Il Laboratorio di Arpa FVG, assieme a quello di Arpa Lombardia, dall’avvio della campagna nazionale sul monitoraggio degli inquinanti emergenti coordinato da ISRPA, ha analizzato la maggior parte dei campioni prelevati dalle Agenzie Regionali e Provinciali per la Protezione dell’Ambiente, nell’ambito dei primi due piani annuali (2016-2017) di controllo su scala nazionale delle sostanze presenti nella Watch List (Decisione di esecuzione 2015/495 del 20 marzo 2015).
Questa esperienza pilota, oltre a sperimentare il modello a rete nell’ambito del Sistema Nazionale della Protezione dell’Ambiente, ha dimostrato che il Laboratorio di Arpa FVG dispone delle risorse umane e tecnologiche per rispondere con successo alla sfide poste in questi ultimi anni dalle problematiche riguardanti gli inquinanti emergenti.
L’obiettivo: fornire risposte concrete ai problemi del territorio
Un primo esempio viene fornito dalla rilevazione in alcuni acquiferi regionali della DACT (Diamino-Cloro-Triazina). Trattasi di un metabolita degli erbicidi triazinici, il cui metodo di analisi è stato messo a punto nel mese di dicembre del 2015 e che a partire dal 2016 viene ricercata, con frequenza stabilita in conformità a quanto previsto dalla normativa vigente, nelle acque sotterranee di pianura, vista la sua pervasività e persistenza nelle falde acquifere friulane.
Una conseguenza della sua sola presenza in due corpi idrici è stata il loro declassamento del giudizio di qualità da buono a scarso, secondo quanto stabilito dalla normativa relativa alle acque sotterranee. La sua rilevazione in concentrazioni superiori ai limiti di legge ha comportato la non conformità delle acque potabili distribuite in alcuni acquedotti regionali. Il problema è stato risolto grazie a interventi strutturali, come l’utilizzo di filtri a carboni attivi, la chiusura di alcune captazioni e la miscelazione con acque non contaminate.
Un altro esempio riguarda le sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS), inquinanti a cui è stata data notevole rilevanza mediatica a livello nazionale in seguito al loro ritrovamento in concentrazioni elevate in alcune zone del Veneto. Il Laboratorio di Arpa FVG ha messo a punto il metodo per la loro rilevazione nel mese di maggio del 2015, accreditandolo ai sensi della norma UNI CEI EN/IEC 17025.
Inserite a partire dal 2017 nel Programma di Monitoraggio delle Acque Sotterranee (PMAS), i PFAS sono presenti nel Friuli Venezia Giulia fortunatamente solo in concentrazioni modeste e in zone circoscritte, tanto da non compromettere in modo significativo né lo stato di qualità dei corpi idrici, né la potabilità delle acque da loro derivate. Il loro monitoraggio permetterà di individuare eventuali trend nella loro concentrazione e di identificare le sorgenti dell’inquinamento, intensificando i controlli nelle zone critiche.
Un altro contaminante al quale è stato dato ampio risalto dai media è il Glifosate, a causa del suo diffuso impiego in agricoltura e delle controversie esistenti sulla sua tossicità, esacerbate dalla recente proroga di cinque anni concessa dall’Unione Europea al suo utilizzo.
Nel 2018, grazie all’acquisto di strumenti analitici di ultima generazione, verrà messo a punto il metodo per la ricerca di questa sostanza, che dovrebbe essere inserita nei programmi di monitoraggio delle acque sotterranee e superficiali del Friuli Venezia Giulia.
Quest’anno è stato inoltre avviato un piano di monitoraggio nelle acque superficiali dei farmaci a uso umano e veterinario maggiormente utilizzati.
Affrontare la sfida degli inquinanti emergenti richiede una sempre maggiore flessibilità ai laboratori ambientali
Gli inquinanti emergenti, per i quali non sono spesso disponibili informazioni esaustive sulla pericolosità ed effettiva presenza nel territorio, costituiscono una sfida impegnativa per gli enti preposti al controllo ambientale.
Nel sempre più complesso e mutevole mondo contemporaneo si assiste infatti a una incessante produzione di nuove sostanze da parte dell’industria e a una continua evoluzione delle conoscenze sulla loro tossicità e sul loro destino negli ecosistemi.
In questo scenario è essenziale stabilire delle priorità per l’impiego delle limitate risorse disponibili per i monitoraggi ambientali. L’introduzione della Watch List nasce proprio dall’esigenza di identificare il rischio associato agli inquinanti emergenti anche in base alla loro effettiva presenza nei corpi idrici europei.
In questo contesto ai laboratori ambientali viene richiesta una crescente flessibilità per rispondere con efficienza alle sempre più mutevoli esigenze dei monitoraggi ambientali, che devono rispondere alle crescenti richieste di informazione e di tutela da parte dei cittadini.
A tale scopo il laboratorio di Arpa FVG è stato il primo tra quelli del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente ad adottare l’accreditamento flessibile, che rende più agevole estendere il campo di applicazione dei metodi già accreditati e crearne nuovi, basati sulle stesse tecniche analitiche.
Nel corso del 2017 sono state accreditate, in conformità alla norma UNI EN ISO/IEC 17025:2005, le analisi per la determinazione di 20 inquinanti emergenti: 13 fitosanitari e 7 sostanze perfluoroalchiliche. L’accreditamento dei metodi utilizzati è ormai fondamentale, sia per motivi sostanziali, in quanto fornisce migliori garanzie sulla qualità e sulla confrontabilità dei dati, sia per motivi normativi, perché l’attività analitica del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, come recita la legge 132/2016 che lo istituisce, deve essere organizzata “in una rete nazionale di laboratori accreditati”.
La ricerca degli inquinanti emergenti, spesso cercati a concentrazioni bassissime in matrici complesse, richiede lo stato dell’arte delle tecnologie analitiche e delle competenze professionali necessarie per gestirle. Dobbiamo essere consapevoli che mantenere una elevata qualità dei monitoraggi ambientali richiederà continui investimenti, sia nelle risorse umane che in quelle tecnologiche. Altrimenti sarà difficile rimanere all’altezza delle sfide poste dal controllo degli inquinanti emergenti.