Michelangelo lannone, direttore generale di Arpacal, ha preso parte alla tavola rotonda organizzata dall’Università della Calabria, nell’ambito del workshop internazionale “Trattamento delle acque reflue e recupero delle acque. Strategia per combattere la carenza idrica e la desertificazione” che si è svolto mercoledì 12 febbraio nell’ambito del progetto promosso dal Dipartimento di Ingegneria informatica, modellistica, elettronica e sistemistica (Dimes) con l’Istituto di ricerca del Cnr delle Tecnologie a membrana, Itm-Cnr.
Illustrando le Linee guida fornite dal Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (Snpa), dal titolo “Il riutilizzo delle acque reflue urbane da impianti di depurazione urbani: ricognizione sui controlli e quadro conoscitivo nazionale”, il direttore di Arpacal si è soffermato sull’importanza delle infrastrutture e dei controlli che le pratiche di riutilizzo delle acque reflue, in campo agricolo e industriale, richiedono.
Tenendo conto che la gestione integrata delle risorse idriche è una leva importante per massimizzare l’efficienza e adeguare i prelievi alla scarsità d’acqua, l’implementazione del riutilizzo delle acque reflue – ha spiegato Iannone – richiede interventi strutturali significativi che riguardano la necessità di ammodernare gli impianti di depurazione e di superare le criticità evidenti anche dal numero di procedure di infrazione legate alla depurazione delle acque reflue. Al fine di supportare la Regione Calabria nella volontà di garantire sicurezza nella gestione delle autorizzazioni previste dalla direttiva europea sul riutilizzo delle acque reflue, Iannone ha, inoltre, illustrato il potenziamento della strumentazione di controllo da parte dei servizi tecnici dell’agenzia.
Illustrando il contributo fornito da Arpacal al documento tecnico Snpa riguardo al riutilizzo delle acque reflue da impianti di depurazione urbani, Iannone ha portato in evidenza l’assenza di pratiche di questo tipo in Calabria precisando che, sulla base dei dati, la priorità è piuttosto quella di investire sull’efficienza della risorsa idrica richiamando l’attenzione sull’acqua, come bene naturale non perennemente reperibile.
Di qui l’esigenza di riconsiderare il recupero ed il riutilizzo delle acque reflue da impiegare opportunamente a seguito di avanzati processi di trattamento. Il tema già individuato nella normativa europea e nazionale porta al centro del sistema legislativo di settore attualmente in particolare evoluzione, la promozione e regolamentazione a livello regionale di una disciplina che stabilisca vincoli specifici nell’obiettivo di assicurare l’utilizzo sicuro delle acque “trattate” nel quadro di una “gestione integrata delle risorse idriche”, nonché di “economia circolare”.
Fino ad oggi, informa il direttore dell’agenzia, il riutilizzo delle acque reflue urbane in Calabria non ha trovato applicazione e solo in alcune regioni, in particolare lì dove già scarseggia la risorsa idrica per gli usi destinati al consumo umano oppure insistono attività produttive idro-esigenti, la materia del riutilizzo è stata disciplinata.
In conclusione, il direttore ha sottolineato l’importanza dei requisiti di qualità posti dalla normativa in vigore – Regolamento Ue 2020/741, in vigore dal 26 giugno 2023, che disciplina il riutilizzo irriguo dei reflui urbani – e che possono essere ampliati per preservare gli obiettivi di tutela ambientale.
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