Per la sua valenza ed efficacia, il percorso innovativo intrapreso nei processi di bonifica, ambientalizzazione, riqualificazione e rigenerazione dell’area di Taranto può costituire un modello di riqualificazione di aree di elevata complessità esportabile anche all’estero.
Dall’articolo pubblicato in Ecoscienza 4/2017
Il territorio interessato dalle misure strutturali e non strutturali di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione ricade all’interno dell’arco ionico tarantino (figura 1) e comprende i comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola che risultano inseriti nella cosiddetta “area ad elevato rischio di crisi ambientale” (circa 560 kmq, popolazione residente di circa 266.900 abitanti, estensione costiera di circa 35 km).
L’area presenta, al proprio interno, zone di notevole pregio naturale (Gravine, Mar Piccolo), che convivono da decenni con insediamenti industriali (settori siderurgico, metallurgico ed energetico) e un imponente arsenale militare che rivestono un ruolo socio-economico rilevante, anche se concorrono inevitabilmente a immettere sostanze inquinanti nelle matrici ambientali (aria, acqua, suolo). Ne scaturisce una significativa pressione ambientale resa ancora più significativa dalla massiccia presenza di detrattori ambientali (cave e discariche abbandonate), inefficienza dei sistemi fognari e depurativi (foto 1), rilevante consumo di costa naturale, abbandono di rifiuti dispersi o ingombranti, incremento delle sostanze eutrofizzanti, sconvolgimento dell’idrodinamismo.
Per l’insieme di questi motivi, nel 2001 l’area è stata definita Sito di interesse nazionale di Taranto, terzo per estensione a livello italiano per quanto attiene la parte terra (4.380 ettari), primo se si aggiunge anche la parte mare (7.020 ettari).
Nel 2012, con il Dl 129, l’area di Taranto è stata, altresì, riconosciuta quale area in situazione di crisi industriale complessa ed è stata disposta la nomina di un Commissario straordinario per l’attuazione di alcuni interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione, nell’ambito di un protocollo d’intesa sottoscritto nel luglio del 2012 tra i ministeri interessati, la Regione e gli enti locali. Gli interventi di bonifica e risanamento ambientale previsti nel protocollo d’intesa riguardavano esclusivamente il quartiere Tamburi di Taranto (cinque scuole e il cimitero San Brunone), l’area portuale, il sito su cui è ubicato il piano di insediamenti produttivi del Comune di Statte e infine, il Primo Seno del Mar Piccolo (relativamente ai settori nei quali era stata riscontrata la presenza di sedimenti contaminati da Pcb).
Nel luglio 2014, l’attuazione di questi interventi è stata affidata, in qualità di Commissario straordinario, alla scrivente Vera Corbelli (Segretario generale del Distretto idrografico dell’Appennino meridionale) che, fin dall’inizio delle attività, ha evidenziato la necessità di integrare gli interventi programmati con una strategia di ampio respiro in grado di delineare lo “scenario complessivo delle pressioni ed impatti” e le conseguenti azioni di mitigazione da porre in essere nell’intera area di crisi ambientale e in quelle contermini. Questa nuova visione strategica ha visto la sua legittimazione nel decreto legge 1 del gennaio del 2015, a seguito del quale la bonifica e la riqualificazione della città e dell’area di crisi ambientale di Taranto hanno intrapreso un nuovo percorso in grado di coniugare la bonifica, ambientalizzazione, riqualificazione e rigenerazione dell’area con lo sviluppo e la crescita del territorio. In tale prospettiva sono stati coinvolti e hanno fornito il loro prezioso contributo le Università e gli enti di ricerca, le istituzioni interessate, le forze armate e di polizia, nonché le associazione di categoria, le parti sociali e altri portatori di interesse.
Nonostante la complessità di un processo così definito, nell’arco di tre anni si
sono raggiunti e si sono completati sia alcuni interventi prioritari (messa in sicurezza e riqualificazione dei cinque edifici scolastici del quartiere Tamburi, foto 2; ammodernamento della banchina di ormeggio del molo polisettoriale- porto), sia la progettazione (definitiva o esecutiva) dei restanti interventi prioritari: bonifica e riqualificazione del cimitero San Brunone, intervento di dragaggio di 2,3 milioni di metri cubi di sedimenti, nuova diga foranea, messa in sicurezza permanete della falda del Pip di Statte, messa in sicurezza di emergenza della falda del Pip di Statte… leggi l’articolo integrale (pdf)
Autori: Vera Corbelli1, Gennaro Capasso2
1. Commissario Straordinario per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto
2. Coordinatore Gruppo di lavoro