondere pienamente alle richieste del Paese, è stata molto più veloce rispetto alla capacità di adeguamento delle norme contrattuali di riferimento.
Sulla base di condizioni di rinnovata forza e autonomia il SNPA può svolgere un ruolo importante nello scenario che si sta profilando in Italia e in Europa?
Ci sono alcuni nodi importanti da sciogliere che, se risolti, potrebbero davvero favorire un ruolo importante e positivo del SNPA nella ripresa. Uno di questi è costituito dalla complessità dei rapporti fra gli attori del sistema.
Immaginiamo un quadrilatero con ai quattro vertici Ministero dell’Ambiente, Regioni, ISPRA e Agenzie. Ci sono rapporti diretti lungo i quattro lati, rispettivamente tra Ministero e Regioni per l’attuazione delle politiche ambientali, Ministero e ISPRA quale organo tecnico di riferimento, lo stesso simmetricamente tra Regioni e ARPA e tra ISPRA e ARPA come coordinamento delle attività tecniche. Oltre questi quattro rapporti lineari esistono una serie di rapporti tra le diagonali e addirittura triangolari che non aiutano a fare chiarezza: il Ministero che dialoga direttamente con le ARPA, (vedi ad esempio Marine Strategy o verifiche ottemperanza VIA), ISPRA che dialoga con Regioni e Agenzie (ad esempio Servizio Geologico e Servizi Tecnici ), rapporti Ministero – ISPRA – Arpa scavalcando le Regioni (es. end of waste, danno ambientale, Fonti Energetiche Rinnovabili e LEPTA) ecc.
Sono, queste, tutte questioni che rendono complessa l’attività delle Agenzie, incidendo sulla necessità di chiarezza in merito a compiti e funzioni e di certezza dei finanziamenti necessari per attuare, oltre alle prestazioni ricomprese nell’assetto normativo nazionale, anche quelle oggetto di interlocuzioni privilegiate con le Regioni e rese nei rispettivi territori.
Questa complessità, propria di un sistema a rete, cioè nel quale le esigenze nazionali e quelle regionali si integrano e sono risolte collaborando fruttuosamente, anche se con qualche difficoltà, non può essere semplificata perché insita nella natura del modello federalista all’origine dell’istituzione del SNPA, che costituisce una soluzione intermedia fra le tendenze centraliste (un’unica Agenzia nazionale) e quelle di decentramento completo (venti agenzie regionali, senza alcuna forma di coordinamento e integrazione).
Ma per funzionare bene occorrono interventi migliorativi per i quali non necessariamente servono modifiche legislative. Ad esempio, per la chiarezza dei rapporti, sarebbe utile istituire un tavolo tecnico permanente, nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, composto anche da rappresentanti di ISPRA e di tutte le Agenzie ambientali, che potrebbe costituire l’interfaccia del tavolo tecnico dei rappresentanti delle Regioni e del Ministero, un luogo istituzionalizzato dove ciascuno possa portare le proprie esperienze ed il proprio punto di vista. In questo modo, probabilmente, si potrebbero valutare preventivamente gli impatti delle proposte di norme riguardanti il Sistema e, finalmente, proporre l’adozione di quelle Linee Guida, regolamenti e quant’altro approvati dal Sistema e che mai si sono tramutati in provvedimenti normativi che sarebbero decisamente utili per le nostre attività quotidiane.
Un secondo aspetto, strettamente connesso con la prospettiva di ripresa, riguarda invece proprio l’approccio che come Sistema e singole Agenzie abbiamo nei confronti delle Imprese. Il SNPA può e deve svolgere una tipologia di controllo ambientale che è diversa da quella svolta dalle Forze di Polizia, come ad esempio il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e i Carabinieri forestali. Noi possiamo avere un ruolo importante nel campo della prevenzione, svolgendo azioni sistematiche di formazione/informazione nei confronti delle Imprese, informandole sulle loro responsabilità e su cosa ci si aspetta rispetto alle non semplici normative ambientali, spiegando cosa devono fare per essere conformi ad esse, in una logica di trasparenza.
Nel SNPA abbiamo, in tema di controllo ambientale, competenze tecnico-scientifiche che altri non hanno, abbiamo esperienze sul campo non indifferenti e dobbiamo metterle a disposizione delle categorie economiche per favorire comportamenti corretti.
Ad esempio, una decina di anni fa, quando svolgevo le funzioni di Direttore Tecnico in Arpa Umbria, realizzammo una serie di schede informative per tipologia produttiva (es. Imprese soggette ad AIA, a VIA, frantoi, allevamenti zootecnici, ecc.) nelle quali fornivamo indicazioni puntuali sugli aspetti che sarebbero stati oggetto di controllo corredate da vere e proprie “schede di autovalutazione” per verificare i problemi da affrontare. In quel modo mettevamo a disposizione di tutti un supporto indiretto alle categorie.
Fermi restando gli aspetti sanzionatori e “repressivi”, qualora se ne verifichino le condizioni, sono convinto che con azioni sistematiche di formazione/informazione di questo genere, si possa incidere notevolmente in termini preventivi, riportando nella conformità alle norme ambientali molti soggetti che magari sbagliano non per dolo ma per non conoscenza o superficialità.
Ecco, nel prossimo Programma triennale delle attività del SNPA, a mio avviso, dovrebbe trovare spazio una task force che producesse materiali di questo tipo per i singoli comparti produttivi, per gli aspetti validi su tutto il territorio nazionale, da pubblicare sul sito Web del Sistema, proprio come servizio per le Imprese.
Un terzo aspetto che vorrei segnalare è quello della valorizzazione del “sistema a rete” SNPA, di cui ancora non stiamo sfruttando le grandi potenzialità e opportunità. In una rete organizzativa ci sono dei “nodi”, nel nostro caso le singole Agenzie, che nelle proprie attività/esperienze possono realizzare delle “buone pratiche” riproducibili altrove. Posso ricordare, nel nostro caso, l’esperienza di Odor.net per il monitoraggio delle maleodoranze, una App realizzata per l’attivazione automatica, con il contributo dei cittadini, di sistemi di campionamento delle emissioni, che può ben rappresentare un esempio di “buona pratica” che Arpa Marche mette a disposizione di tutte le Agenzie. E in questo modo un’esperienza singola può essere messa a sistema e diventare patrimonio comune. Se impareremo ad operare in una logica di questo genere, senza per forza ogni volta dover scoprire “l’acqua calda”, faremo senz’altro fare un salto di qualità al nostro Sistema nazionale a rete.
Intervista a cura di Marco Talluri, coordinatore della redazione di AmbienteInforma e Thomas Valerio Simeoni, Arpa Marche