ARPA Toscana determina la qualità delle acque superficiali utilizzando come bioindicatori gli organismi acquatici quali macroinvertebrati, macrofite, diatomee e fauna ittica. Per quanto riguarda quest’ultimo indicatore, l’Agenzia ha avviato i primi campionamenti a livello sperimentale nel 2020, nell’ambito di uno specifico Accordo tra Regione Toscana e Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Firenze – e successivamente con la collaborazione del Sistema Museale di Ateneo (Museo di Storia Naturale – Sezione Zoologia – Sede La Specola) – che si è concluso nel 2022.
Nel 2020 sono stati campionati 25 corpi idrici e nel 2022 altri 20, grazie al rinnovo dell’accordo di cui sopra. Inoltre nel 2022, su specifica richiesta dalla Regione Toscana, è stata studiata la comunità ittica anche in 4 laghi/invasi.
Nel 2023 gli operatori ARPA Toscana, con il coinvolgimento del Settore Mare, hanno applicato in autonomia l’indice NISECI su 6 corpi idrici. Nel contempo, a livello amministrativo, l’Agenzia ha stipulato una convenzione con il Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Firenze al fine di concordare tre anni di attività collaborativa per approfondire vari aspetti relativi allo studio della popolazione ittica nei corsi d’acqua oggetto della rete di monitoraggio ambientale dell’Agenzia.
All’inizio dell’estate 2024 si sono conclusi i campionamenti su 10 corpi idrici, i cui risultati sono attualmente in elaborazione.
I corsi interessati dal monitoraggio
I corsi fino ad ora interessati dai campionamenti sono indicati nella tabella a seguire, in cui si riporta il valore numerico e il giudizio di qualità dello specifico monitoraggio.
I corpi idrici su cui studiare la popolazione ittica sono gli stessi individuati per il monitoraggio ambientale; la priorità di applicazione nei primi anni di sperimentazione ricade su quei torrenti o fiumi, comunque sempre guadabili, con minori pressioni antropiche, dove è presumibile aspettarsi una popolazione più ricca di specie.
Pur trattandosi di circa un quarto dei corpi idrici della rete di monitoraggio regionale, si osserva come la percentuale più elevata (il 35%) riporti una qualità sufficiente, seguito da un 12% rispettivamente di qualità scarsa e qualità cattiva, per cui, in sintesi, il 59% dei torrenti esaminati non raggiunge l’obiettivo di qualità buono richiesto dalle norme nazionali e comunitarie.
Vari possono essere i motivi della qualità non buona:
- presenza di specie alloctone che compromettono la struttura della comunità di fauna ittica fluviale,
- disomogeneità della taglia degli individui studiati (tecnica elettrostorditore) che è indice di una comunità non ben strutturata e quindi non in perfetta salute,
- eccessivo sforzo di pesca,
- introduzione di avannotti a scopo sportivo,
- presenza di un habitat fluviale abbastanza lontano dalla naturalità che molte specie ittiche privilegerebbero,
- presenza di sostanze chimiche esogene.
Come gli altri indici biologici, anche il NISECI viene calcolato in relazione alla comunità di riferimento o attesa o originaria; utilizza infatti come principale criterio per la valutazione dello stato ecologico di un determinato corso d’acqua la naturalità della comunità ittica e la condizione biologica delle popolazioni presenti, in termini di abbondanza e struttura tali da garantire la capacità di riprodursi ed avere normali dinamiche ecologico-evolutive.
Dalla distribuzione dei risultati emerge anche una percentuale del 12% di casi in cui l’indice non è applicabile. La non applicabilità si riferisce a situazioni di secca oppure più spesso ad ambienti fluviali in cui è presente un’unica specie ittica.
La finalità dell’indice è di evidenziare l’aspetto conservazionistico e naturalistico, mettendo in risalto situazioni dove ancora la fauna ittica è quella “originaria” ovvero “attesa” nella definizione usata dall’indice stesso che intende così fare riferimento alla completezza della composizione in specie indigene attese in relazione al quadro zoogeografico ed ecologico. Tuttavia il numero delle specie originarie è piuttosto basso nell’area indagata e distribuito in modo frammentato in relazione al tipo di orografia e al carattere torrentizio dei nostri corsi d’acqua e quindi l’Indice NISECI rischia di sottovalutare situazioni di pregio che sono sicuramente presenti ma che non vengono affatto valorizzate dal metodo. Nel caso di comunità monospecifiche la logica dell’Indice di considerare la ricchezza in specie della comunità ittica come aumento del valore si scontra con la realtà di molti corsi d’acqua appenninici che spesso, quando non vi sono state immissioni di trote, sono costituiti da popolazioni di soli Vaironi oppure unicamente di Scazzoni, ma non per questo non rappresentano una realtà naturalistica di pregio: un esempio sono i corsi come il Fosso del Cadone o quello del Torrente Sestaione.
Studio popolazione ittica lacustre
Per lo studio della popolazione ittica lacustre non esiste un vero e proprio indice, per cui il monitoraggio, che è molto impegnativo (almeno 2 giorni di campionamento con elettropesca e reti) e molto invasivo sulla stessa popolazione di pesce, si conclude con una descrizione relativa al pescato e alle sue caratteristiche.
