A distanza di un anno, Arpal torna su una rivista scientifica internazionale con un lavoro sulle analisi dei Pcb: allora si era trattata di una piccola rivoluzione sul metodo vero e proprio di analisi, oggi di un ulteriore approfondimento per rilevare anche le tracce più piccole.
L’ultimo “successo” uscito dal laboratorio dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure riguarda il mondo delle analisi dei Pcb, i policlorobifenili, una classe di sostanze tossiche molto stabili che tendono ad accumularsi nell’ambiente, ma anche nel corpo umano.
Tali sostanze, comprendenti 209 molecole differenti, nei casi più gravi hanno proprietà simili alla diossina.
Le miscele di PCB ad uso industriale sono liquide più o meno viscose in proporzione al tenore di cloro presente. Il loro ampio uso commerciale, nel passato, nasceva principalmente dalla loro elevata stabilità chimica, da cui la sostanziale non infiammabilità, e da utili proprietà fisiche quali l´essere degli isolanti termici ed elettrici. Non è insolito perciò trovarli nelle discariche.
L’articolo già dal titolo rende l’idea della complessità del tema affrontato: “Studio approfondito sulle proprietà chimico-fisiche dei policlorobifenili in uno spettrometro di massa a trappola ionica commerciale, rilevanza in chimica analitica e ambientale” (Extensive study on physicochemical properties of polychlorinated biphenyls in a commercial ion trap mass spectrometer, relevance in analytical and environmental chemistry”), pubblicato sul Journal of Mass Spectrometry, una delle riviste scientifiche più autorevoli a livello mondiale in campo chimico-fisico e chimico analitico.
Nello studio effettuato i chimici dell’Arpal hanno rilevato importanti relazioni tra le proprietà chimiche e fisiche e la geometria delle molecole in questione.
Tali risultati hanno una rilevanza fondamentale sia nello sviluppo di metodiche analitiche per rilevazioni di questi composti a infinitesimi livelli di concentrazione sia negli studi ambientali e tossicologici.
Per capire l’importanza di una simile scoperta, basti pensare che i Pcb sono sostanze note da tempo, vietati in Italia dal 1983. In letteratura scientifica sono presenti migliaia di pubblicazioni sul tema: riuscire ancora oggi ad uscire su una prestigiosa rivista internazionale con uno studio nuovo in questo settore è un indice della bontà e dell’eccezionalità dell’innovazione introdotta, che permetterà di mettere a punto metodi di analisi sempre più performanti e fornirà una nuova chiave interpretativa per gli studi tossicologici.
I primi firmatari dell’articolo – realizzato in collaborazione con il Dipartimento di chimica e chimica industriale dell’Università di Genova – sono stati Riccardo Narizzano, Fulvia Risso, Alfredo Magherini, e compaiono nella pubblicazione insieme a Elena Smirnova, Sandro Nadotti, Luisa Rivara e Roberta La Rocca, ossia all’intera sezione di gascromatografia del laboratorio Arpal diretto da Maurizio Garbarino.
Una sezione analitica che negli ultimi mesi è finita più volte su riviste internazionali, anche grazie allo stesso tema dei Pcb – vedi la nota relativa al lavoro pubblicato su “Environmental science and pollution research” – a testimonianza di una professionalità e una esperienza nel campo degli inquinanti organici che rappresenta un’eccellenza non solo in Liguria, ma nel panorama dell’intero Sistema nazionale di protezione dell’ambiente.