In una intervista ad Arpatnews, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, delinea l’agenda ambientale del nuovo Parlamento e gli spazi di collaborazione fra l’associazione ambientalista ed il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente.
Stefano Ciafani è da pochi mesi il nuovo presidente nazionale di Legambiente, è succeduto a Rossella Muroni, dopo aver ricoperto numerosi incarichi nell’associazione.
Ingegnere ambientale, è presidente nazionale di Legambiente dal 17 marzo 2018. Ha iniziato la sua storia in Legambiente nel 1998 grazie al servizio civile. Dal 2006 al 2011 ne è stato il responsabile scientifico, vicepresidente dal 2011 al 2015, direttore generale dal 2015 al marzo 2018. È membro del Comitato scientifico di Ecomondo, la fiera di Rimini sullo sviluppo sostenibile, e dell’Osservatorio per l’analisi normativa dell’Arma dei Carabinieri. È stato componente del Gruppo di lavoro Mafie e ambiente degli Stati generali della lotta alla criminalità organizzata nel 2017 dal Ministero della Giustizia. È stato consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti della XIV legislatura e membro del Comitato di indirizzo sulla gestione dei Raee presso il Ministero dell’ambiente. È stato membro del Comitato direttivo di Chimica Verde Bionet e del Comitato di indirizzo di RemTech, la fiera di Ferrara sulla bonifica dei siti contaminati. Autore di numerose pubblicazioni di Legambiente, tra cui Bioeconomia (Edizioni Ambiente, 2015), Ecogiustizia è fatta (Biblioteca del Cigno, 2015), Rifiuti made in Italy (Edizioni Ambiente, 2009), Uscire dal petrolio (Edizioni Le Balze, 2004), Rapporto Ecomafia (Edizioni Ambiente, Simone Editore, Marotta & Cafiero Editori, dal 2003 al 2018).
Arpatnews ha posto a Stefano Ciafani alcune domande.
Quali sono i principali obiettivi che si prefigge di raggiungere durante il suo mandato di Presidente di Legambiente?
L’ho detto nel mio discorso di insediamento appena eletto presidente, il 17 marzo scorso. Vorrei che Legambiente, nei prossimi anni, fosse curiosa e testarda, aperta e tessitrice. Stiamo già lavorando in questo senso per allargare la nostra rete di circoli sul territorio e per nutrire le relazioni e le alleanze con chi si impegna sui nostri stessi obiettivi. Consapevoli che da soli non si va da nessuna parte. Continueremo a fare ambientalismo scientifico, quello che combatte il cambiamento climatico e promuove l’economia circolare, e ambientalismo sociale, per rimuovere le disuguaglianze, includere e integrare chi sta ai margini delle nostre società. Vogliamo essere un’associazione utile alle persone e alla costruzione del futuro del Paese.
La scorsa legislatura il Parlamento ha varato alcune leggi molto importanti in campo ambientale, fra tutte, l’introduzione degli ecoreati e la istituzione del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA). Dal Parlamento appena insediato quali provvedimenti auspica che vengano presi?
Nella scorsa legislatura sono stati varati tanti e importanti provvedimenti ambientali. Un successo senza precedenti nella storia repubblicana. Molti erano attesi da decenni, come la legge sugli ecoreati. In tutti i casi si è trattato di leggi di iniziativa parlamentare, approvate grazie a un lavoro di pressione sui gruppi tale da garantire maggioranze trasversali che le hanno supportate e poi approvate. In questa legislatura dobbiamo fare lo stesso, per portare in porto le riforme che sono rimaste ferme o che non sono nemmeno mai approdate in aula. Penso, per esempio, alla legge per lo stop al consumo di suolo, riconvertendo l’edilizia alla sfida della rigenerazione urbana, e a una norma che semplifichi le procedure di demolizione degli abusi edilizi e degli ecomostri.
