I risultati di una recentissima ricognizione su composizione, compiti e inquadramento dei 134 “comunicatori” del Snpa. Informazioni utili anche in vista dell’applicazione dei nuovi contratti di lavoro che hanno introdotto i profili professionali di “comunicatore” e di “giornalista” pubblici.
Fra poco meno di due mesi la legge n. 150 “Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni” varcherà la soglia della maggiore età. Accadde infatti diciotto anni fa che il legislatore, nel definire finalità, forme, strumenti e strutture della comunicazione pubblica italiana dedicò alcuni articoli (7, 8 e 9) espressamente all’individuazione delle figure cui la legge affidava la realizzazione delle attività di informazione (portavoce, uffici stampa) e comunicazione (uffici per le relazioni con il pubblico), demandando l’individuazione e la regolamentazione dei corrispondenti profili professionali ad una contrattazione collettiva che, sino al blocco intervenuto nell’anno 2009, non aveva trovato spazio per pronunciarsi lasciando di fatto alle singole amministrazioni piena autonomia nella gestione delle proprie strutture di comunicazione.
Come noto, è infatti soltanto con la ripresa della contrattazione degli ultimi mesi che i profili di chi fa “comunicazione” e chi fa “informazione” nella PA hanno finalmente trovato un riconoscimento (Art.13 CCLN comparto Sanità) a seguito del quale, anche nel Sistema nazionale di protezione ambientale (Snpa), occorre dar corso a una riflessione che possa gettare le basi, nell’imminente fase attuativa dei contratti di lavoro, per una garanzia di uniformità ed equità nel riconoscimento professionale della Rete informazione e comunicazione.
Una recentissima ricognizione (che fa seguito a quella realizzata nel 2015) su composizione, compiti e inquadramento del personale SNPA impegnato nelle due attività, restituisce infatti la fotografia, se ci è concessa la metafora, di un’isola con coste frastagliate e (probabilmente) spesso battute dal vento, sulla quale insistono scarsi insediamenti densamente popolati e molti piccoli agglomerati e case sparse dove la sopravvivenza passa obbligatoriamente per la capacità di ciascuno di trovare e costruire in sé una molteplicità di competenze che altrove assumono invece una veste sempre più specialistica.
In seno all’esercito delle diecimila persone che presidiano la tutela dell’ambiente nazionale (si veda anche l’articolo apparso sullo scorso numero di AmbienteInforma “Approvato il primo piano triennale di sistema”), la “Rete comunicazione e informazione SNPA” forma una compagine di 134 addetti che, seppur rappresentino meno dell’1,5% del totale, di fatto gestiscono in tutte le sue articolazioni (istituzionale, ambientale, mediatica) la comunicazione di un Sistema che sconta particolarmente in questo settore una storica disomogeneità nel riconoscimento e nel relativo inquadramento delle professionalità che lo presidiano.
Nel tentativo di riepilogare il quadro attuale, il dato che più emerge è che – contrariamente a quanto negli anni accaduto in altri settori della PA – nessun ente del Snpa ha previsto nella propria dotazione organica i profili di “comunicatore” o di “giornalista” pubblici: pur ricomprendendo, ad esempio, oltre 30 giornalisti iscritti all’Albo, gli addetti alla comunicazione e informazione sono per lo più inquadrati nei profili tipici del settore amministrativo (70%), ma non mancano quelli appartenenti al settore tecnico (28%) o addirittura sanitario (2%).
Dirigenti e Posizioni organizzative sono presenti soltanto nelle agenzie con dotazioni organiche più consistenti; in quelle cui si applicano i CCNL della sanità o delle funzioni locali (Arpa/Appa/Arta) la maggior parte degli operatori (69%) figurano inquadrati nelle categorie D e DS,mentre sono più di 1/4 gli addetti alla comunicazione che prestano la loro attività con profili appartenenti a categorie inferiori.
La collocazione della struttura di comunicazione nell’organigramma dell’ente figura tra le funzioni staff delle Direzioni generali nel 68% dei casi; nella maggior parte dei restanti casi essa afferisce alle Direzioni amministrative e soltanto in due agenzie alla Direzione tecnica.
Senz’altro positivo il dato riferito alla tipologia del rapporto di lavoro, che rileva al 96% la quota di personale assunto con contratto a tempo indeterminato, confermando che a tutt’oggi il Sistema può vantare la presenza di un prezioso bagaglio di professionalità formatesi e cresciute al suo interno nel tempo. Professionalità che, specie nelle Agenzie più piccole, sommano attorno ad un’unica figura le competenze e i titoli specifici di personale addetto alla comunicazione (relazioni con il pubblico, comunicazione istituzionale, rapporti con le associazioni ecc.) e all’informazione (giornalisti con funzioni di ufficio stampa, rapporti con i media ecc.), e che a maggior ragione impongono al Snpa di continuare con serietà e coraggio quel percorso di sostegno alla costruzione e affermazione della Rete comunicazione e informazione ambientale che il Sistema stesso ha sin dall’inizio supportato.
La strada è aperta, e le professionalità del Sistema sono pronte a percorrerla.
Thomas Valerio Simeoni, Arpa Marche
Mi domando come riusciranno ad applicare i profili ai lavoratori, che, in alta percentuale da quanto si apprende, svolgono mansioni sia di comunicazione sia di ufficio stampa, senza danneggiare la posizione contributiva accumulata in questi anni (18 dal varo della legge 150). Gran parte del personale che ha lavorato in uffici di comunicazione ha svolto attività giornalistica (difficile, se non al limite dell’impossibile nella pratica, occuparsi professionalmente di comunicazione e web e non produrre informazione anche per i media). Trattandosi quindi di giornalisti i contributi sono stati pagati all’Inpgi sindacato dei giornalisti.