Alessandro Bratti è direttore generale di Ispra dal dicembre 2017. Durante il suo precedente incarico da parlamentare, è stato uno dei proponenti della legge 132/2016, istitutiva del Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (Snpa). A dicembre 2018 è stato nominato anche vice-presidente dell’Agenzia europea dell’ambiente. A lui abbiamo rivolto alcune domande sullo stato di attuazione e sulle prospettive del Sistema. Stefano Folli lo ha intervistato per la rivista Ecoscienza.
Che ruolo ha Ispra nel Sistema nazionale di protezione dell’ambiente?
La legge 132/2016 che ha istituito il Sistema nazionale di protezione dell’ambiente è stata il punto di partenza per la costruzione di un sistema nazionale integrato a rete, percorso che sta procedendo, tra alti e bassi.
Il ruolo che viene sancito per Ispra nella legge è piuttosto chiaro: l’Istituto ha il ruolo di coordinamento del Sistema. Tuttavia, è chiaro che questa previsione normativa necessita di essere costruita in maniera condivisa. Ispra e le Agenzie ambientali non hanno lo stesso ruolo. Hanno tante attività in comune, ma non c’è dubbio che le Agenzie ambientali sono più presenti sul territorio, si confrontano direttamente con gli stakeholder e i cittadini a livello locale. Per quanto su alcune parti sovrapponibili, i ruoli sono abbastanza nettamente distinti. Dal momento che Ispra ha un ruolo di coordinamento, questo presuppone che ci sia quantomeno una reciproca conoscenza delle attività che vengono svolte, oltre al riconoscimento di quanto prevede la legge. Il fatto che Ispra svolga un ruolo di coordinamento, non significa che sia più importante o che si trovi in una posizione gerarchica sovraordinata: significa che deve avere un ruolo di facilitazione.
Probabilmente, l’organizzazione che è stata data al Sistema (che pure ha avuto una logica) non sempre aiuta questo percorso e questo riconoscimento reciproco. Dal momento che sono stati istituiti Tavoli istruttori di consiglio (Tic, che concorrono a definire tutti gli obiettivi contenuti nella legge istitutiva del Snpa e che sono presieduti dai direttori delle Arpa/Appa), sono i direttori generali delle Agenzie a svolgere in parte questo ruolo di coordinamento. È stato quindi importante istituire un coordinamento dei Tic affidato al direttore generale di Ispra e strutturare, all’interno di Ispra, una struttura ad hoc che segue in maniera operativa tutta l’attività svolta all’interno dei Tic.
Il Snpa non è una struttura facile da fare funzionare, anche per come è strutturato. Il lavoro che si sta facendo, però, pur in mezzo a mille difficoltà, sta cominciando a dare qualche indicazione interessante.
Se il percorso intrapreso continuerà a produrre i risultati giusti nella direzione indicata dalla legge, si potrà continuare su questa strada. Se ci saranno situazioni problematiche all’ingranaggio, dovremo avviare un ragionamento e ipotizzare qualche cambiamento.
Dove sta andando e dove può arrivare il Sistema?
A questa situazione che comincia a dare segnali importanti, si aggiunge il problema del quadro della discussione politica in tema ambientale. Siamo passati negli anni da un quadro in cui si pensava che la soluzione di tanti problemi fosse il federalismo spinto, a una situazione in cui è prevalsa l’idea di centralizzare le funzioni, per poi tornare a parlare in qualche modo di autonomia delle Regioni, Non c’è dubbio che questo altalenarsi di impostazioni condizionino una governance debole come quella del Sistema. Tutto funziona se Regioni, Ministero, Arpa/Appa e Ispra in qualche modo trovano una linea comune di lavoro. Oggi siamo in una situazione che non aiuta la costruzione di un sistema unitario. Non siamo certo nelle condizioni di ipotizzare quello che poteva essere pensato come un punto di approdo finale del Sistema, ovvero la costituzione di un’agenzia ambientale unica a livello nazionale. C’è un forte tentativo di alcune Regioni di rivendicare una propria autonomia, anche verso le Agenzie regionali.