Serve approvare con urgenza il Piano nazionale di adattamento ai mutamenti climatici e più in generale serve un decreto “Eco Sblocca Italia”, antitetico a quello del governo Renzi, perché siamo convinti che la chiave ambientalista sia quella giusta per fare ripartire l’economia, per risanare le ferite ambientali e sociali, per darci un futuro migliore. Serve costruire quel chilometro di ferrovia che manca per collegare il molo portacontainer di Gioia Tauro e quello di Taranto alla rete ferroviaria nazionale, mai realizzati perché in Italia i container devono continuare a viaggiare sui camion, in un Paese vittima delle lobby dell’autotrasporto e dei petrolieri. Nel Paese serve sviluppare l’economia circolare rimuovendo gli ostacoli non tecnologici, fatti di burocrazia e di decreti end of waste sul riciclo delle materie prime seconde che non vengono mai approvati, e costruendo gli impianti di riciclo ad esempio per trattare l’organico differenziato nel Centro-Sud coi digestori anaerobici per produrre compost e biometano da immettere in rete e da usare anche per l’autotrazione. Insomma sono ancora diverse le norme che servono per far uscire il paese dall’impasse ambientale in cui si trova ancora.
Le associazioni ambientaliste e il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Ispra-Arpa-Appa) in qualche modo operano sugli stessi temi, secondo lei quali opportunità di collaborazione ci possono essere e quali invece sono i problemi che possono nascere?
Il nostro lavoro e quello delle Arpa sono complementari e sinergici. Il ruolo della “citizen science” (il contributo conoscitivo che possono dare i cittadini con monitoraggi scientifici sui temi ambientali realizzati come previsto dalle norme con conseguenti proposte di risoluzione dei problemi) che noi pratichiamo dal 1980, anno di fondazione della nostra associazione, è ormai riconosciuto a livello internazionale. I nostri monitoraggi sono stati oggetto nel passato di alcune incomprensioni con le Arpa (ad esempio quelli della Goletta Verde o dei laghi sulla mala depurazione), ormai in gran parte superate grazie al confronto serrato a cui non ci siamo mai sottratti. Altri monitoraggi come quelli dei rifiuti spiaggiati, in mare, nei laghi o nei fiumi sono realizzati grazie alla nostra diffusa rete di circoli sul territorio nazionale che costituisce un valido supporto conoscitivo anche per gli enti di controllo locali che non potranno mai contare su una forza di dispiegamento di volontari così imponente come la nostra. Insomma le forme di collaborazione sono tante e vanno implementate e sviluppate sempre di più.
Più in generale, quale pensa che dovrebbe essere il ruolo del Snpa nel nostro Paese?
Il Sistema di controllo ambientale ha un ruolo fondamentale in materia di controlli ambientali, in fase repressiva ma anche preventiva, per superare il problema cronico della rete a macchia di leopardo. Il Snpa deve essere il protagonista di controlli più efficaci, più snelli, più adeguati e più omogenei su tutto il territorio nazionale. La riforma prospettata dalla legge 132 va in questa direzione, ora però bisogna attuarla in concreto. Servono i decreti attuativi che abbiamo chiesto invano al precedente ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e che continuiamo a chiedere con forza all’attuale ministro Sergio Costa. Dobbiamo lavorare tutti insieme per vedere in tempi brevi la loro approvazione.
Le agenzie ambientali hanno fra i loro compiti istituzionali quello di assicurare l’informazione ambientale, ha avuto modo di avere contatti con qualche ARPA da questo punto di vista e che impressione ne ha avuto?
Alcune agenzie ambientali hanno realizzato iniziative efficaci di informazione ambientale. Altre, in territori che ne hanno un gran bisogno, penso al Centro Sud Italia, non sono sullo stesso livello. E anche su questo occorre accorciare le distanze tra territori diversi. Su questo fronte si possono mettere in campo sinergia utili a far avanzare il nostro Paese sui temi ambientali. Con Snpa abbiamo già iniziato con una collaborazione sul Rapporto Ecomafia 2018 che ha visto pubblicare in esclusiva sul nostro dossier annuale i dati sull’applicazione della legge 68 del 2015 sugli ecoreati da parte delle Arpa. È solo una delle collaborazioni strutturate, anche sul fronte comunicativo, che Legambiente e Snpa metteranno in campo d’ora in poi.
Siamo impegnati da oltre 30 anni nella ricerca e distribuzione di tecnologie per il campionamento ambientale. Tutte le ARPA sono nostri clienti ed interlocutori primari per lo studio e la messa punto di sistemi in conformità con le più recenti Norme CEN-ISO.
Recentemente siamo stati aggiudicatari di un Prj HORIZON 2020-ODORPREP per il campionamento degli odori e delle molestie olfattive in real Time. Diverse Agenzie stanno sperimentando il Sistema che porteremo al più presto in EU
Ivano Battaglia