In Campania 13mila ettari di boschi distrutti dalle fiamme da maggio a luglio 2017 (dati Legambiente-Copernicus). L’impegno dell’Arpa Campania per valutare gli effetti degli incendi.
Le fiamme non hanno dato tregua in Campania in tutto il periodo estivo. Secondo un dossier diffuso da Legambiente, gli incendi hanno distrutto nella regione 13.037 ettari totali di superfici boschive tra maggio e luglio. Una cifra molto alta, se si pensa che in tutto il 2016 sono andati in fumo in Campania poco più di 4mila ettari. Stando dunque ai dati diffusi dall’associazione ambientalista (basati sul sistema Copernicus della Commissione europea) Il 2017 si qualifica come un anno terribile per il patrimonio verde della regione.
In particolare, hanno pagato un prezzo elevato proprio le aree a elevato valore naturalistico. Fino al 6 agosto sono stati danneggiati dal fuoco 24 Siti di importanza comunitaria, 6 Zone di protezione speciale, 13 parchi o aree protette. La Campania è al secondo posto, dopo la Sicilia, per l’entità delle perdite nell’ambito delle risorse naturali protette.
Di questa estate resterà, purtroppo, l’immagine del Vesuvio avvolto in un’enorme colonna di fumo, come in un’eruzione. Qui gli incendi sono iniziati ai primi di luglio: nella settimana dal 10 al 16 la fase più acuta. Il 20 luglio, a fuoco ormai spento, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha riferito al Parlamento che le fiamme hanno interessato circa 1600 ettari sull’intero complesso vulcanico.
Spettrale, oggi, l’immagine delle pendici vesuviane che sembrano vestire già colori autunnali (la foto in basso, scattata in questi giorni, ritrae una porzione del monte Somma con alle spalle il cratere). Un articolo pubblicato nello scorso numero di Arpa Campania Ambiente racconta alcuni dettagli del patrimonio naturalistico distrutto: a morire tra le spire degli incendi, numerosi esemplari di pini marittimi e lecci, oltre a intere distese di ginestre, il fiore del Vesuvio che ispirò Giacomo Leopardi.
A fine luglio Silvana Pagliuca, ricercatrice dell’Isafom – Cnr, ha evidenziato che, con la vegetazione vesuviana duramente rimaneggiata, è aumentato il rischio di frane e alluvioni nella cintura di comuni intorno al cratere. Lo scorso 2 settembre la prima giornata di pioggia intensa, dopo mesi di siccità, non ha avuto fortunatamente conseguenze gravi nel Vesuviano.
Il disastro-incendi vesuviano ha probabilmente un’origine dolosa, secondo quanto è emerso finora dalle indagini. Le fiamme sono partite in punti distanti del Parco, in particolare da Ottaviano, Torre del Greco ed Ercolano, poi si sono unite in un fronte compatto dopo alcuni giorni. È possibile che si tratti di un concorso di varie iniziative incendiarie, con motivazioni diverse. Tra le ipotesi, il coinvolgimento di interessi legati allo spegnimento e alla riforestazione, azioni di ritorsione contro attività anti-abusivismo, attività di smaltimento illecito di rifiuti, o anche i gesti di singoli squilibrati.
Il 27 luglio è stato arrestato un giovane di Torre del Greco con l’accusa di aver provocato un incendio nei pressi della sua abitazione, utilizzando un banale accendino. Dieci giorni prima, un imprenditore ha perso la vita a Giugliano, in provincia di Napoli, precipitando dal tetto di un capannone nel corso di un incendio. Decine le abitazioni evacuate a luglio, nel Vesuviano, in Penisola sorrentina e persino nel quartiere napoletano di Posillipo.
Gli spettacolari incendi estivi hanno innescato il dibattito sull’adeguatezza delle forze di protezione civile. Nel giorno più nero della crisi, l’11 luglio, risultavano attivi circa centro roghi in Campania, con un dispiego di seicento addetti, tra vigili del fuoco, agenti di polizia, militari e personale di protezione civile. Solo dalla Campania, il Centro aereo unificato della protezione civile ha ricevuto oltre cento richieste di intervento in circa un mese, dal 15 giugno al 16 luglio, alle quali si è risposto, quasi sempre, con l’invio di Canadair. Dal 13 al 15 luglio in azione c’erano anche due Canadair inviati dalla Francia, risultati decisivi per domare le fiamme sul Vesuvio.
Arpac ha seguito gli effetti degli incendi estivi sia con la rete di monitoraggio della qualità dell’aria, che con i laboratori mobili, alcuni dei quali posizionati, nei giorni più critici, proprio nell’area vesuviana. Sul sito dell’Agenzia, nel corso dell’estate, sono stati pubblicati diversi report, in seguito all’emergenza-incendi sul Vesuvio, ma anche in conseguenza di altre situazioni. In particolare, l’Agenzia ha svolto una serie di controlli e monitoraggi a seguito di diversi incendi avvenuti in siti produttivi e depositi nel Casertano (ad esempio a Bellona, Marcianise, Pastorano).
Innumerevoli, del resto, le linee di fuoco di questa estate in Campania. Sempre a luglio, per circa due settimane è bruciata l’Oasi degli Astroni nell’area flegrea, alle porte di Napoli. Nella stima del responsabile Wwf dell’Oasi, Fabrizio Canonico, ben il 60% della riserva naturale risultava danneggiato dalle fiamme a fine mese. A fine agosto è toccato invece all’Oasi wwf di Persano, in provincia di Salerno: inceneriti salici, pioppi e ontani, a rischio la sopravvivenza di colonie di lontre.
A fine agosto, un incendio divampato nel campo rom di via Cupa Perillo, nella periferia nord di Napoli, ha indotto Arpac a posizionare un laboratorio mobile per valutare gli effetti del rogo. Il 31 agosto l’Agenzia ha diffuso una prima informativa con alcuni dati sulla qualità dell’aria nella zona interessata dall’incendio.
Arpac ha stimato (in base ai dati del ministero delle Politiche agricole e forestali) che da aprile a giugno le precipitazioni, nella regione, sono state il 50 percento meno abbondanti rispetto alla media storica. Si sono, in altre parole, dimezzate. D’altra parte i mesi successivi non hanno fatto registrare di meglio.
Sul sito del Centro meteorologico e climatologico dell’Agenzia è stata allestita una pagina da cui è possibile accedere a dati ed elaborazioni sul tema della siccità in Campania, prodotti anche da altri enti pubblici. Alcune di queste elaborazioni sono state diffuse in un articolo pubblicato dal notiziario del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, nell’edizione dello scorso 27 luglio.
Luigi Mosca – Arpa Campania – l.mosca@arpacampania.it