Nel 2018, in Lombardia si è registrato un andamento particolarmente positivo per PM10, PM2.5 e biossido d’azoto, mentre il trend dell’ozono è rimasto più lineare, con un numero di giorni di superamento del valore obiettivo per la protezione della salute (120 µg/m3) complessivamente più stabile.
Come noto, l’ozono (O3) è però un inquinante secondario con caratteristiche peculiari. Si forma pressoché totalmente in atmosfera, secondo un insieme di reazioni che coinvolgono la radiazione solare, biossido d’azoto (NO2), ossigeno (O2) e composti organici volatili (COV).
Anche per questo inquinante, il bacino padano risulta un territorio particolarmente sfavorito: le condizioni meteorologiche estive, con forte irraggiamento solare, e la limitata velocità del vento determinano spesso importanti accumuli dei precursori e, di conseguenza, la formazione di ozono, che raggiunge concentrazioni tra le più elevate in Europa (EEA 2018 – Air Quality Report).
Le emissioni dirette di monossido d’azoto (NO) – una delle sostanze emesse dai tubi di scappamento dell’auto – determinano localmente una diminuzione delle concentrazioni di ozono, sebbene su una scala più ampia contribuiscano invece alla sua formazione.
Nel caso della Lombardia, i massimi valori si raggiungono quindi non tanto e non solo nelle città, ma soprattutto nella fascia prealpina, sottovento alle aree a maggiore emissione, dove precursori e ozono ormai formato sono trasportati dalle quotidiane brezze di valle. Non è un caso infatti se, insieme alla stazione di fondo di Villaggio Sereno a Brescia, la stazione che ha rilevato più superamenti del valore obiettivo nel 2018 è quella di Moggio, un sito lontano da ogni fonte diretta, a 1280 m slm sulle Prealpi lombarde, con 103 giorni con massima media mobile di 8 oltre il limite di 120 µg/m3.
Ecco allora che, se è vero che per ridurre le concentrazioni di ozono è necessario ridurre le emissioni di ossidi di azoto e di COV, è altresì vero che la scala di intervento deve essere ampia e non può essere limitata spazialmente ad una singola città, dove – da sola – rischierebbe di essere addirittura controproducente.
Su cosa si deve agire allora? Per quanto riguarda gli ossidi di azoto, la principale fonte in Lombardia è ancora una volta il trasporto su strada (54%), in particolare diesel, seguito dalla combustione industriale (17%) e dalle attività di produzione di energia elettrica. Non a caso, quindi, alcuni provvedimenti di limitazione della circolazione previsti da Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria in alcune aree della Lombardia riguarderanno – per alcune categorie di veicoli (benzina euro 0 e diesel fino ad euro 2) – anche il periodo estivo. Anche i COV sono in parte di origine antropica, in relazione all’uso dei solventi e ai processi produttivi e ai trasporti. In questo caso vi sono poi le emissioni agricole e le non meno trascurabili emissioni naturali delle foreste a rendere il problema di ancora più difficile soluzione.
Se si considera però il trend emissivo nel corso degli ultimi 20 anni sia i COV sia, soprattutto, gli ossidi di azoto sono in diminuzione importante. Come già detto, il trend sull’andamento dei superamenti dei valori obiettivo per la protezione della salute e della vegetazione – al di là di fluttuazioni tra anni vicini legate in buona parte alla variabilità meteorologica – appare invece più stabile. Non è allora possibile osservare alcun cambiamento?
Un’analisi più completa delle misure, che prenda in considerazione i giorni con almeno una media oraria maggiore di 180 µg/m3 (soglia di informazione) e di 240 µg/m3 (soglia di allarme) sembra invece dare maggiori speranze, passando rispettivamente, in Lombardia, in media sulle stazioni, da 28 nel 1998 a 8 nel 2018 e da 5 a 0,05 nel 2018.
Tale dato è comunque un indicatore che la riduzione delle emissioni non è inutile ma, se radicale, può portare ad importanti risultati. Peraltro anche il risultato degli scenari conseguenti agli interventi previsti dal PRIA lombardo per i prossimi anni evidenzia per l’ozono diminuzioni significative anche rispetto ai target normativi considerati per la protezione della salute e della vegetazione.
a cura di Guido Lanzani
Mi permetto segnalare la presenza di frasi ripetute nel testo sull’ozono, peraltro pregevole..