Dopo aver aderito al Patto dei sindaci per il clima e l’energia, Roma dovrà definire un piano d’azione entro novembre 2020. Si parte dagli accordi con Ispra, Enea, Gse e Difesa.
Il Patto dei sindaci per il clima e l’energia è la principale iniziativa europea che coinvolge le grandi città del continente nella lotta al cambiamento climatico. Chi decide di aderire volontariamente deve predisporre entro due anni un Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) nel quale vengono definiti i tempi e le modalità per ridurre per almeno il 40% le emissioni di CO2 nel proprio territorio entro il 2030.
Un’obiettivo molto ambizioso per le grandi città europee, che richiede interventi decisivi sui settori maggiormente responsabili delle emissioni. Roma ha 12 anni di tempo per tagliare tutto ciò che ne altera il clima e produce inquinamento. “I settori chiave sui quali puntiamo l’attenzione per ridurre le emissioni di gas serra sono la mobilità, le infrastrutture, gli edifici e gli impianti – ha affermato Virginia Raggi firmando gli accordi – oltre ad una nuova gestione dei rifiuti che prevede una continua riduzione verso l’obiettivo ‘Rifiuti Zero’. Durante il C40 a Città del Messico ho annunciato lo stop dei veicoli privati alimentati a diesel nel centro storico di Roma a partire dal 2024”.
L’accordo siglato lo scorso 28 marzo in Campidoglio dal presidente di Ispra porterà a realizzare un inventario ad hoc delle emissioni di Roma e a valutare le misure adottate dalla Capitale in base agli scenari climatici. In quanto responsabile nazionale delle emissioni l’Istituto possiede il database nazionale e i dati disaggregati a livello locale.
Altri accordi sono stati siglati da Virginia Raggi con l’ENEA, Ministero della Difesa, Gestore Servizi Energetici (GSE). Enea contribuirà a individuare per la Capitale misure di efficienza energetica in edilizia, illuminazione e trasporti, mentre Difesa e GSE contribuiranno ad individuare altre azioni concrete sul territorio per tagliare la produzione di emissioni.
ISPRA è un Ente pubblico che dipende dal Ministero dell’Ambiente. Cioè, oggi, da un Governo i cui membri ed orientamenti sono stati duramente sconfessati dai risultati delle ultime elezioni.
Perciò sarebbe stato saggio, oltre che politicamente più corretto, che L’Amministrazione Capitolina attendesse la formazione del nuovo Governo prima di assumere impegni con quell’Ente in materie nel vero senso vitali come l’Ambiente ed il Clima.
Dispiace leggere commenti settari.
Piace ricordare che in una democrazia (finita la campagna elettorale) gli eletti e le istituzioni, tutte, agiscono nell’interesse di TUTTI i cittadini e non solo di quella parte che in questa o quella elezione abbia ottenuto la maggioranza.
Possiamo solo rallegrarci che siano stati fatti dei passi avanti verso l’biettivo comune di una maggiore salvaguardia ambientale; capita che quando il saggio indica la luna lo sciocco guardi il dito!