Schiuma nelle acque superficiali: APPA Trento approfondisce il fenomeno ed avvisa la popolazione

Appa Trento può contare su una complessa rete di punti di monitoraggio, dislocati su tutto il territorio trentino: nel dettaglio vengono controllati periodicamente i laghi con superficie maggiore di 0,5 chilometri quadrati – nove in tutto ovvero Caldonazzo, Ledro, Levico, Cavedine, Santa Giustina, Toblino, Garda, Molveno e Serraia – nonché i corsi d’acqua con bacino idrografico maggiore di 10 chilometri quadrati, 185 sui 412 corpi idrici complessivi, ossia tratti di corsi d’acqua omogenei per caratteristiche fisiche e tipo di pressione. In base a un programma della durata di sei anni si eseguono analisi chimiche e sulle componenti biologiche vengono effettuate indagini particolareggiate. Il monitoraggio operativo vero e proprio si affianca poi all’attività di sorveglianza e di indagine, nonché ai controlli che Appa, insieme al Corpo Forestale della Provincia autonoma di Trento, effettua su segnalazioni o anomalie.
Le schiume rientrano in questa casistica: sono infatti una formazione instabile di bolle d’aria, favorite da sostanze tensioattive che, abbassando la tensione superficiale di un liquido, facilitano l’introduzione dell’aria in esso. Proteine, saponine naturali, polisaccaridi e sostanze oleose sono tensioattivi naturali, mentre detersivi e saponi per la pulizia del corpo sono tensioattivi sintetici. Nei corsi d’acqua esse si formano soprattutto dove, per la turbolenza, viene inglobata dell’aria, quindi vicino a briglie, zone con flusso caotico, a valle di cascate. Le schiume trasportate dalla corrente tendono a decomporsi, ma si possono accumulare nelle zone di calma. Nei laghi le si può osservare sulle sponde, in presenza di moto ondoso indotto da forte vento o in prossimità della foce degli immissari, mentre le correnti possono dare origine a striature sul pelo dell’acqua.
Spesso appunto questo fenomeno è del tutto naturale, anche se risulta molto vistoso: ne sono esempi le forti piogge e il vento, che inducono la movimentazione di materiale decomposto e il distacco dal fondo delle alghe bentoniche (diatomee e alghe filamentose), ricche in polisaccaridi e sostanze oleose di riserva, ma anche le variazioni repentine della temperatura dell’acqua, che provocano lo sfarfallamento di insetti acquatici e il rilascio delle uova durature dei crostacei Cladoceri con la conseguente liberazione di materiale proteico e, soprattutto in autunno, la presenza di funghi (Deuteromiceti) associati alla vegetazione in decomposizione (foglie), anch’essi costituiti da materiale di natura polisaccaridica e proteica. A volte la natura può quindi essere più abile dell’uomo a sconvolgere la normalità.
Diverse invece le schiume che si formano per cause antropiche, ossia legate all’attività dell’uomo: l’immissione di detergenti e di liquami, gli scarichi industriali, gli scarichi dei depuratori civili, il dilavamento di terreni coltivati, lo sfalcio della vegetazione perifluviale o litoranea.
Generalmente è difficile distinguere la schiuma di origine naturale da quella provocata dall’azione dell’uomo. Esistono però alcuni indizi, che, se ben interpretati, possono darci delle preziose indicazioni. Le schiume generate da tensioattivi chimici, inizialmente molto vistose, sono poco persistenti ma si riformano subito non appena si agita il campione in un contenitore; inoltre spesso presentano odore di sapone o detersivo e presenza di bolle iridescenti. Le schiume generate da tensioattivi naturali hanno invece colore biancastro con sfumature verde-marrone e caratteristico odore di terriccio o di pesce, sono spesso correlate agli eventi meteorici (piogge intense, scioglimento delle nevi, vento) e una volta formate persistono a lungo nell’ambiente.

L’articolo completo, a cura dell’ufficio stampa della Provincia Autonoma di Trento: https://www.ufficiostampa.provincia.tn.it/Comunicati/Schiuma-nelle-acque-superficiali-spesso-e-un-fenomeno-naturale

Per maggiori approfondimenti:http://www.appa.provincia.tn.it/acqua/Acque_anomalie/

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