Alla presentazione dei risultati 2018 di CAPTOR, progetto di citizen science contro l’inquinamento atmosferico che mette in rete cittadini, Ong, scienziati e istituzioni su scala europa, è intervenuto, in qualità di vicepresidente del Snpa anche Luca Marchesi. Di seguito alcune considerazione emerse sul ruolo del Sistema in qualità di autority ambientale aperta alla citizen scinece.
Progetti di citizen science, quale CAPTOR, portati avanti cioè da soggetti non istituzionali e spesso con strumenti propri si possono integrare ai monitoraggi attuati costantemente e rigorosamente dalle Agenzie ambientali e dal Snpa?
“L’integrabilità tra monitoraggi istituzionali, che la legge ci affida come Snpa in maniera chiara esplicita ed esclusiva, e i dati che si possono produrre in altro modo, in particolare attraverso la cosìddetta citizen science, ritengo sia possibile. Credo che importanti spazi di complementarietà esistano e siano interessanti da esplorare per una serie di ragioni:
- la prima è che questo tipo di coinvolgimento della cittadinanza consente di raccogliere una enorme quantità di dati altrimenti difficilmente reperibili;
- la seconda è che la citizen science è uno strumento molto importante per comunicare in maniera interattiva con le persone che sono responsabili dei propri comportamenti e di ciò che accade;
- la terza, e la più interessante dal mio punto di vista, è che è uno strumento fondamentale per ricostruire la fiducia tra la comunità scientifica e collettività.
Quest’ultimo è un problema che le Agenzie ambientali avvertono fortemente, anche se è un fenomeno di più ampia scala che riguarda la medicina, la ricerca aerospaziale e molti altri ambiti della scienza. Nel nostro tempo, in qualche modo, si è rotto il patto di fiducia tra chi sa e chi non sa che fino a pochi anni fa era assolutamente fuori discussione.
Per fare un esempio, una volta un paziente che andava dal medico e chiedeva “Cos’ho?” mai si sarebbe sognato, ad una risposta del tipo “Ha il morbillo”, di mettere in dubbio tale diagnosi, poiché non avvalorata da letture (spesso di dubbia fonte) trovate in rete.
Questo scenario, si può affrontare con un atteggiamento snob e accademico, dicendo “Tu non sai mentre solo io so” ma, a mio avviso, rischia di non essere produttivo. Invece credo vada affrontato come un dato di realtà a cui trovare soluzioni nuove, come la citizen science, che può fungere da vero e proprio elemento di ricostruzione del rapporto di fiducia tra comunità scientifica e collettività. Proprio per fare questo però, credo sia fondamentale non abdicare a quello che è il ruolo della comunità scientifica, ovvero, rimettersi in discussione, certo, dal punto di vista della comunicazione ma rivendicando l’autorevolezza e la fondatezza degli approcci quotidianamente utilizzati dalle Agenzie.
Il progetto CAPTOR è interessante proprio sotto questo aspetto, in quanto si fonda su un paradigma di partenza solido dal punto di vista scientifico: la rappresentatività dei modelli, i punti da monitorare, le tecnologie da utilizzare sono e devono essere progettate. La citizen scince, quindi, credo possa fungere da ottimo collante sociale e strumento utile all’aumento della conoscenza scientifica, se inserita all’interno di un progetto strutturato. In FVG, ad esempio, molto interessante è stato il progetto di citizen science che abbiamo portato avanti sul tema del gas radon, studiato per coinvolgere una popolazione di cittadini ai quali abbiamo fornito noi il dosimetro tarato e le indicazioni su come posizionarlo; sempre noi con Agenzia abbiamo raccolto i dati, li abbiamo elaborati e restituiti. In questo modo credo sia davvero possibile fare cose interessanti e integrare i due mondi: cittadini e istituzioni scientifiche.”
Dal dato o numero o valore soglia si deve poi passare ud una informazione che possa orientare il comportamento del singolo e fare da base per il decisore politico. Questo è il ruolo delicato delle Arpa, che non sono quindi solo il soggetto gestore delle centraline, ma diventano l’ente tecnico che di fatto traduce quel dato e da gli strumenti utili a prendere decisioni. Il Snpa riesce a svolgere questo ruolo di informatore ambientale?
“La legge affida al Sistema delle Agenzie il ruolo di produttore dell’informazione ambientale ufficiale per il Paese. Da questo unto di vista, in certi settori siamo avanti mentre in certi altri meno, ed è inutile nasconderlo. È importante che le Agenzie, come sistema tecnico, lavorino e costruiscano sempre più standard, protocolli, linee guida, norme tecniche omogenee da applicare in maniera omogenea in tutte le parti del nostro Paese, paese caratterizzato a tutt’oggi da molte differenze. La qualità, la pervasività, la densità, l’affidabilità dei numeri prodotti nelle diverse aree del Paese non è sempre la stessa. Proprio per ridurre tali diversità è stato tracciato un percorso di lavoro: la legge 132 ha avuto il grande vantaggio di affidare a questo Sistema il compito e il dovere di produrre un’informazione ambientale armonica e omogenea fondata su stesse linee guida e norme tecniche applicate in tutto il Paese, oltre al compito anche di restituirla. Il sistema informativo nazionale per l’ambiente (SINA) è auspicabile si collochi all’interno del Snpa, così come i punti focali regionali all’interno delle Agenzie. Inoltre, a breve, sarà disponibile il portale di accesso a questo patrimonio informativo detenuto dal Snpa, nel quale si avrà, per fasi successive, un popolamento di dati, una loro lettura e capacità di restituzione sempre maggiore.
Poi c’è il tema della valutazione di questi dati: sommergere la collettività di una grande mole di numeri non è fare informazione anzi si rischia di produrre solamente disturbo e rumore. Pertanto, si dovranno anche trovare le forme più corrette per integrare ed elaborare i dati affinché restituiscano una effettiva informazione.
Un altro punto importante, come è avvenuto per il progetto PREPAIR che vede quale soggetto coinvolto anche la Slovenia, è collocarsi in contesti sovranazionali, anche dal punto di vista dell’affidabilità e attendibilità dei dati.
Infine, credo che il ruolo delle Agenzie e del Snpa a supporto delle decisioni di policy sia un altro punto molto importante. È un dibattito antichissimo per chi ha seguito l’evoluzione del mondo delle Arpa, che verte su quale sia il posizionamento istituzionale corretto delle Agenzie, che sono contemporaneamente enti strumentali alle Regioni, quindi soggetti che attuano politiche regionali, ma anche autority ambientali, poiché la legge dello stato attribuisce loro determinati compiti.
Senza dimenticare anche e soprattutto che sono autority nella necessità percepita dalla collettività. Ci si attende, cioè, che le Arpa producano informazione affidabile e non discutibile dal punto di vista tecnico scientifico. Essere ed essere percepite come Agenzie autorevoli, terze, indipendenti: questo è l’unico presupposto, per chi deve poi assumere decisioni tecnico amministrative, di assumerle, appunto, e attuarle su una fondatezza inoppugnabile dal punto di vista tecnico scientifico.
Credo che questo debba essere il ruolo del Snpa e delle Agenzie, cioè produrre informazione tecnico scientifica indiscutibile, allineata ai migliori standard internazionali. Il Sistema deve essere capace di proporsi e farsi percepire come terzo, indipendente e autorevole perché questa è la garanzia migliore per i decisori di poter assumere decisioni tecnicamente e scientificamente fondate.”