Lo stato delle acque superficiali in Toscana nel 2023

In questa notizia forniamo un quadro sintetico dei dati relativi allo stato delle acque superficiali: fiumi, laghi, invasi e acque di transizione, in Toscana, nel 2023, anno intermedio del nuovo triennio di monitoraggio 2022-2024. Per questo, le informazioni ambientali riportate non possono essere considerate esaustive dello stato di “salute” delle acque superficiali nella nostra regione ma forniscono solo una rappresentazione parziale, che si completerà il prossimo anno con la fine del triennio di monitoraggio, dando luogo al set completo di dati.

I due periodi precedenti si riferiscono ai trienni 2016-2018 e 2019-2021 (sessennio 2016-2021)

Acque superficiali: fiumi

Il monitoraggio delle acque superficiali tende a determinare lo stato ecologico e quello chimico del corpo idrico.

Stato biologico

ARPAT determina la qualità delle acque superficiali utilizzando, come bioindicatori, gli organismi acquatici quali macroinvertebrati, macrofite, diatomee e fauna ittica. I campioni degli organismi citati, prelevati in alveo, vengono analizzati da ARPAT in laboratorio con utilizzo di microscopi. Successivamente, i dati ottenuti vengono elaborati con specifici software attraverso i quali l’elaborazione delle metriche di biodiversità e sensibilità/tolleranza porta alla definizione di una classe di qualità relativa a ciascun campionamento, espressa in 5 giudizi: elevata, buona, sufficiente, scarsa, cattiva.

Lo scorso anno, per lo stato ecologico sono stati controllati 58 punti di monitoraggio mentre per lo stato chimico, 120. In un numero limitato di corsi d’acqua, è stato campionato il biota, ricercando le sostanze pericolose negli organismi che occupano l’apice della catena alimentare in ecosistemi fluviali mentre nelle acque di transizione è stata aggiunta la matrice sedimento.

Gli esiti delle analisi effettuate sui campioni prelevati nell’anno 2023, hanno evidenziato quanto segue:

  • il 21,4%, pari a 15 fiumi, raggiunge lo stato ecologico buono,
  • il 42,9%, pari a 30 fiumi, si posiziona nella classe sufficiente
  • il 14,3%, pari a 10, si trova in classe di qualità scarso
  • il 4,3%, corrispondente a 3 corsi d’acqua, ricade in classe cattiva.

La maggior parte dei corsi d’acqua è in stato sufficiente, nessun punto risulta in qualità elevata.

I bioindicatori più sensibili risultano i macroinvertebrati e le macrofite, mentre lo studio delle diatomee riporta un quadro migliore in cui è assente la qualità peggiore e presente, in percentuale molto elevata, la qualità migliore che non contribuisce, però, allo stato ecologico per la regola che è “il peggiore indicatore a definire lo stato ecologico”.

Stato chimico

Lo stato chimico è buono per il 62% dei fiumi oggetto di monitoraggio e non buono per il restante 38%. Per definire lo stato chimico “non buono” è sufficiente che un solo parametro riporti una concentrazione media annua maggiore dello standard di qualità previsto dalla Tab. 1A del D.Lgs 152/06, Allegato 1 parte III, oppure, che un singolo campione superi la Concentrazione Massima Ammissibile (CMA) riportata nel sopracitato allegato.

PFOS (acido perfluoroottansolfonico, unico della famiglia dei PFAS riscontrato nelle acque fluviali in concentrazioni superiori al livello normativo), nichel, mercurio, cadmio, benzo[a]pirene e tributilstagno sono tra i parametri la cui media annuale ha determinato il superamento dello standard di qualità, definendo lo stato chimico non buono.

Acque superficiali: laghi e invasi

Nel 2023, il personale ha controllato 7 punti facenti parte della rete delle acque di transizione al fine di definire sia per lo stato ecologico che per lo stato chimico.

Con riferimento allo stato ecologico, nel 2023, possiamo affermare che tutti i punti monitorati raggiungono uno stato ecologico sufficiente. Il lago di Chiusi fa eccezione, in quanto l’indice fitoplantonico porta la qualità ecologica in classe scarsa.

Per quanto riguarda, invece, lo stato chimico risulta buono nell’80% dei punti monitorati, negli altri si riscontra il superamento di alcuni parametri, tra cui alcuni metalli pesanti ed in un unico caso il Pfos. 

Acque di transizione

Le acque di transizione comprendono le foci dei principiali fiumi della regione soggetti ad intrusione salina e le lagune costiere con caratteristiche tipiche delle zone umide. Gli indici biologici applicati a queste aree sono quelli del monitoraggio marino anche se per il lago di Burano, la Diaccia Botrona, la laguna di Orbetello, che sono zone umide, questi indici di biomonitoraggio risultano difficilmente applicabili; a queste realtà, infatti, non risultano adattabili né i bioindicatori delle acque marine né quelli delle acque fluviali. Per questo, nel monitoraggio delle acque di transizione, ARPAT dispone di un profilo parziale di parametri e lo stato ecologico è determinato con un numero inferiore di indici.

Nel 2023, la qualità ecologica è risultata sufficiente su tutti i corpi monitorati. Per quanto riguarda lo stato chimico, analizzato su tre matrici: acqua, sedimento e biota in modo separato, il quadro che emerge è il seguente:

  • nella matrice acqua si rileva la presenza di Pfos in 4 punti monitorati;
  • nei sedimenti solo un punto monitorato risulta buono mentre gli altri risultano “non buono” per superamento dei limiti per i metalli ed alcuni pesticidi
  • nel biota, il risultato è non buono per superamento dei limiti per il mercurio.

Riflessioni conclusive

L’Agenzia ritiene utile sottolineare la necessità di una revisione della Delibera di Giunta della Regione Toscana (DGRT) 847/13, che disciplina l’attività di monitoraggio delle acque superficiali.

Negli ultimi dieci anni, infatti, le condizioni degli habitat fluviali, lacustri e di transizione si stanno progressivamente modificando e questo rende sempre più difficoltoso campionare nei punti indicati dalla Delibera regionale sopra richiamata. Il cambiamento del territorio è da attribuire sia a cause naturali che ad effetti antropici, quali il cambiamento del clima e gli sconvolgimenti dell’assetto geomorfologico nella maggior parte dei torrenti e fiumi della regione.

Ciò comporta la necessità, per chi esegue i campionamenti, di spostarsi sul territorio per ricercare punti di accesso all’alveo che risultino in sicurezza e al contempo rappresentativi dell’habitat da studiare. A tali difficoltà, negli ultimi anni, si sta aggiungendo il problema delle frequenti secche o delle situazioni di piene dovute al cambiamento climatico.

Per questo, negli ultimi mesi, è stato avviato un confronto con gli uffici regionali per revisionare la Delibera che individuerà i punti della nuova rete di monitoraggio, rendendola più idonea alle attività di campionamento chimico e biologico e rappresentativa dello stato di qualità ambientale.

Si auspica che l’anno 2025 sia quello in cui si attueranno, in via sperimentale, i monitoraggi con la nuova rete. Se così sarà, nel nuovo triennio, 2025-2027, il monitoraggio sarà fatto tenendo conto della nuova rete aggiornata.

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