Corpo idrico lacustre | Data campionamenti | Caratteristiche pescato |
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Invaso Bilancino | 27-28 aprile 2022 | Catturati 306 individui per un totale di 79,86 kg, appartenenti a 11 specie biologiche. La maggior parte delle specie ittiche presenti è alloctona per il distretto Tosco-Laziale e risulta essere in grado di riprodursi (presenza di esemplari adulti accanto a giovani e giovanissimi nelle catture). |
Lago Montepulciano | 19-20 maggio 2022 | Catturati 828 individui per un totale di circa 88 kg, appartenenti a 9 specie biologiche. La totalità delle specie ittiche catturate è alloctona per il distretto Tosco-Laziale. |
Lago di Chiusi | 14-15 giugno 2022 | Catturati 577 individui per un totale di circa 44,8 kg, appartenenti a 11 specie biologiche. La totalità delle specie ittiche catturate è alloctona per il distretto Tosco-Laziale. |
Lago di Montedoglio | La caratterizzazione della fauna ittica è stata realizzata attraverso l’analisi delle schede di campo relative allo Studio Naturalistico Hyla Srl. di Tuoro sul Trasimeno (PG), su incarico dell’Ente Acque Umbre-Toscane di Arezzo “Caratterizzazione ittiofaunistica del Lago di Montedoglio (AR)” | Catturati 825 individui per un totale di circa 57,4 kg, appartenenti a 11 specie biologiche. Le specie alloctone sono la quasi totalità. |
Indice NISECI
Il metodo ufficiale per il monitoraggio della fauna ittica è stato approvato in Italia nel 2017 con il manuale Ispra-Snpa NISECI (Nuovo Indice dello Stato Ecologico delle Comunità Ittiche) e prevede complesse e specifiche modalità di campionamento ed analisi della struttura delle popolazioni ittiche. Il metodo prevede che l’applicazione sia possibile solo su corsi d’acqua guadabili, la cui lunghezza del tratto monitorato è standardizzata e fissata dai criteri descritti nel manuale. I pesci catturati vengono trattati con anestetico naturale. Terminato il tratto da campionare, si procede speditamente alla determinazione tassonomica di ogni individuo raccolto, alla misurazione di peso e lunghezza prima della reimmissione nel corso d’acqua.
Il protocollo da applicare sul campo è piuttosto complesso, lungo e oneroso, e obbliga al rilievo di misure dettagliate, alle doppie passate di campionamento, con la raccolta di tutti i dati individuali sui pesci, per descrivere la struttura di popolazione e distribuzione in classi di età.
È interessante notare che l’indice NISECI è l’unico indice richiesto dalla UE, nell’ambito del biomonitoraggio fluviale, che contiene al suo interno una metrica (subindice) per dare un “peso” alla presenza di specie alloctone, infatti le metriche che definiscono il calcolo complessivo del NISECI sono:
- x1 = metrica presenza/assenza di specie indigene
- x2 = metrica condizione biologica delle popolazioni di specie autoctone
- x3 = metrica presenza di specie aliene o ibridi, struttura delle relative popolazioni e rapporto numerico rispetto alle specie indigene
Questa evoluzione del NISECI è riconducibile alla sua emanazione più recente rispetto agli altri bioindicatori, in un periodo in cui la problematica delle specie alloctone sta diventando sempre più importante. Ovviamente anche gli altri bioindicatori (macroinvertebrati, macrofite, diatomee) dovranno in un futuro prossimo essere rivisti alla luce del ritrovamento di specie esotiche anche nei loro campionamenti.
Per quanto riguarda la metrica x3, la lista di riferimento presentata dal report conclusivo non vuole essere esaustiva e deve progressivamente allinearsi con il Regolamento UE 1143/2014, entrato in vigore in Italia con il DLgs 230/2017, che introduce una serie di disposizioni sulle specie esotiche invasive.
Si fa presente per per specie alloctona (sinonimi: esotica, aliena) si intende “una specie che non appartiene alla fauna o alla flora originaria di una determinata area geografica, ma che vi è giunta per l’intervento diretto – intenzionale o accidentale – dell’uomo”; per specie autoctona o indigena si intende invece “una specie naturalmente presente in una determinata area geografica nella quale si è originata o è giunta senza l’intervento diretto – intenzionale o accidentale – dell’uomo” (definizioni delle Linee guida Ispra 196/2022).
Per approfondimenti leggi i due report a cura di Annamaria Nocita, dell’Università degli Studi di Firenze, allegati al report ARPAT Monitoraggio ambientale dei corpi idrici superficiali: fiumi, laghi, acque di transizione – anno 2022
- Caratterizzazione, classificazione e tutela della fauna ittica della Toscana ai fini dell’integrazione del Piano di Tutela delle Acque, II fase – NISECI
- Caratterizzazione, classificazione e tutela della fauna ittica della Toscana ai fini dell’integrazione del Piano di Tutela delle Acque, II fase – laghi