Ispra e Arpa Campania avviano un progetto-pilota per studiare la dispersione accidentale di colza geneticamente modificata sul territorio campano. Fulcro del progetto è il laboratorio Ogm con sede ad Avellino.
Ispra e Arpac hanno stipulato un’intesa per studiare la dispersione accidentale di colza geneticamente modificata (GM) sul territorio campano. L’accordo siglato tra l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania, di durata triennale, è intitolato “Progetto pilota per la redazione di protocolli di monitoraggio, campionamento e analisi finalizzati alla valutazione della dispersione nell’ambiente di colza GM nella regione Campania”. È uno studio che al termine dei tre anni potrebbe essere applicato anche ad altre regioni.
Il colza è una pianta abbastanza comune in Italia che può crescere spontaneamente oppure viene coltivata per la produzione di olio combustibile per biodiesel o come foraggio per la produzione di mangimi per gli animali. In Italia l’importazione di colza GM destinata alla coltivazione non è autorizzata; tuttavia la presenza di piante di colza GM potrebbe essere causata dalla perdita accidentale di materiale vegetale destinato alla mangimistica e all’alimentazione umana. Non è da escludere quindi che l’importazione di lotti di materiale di colza GM o lotti contaminati da semi di colza GM possa produrre una dispersione accidentale nell’ambiente, durante le fasi di carico, scarico, trasporto, smistamento e lavorazione, soprattutto in prossimità di porti, aeroporti e altre strutture logistiche. Esiste la possibilità che i semi dispersi germoglino portando allo sviluppo e conseguente fioritura di piante di colza GM; le piante GM possono essere impollinate o impollinare piante sessualmente compatibili presenti sul territorio portando alla produzione di ulteriori semi contenenti il transgene.
L’attività congiunta Ispra-Arpac punta a capire, innanzitutto, quali sono i punti di ingresso in Campania delle sementi di colza GM, e in generale i punti in cui possono verificarsi delle dispersioni accidentali. Intorno a questi punti critici verranno definite le modalità di campionamento (numero di campioni, ampiezza del sito da monitorare); i campioni prelevati verranno analizzati presso il Laboratorio regionale Arpac – Ogm, di Avellino per la messa a punto dei protocolli di analisi più efficaci. Le informazioni raccolte e i protocolli, sia di monitoraggio ambientale sia di analisi di laboratorio, sviluppati nel corso del progetto-pilota, potranno essere esportati, con i necessari adattamenti legati ai differenti ambienti e situazioni, alle altre regioni.
«L’avvio di questo progetto-pilota», ha dichiarato il commissario straordinario Arpac, Stefano Sorvino, «è la conferma che in Campania possono svilupparsi sperimentazioni che fungano da spunto per l’intero Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. Il tema OGM è in parte scomparso dall’agenda mediatica negli ultimi anni – ha proseguito Sorvino – e d’altronde non ci sono motivi specifici di preoccupazione al momento nella nostra regione, ma ciò non toglie che occorre esplorare qualsiasi ipotesi di studio per evitare che il patrimonio naturale possa rischiare di essere alterato». Le attività previste dalla convenzione coinvolgeranno, per Ispra, il Dipartimento per il monitoraggio e la tutela dell’ambiente e per la conservazione della biodiversità, e per Arpac il Laboratorio regionale Ogm, diretto da Alfonso Sergio, con sede ad Avellino e operativo dal 2016.
(nella foto un particolare del Laboratorio regionale Ogm con sede ad Avellino)