Così come c’è un altro tema di fondo: l’unico modo per fare approvare la legge 132/2016 è stato quello di prevedere che il Sistema non avesse alcun ulteriore onere per la finanza pubblica. Un sistema a costo zero, tuttavia, significa non riuscire ad aumentare le performance delle Agenzie più in difficoltà. Penso che sarebbe necessario fare qualche ragionamento rispetto alla previsione di fondi dedicati al Sistema. Questo significherebbe costruire una situazione nuova, di non facile gestione, con una sorta di fondo di perequazione.
Tutto questo per dire che io credo che la legge abbia pregi e difetti. Il grande pregio è che ha sancito il fatto che in questo paese esiste un Sistema fatto dalle Agenzie e da Ispra e quindi che questi istituti non possono essere in nessun modo aboliti o assorbiti. È stato sancito che questo paese necessita di un sistema tecnico distribuito. Di converso, ci sono elementi che rallentano non poco la concreta attivazione di questo Sistema: le diseguaglianze territoriali molto forti, la necessità di un sentire comune tra governo centrale e Regioni ecc.
Noi ce la stiamo mettendo tutta, la volontà di andare in una certa direzione c’è. Prima di tutto, dobbiamo cercare di risolvere le difficoltà che dipendono da noi. Ad esempio, penso che AssoArpa possa contribuire a costruire questo percorso che stiamo facendo insieme: una delle attività che l’associazione potrebbe portare avanti è la realizzazione di cicli formativi di confronto tra le Agenzie e Ispra, coinvolgendo il più possibile il personale, non necessariamente a livello di direzione generale. Ritengo infatti che sarebbe molto utile aumentare la conoscenza reciproca. Quando sono arrivato alla direzione generale di Ispra, ero convinto che la conoscenza fosse maggiormente diffusa, invece su questo aspetto si può e si deve migliorare molto.
Quali sono oggi le priorità e le sfide principali che il Snpa deve affrontare?
Come dicevo, sicuramente c’è da fare un lavoro interno molto consistente, parafrasando quello che potrebbe dire l’allenatore di una squadra di calcio, dobbiamo trovare l’amalgama tra di noi, un modus operandi che faccia collaborare fattivamente e positivamente Ispra e le Agenzie.
Ci sono poi le sfide verso l’esterno: la prima e più importante è quella dei Lepta, la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni tecniche che tutte le Agenzie devono garantire sul territorio. Questo è il cuore delle attività che deve svolgere il sistema. In questo c’è stato un notevole ritardo temporale (e tecnologico), ma cerchiamo di leggere in positivo anche questo ritardo, perché ha dato modo a tutti gli attori del Sistema di approfondire il tema e di iniziare a utilizzare il medesimo linguaggio.
Un’altra priorità del sistema, che in parte si è già cominciata a realizzare, è quella di produrre una reportistica di sistema e sempre più linee guida tecniche che consentano ai nostri interlocutori esterni di sapere bene come operare. Il Sistema nazionale deve avere inevitabilmente anche una rilevanza a livello internazionale.
Quali sviluppi possiamo vedere su questa dimensione, considerata anche la sua nomina a vice-presidente dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea)?
Questa è un’opportunità che non dobbiamo lasciarci sfuggire. Il fatto di avere il direttore generale di Ispra all’interno del board dell’Agenzia ci pone vicini anche al suo “cuore” tecnico, ovvero alla rete Eionet. La coordinatrice del National focal point di Eionet per l’Italia è Giuseppina Monacelli, responsabile della rete Sinanet di Ispra. All’interno di Eionet, ci sono i National Reference Centre (Nrc), su 24 materie, che a oggi sono affidati tutti a personale Ispra. Stiamo facendo un progetto per cui ogni Nrc dovrà avere un referente di Ispra e uno di un’altra Agenzia del Sistema. In questo modo si coinvolgerebbe sempre di più il Sistema, partendo dal basso, nell’attività dell’Agenzia europea. Ritengo infatti che sia molto importante allargare sempre di più questa collaborazione a livello europeo.