Pubblicato il Rapporto interconfronto 2023-2024 sulla tassonomia delle diatomee bentoniche d’acqua dolce

Il rapporto “Interconfronto 2023-2024 sulla tassonomia delle diatomee bentoniche d’acqua dolce“, pubblicato da Ispra, riassume i risultati di un confronto interlaboratorio, condotto tra il 2023 ed il 2024, volto a valutare le prestazioni degli operatori delle Arpa/Appa nell’identificazione tassonomica delle diatomee bentoniche delle acque superficiali ed organizzato da Arpa Umbria, Università di Torino, Arpa Lombardia, Arpa Friuli Venezia Giulia, Cisba e Ispra, nell’ambito di una collaborazione pluriennale volta a garantire percorsi di qualità nei diversi campi di attività relativa al controllo e monitoraggio ambientale.

Per le acque tale monitoraggio è regolamentato dalla Direttiva 2000/60/CE, che stabilisce un quadro per la protezione e la gestione sostenibile delle acque superficiali in Europa, recepita in Italia dal DM 260/2010. In quest’ultimo vengono fornite le indicazioni specifiche sulle metodologie di campionamento e analisi dei corpi idrici fluviali, garantendo un approccio standardizzato sul territorio nazionale per la valutazione ecologica di queste acque tramite il monitoraggio degli elementi di qualità biologica (EQB) quali macroinvertebrati bentonici, fauna ittica, macrofite, e diatomee.

L’iniziativa si inserisce nel più ampio ambito delle attività di armonizzazione delle metodiche di monitoraggio biologico delle acque dolci superficiali, seguendo le direttive stabilite dalla Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE). Questa direttiva mira a garantire la protezione e il miglioramento dello stato ecologico dei corpi idrici all’interno dell’Unione Europea, rendendo fondamentale l’adozione di standard comuni e di procedure di monitoraggio coerenti tra gli Stati membri.

In particolare, le diatomee bentoniche rappresentano un bioindicatore fondamentale per la valutazione dello stato ecologico delle acque, grazie alla loro sensibilità ai cambiamenti ambientali, alla variabilità stagionale e alla loro capacità di riflettere la qualità del habitat acquatico. Tuttavia, la corretta identificazione e la classificazione delle diatomee è un processo complesso che può variare tra i diversi laboratori e operatori.

Il miglioramento della qualità dei dati, garantisce un allineamento alle best practices europee, e consente di ottenere informazioni più precise e utili per le decisioni politiche e la gestione delle risorse idriche. La Direttiva 2000/60/CE stabilisce infatti l’obbligo di monitorare lo stato ecologico dei corpi idrici attraverso l’utilizzo di bioindicatori, come le diatomee bentoniche, e l’adozione di metodologie che siano coerenti e replicabili.

L’interconfronto, pur essendo un processo tecnico, ha implicazioni dirette sulla gestione ambientale e sulla politica delle risorse idriche. L’approvazione di metodologie uniformi, supportata dalla validazione interlaboratorio, contribuisce a costruire una base solida per la protezione degli ecosistemi acquatici. Un corretto monitoraggio della qualità delle acque consente di identificare in anticipo fenomeni di inquinamento o di degrado, facilitando così l’adozione di misure correttive tempestive.

La collaborazione tra le diverse agenzie e istituzioni scientifiche, unita al rigoroso processo di confronto, non solo migliora la qualità dei dati raccolti, ma assicura anche che gli indicatori biologici utilizzati siano validi e affidabili. Ciò contribuirà a garantire una gestione più efficiente e sostenibile delle risorse idriche, rispettando gli standard e le normative europee in materia di ambiente.

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