In relazione a quanto accaduto nell’ultimo mese a Taranto e alle informazioni diffuse, ISPRA e ARPA Puglia, nel rispetto delle specifiche competenze dei due enti, diverse e complementari, intendono riepilogare le informazioni ambientali elaborate e al momento disponibili, relative al quotidiano monitoraggio della qualità dell’aria nell’area urbana dello stabilimento siderurgico Arcelor Mittal e alle attività ispettive condotte presso l’impianto. L’Istituto superiore per la protezione dell’ambiente e Arpa Puglia fanno parte del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), un organismo a rete composto dall’Istituto e da 21 Arpa/Appa dislocate nelle regioni italiane.
La presenza da molti decenni di grandi impianti industriali fa di Taranto una delle aree più sottoposte a pressioni ambientali in Italia ed oggi è sede del più grande complesso industriale per la lavorazione dell’acciaio in Europa. Molteplici fattori inquinanti si sono stratificati nei decenni a livello di aria, acqua e suolo. Nell’individuarli va, quindi, tenuto conto della complessa rete di pressioni esercitate sull’ambiente.
ISPRA svolge le funzioni di Laboratorio Nazionale di Riferimento per la qualità dell’aria, con il compito di assicurare la qualità e la comparabilità a livello nazionale ed europeo delle misure degli inquinanti atmosferici effettuate dalle reti di monitoraggio del SNPA tramite l’attuazione di una serie di disposizioni tra cui l’aggiornamento delle procedure di garanzia e controllo di qualità (ex DM 30/3/2017) e la pubblicazione di apposite linee guida per la loro uniforme applicazione sul territorio nazionale.
ARPA Puglia provvede alla valutazione della qualità dell’aria sul territorio regionale, gestendo in particolare la rete di monitoraggio in conformità a tali procedure uniformi di controllo e verifica della strumentazione, garantendo la qualità e la comparabilità a livello nazionale ed europeo dei dati prodotti.
Qualità dell’aria a Taranto
Per valutare la qualità dell’aria, l’intero territorio nazionale è suddiviso in zone e agglomerati (zonizzazione). Le reti di monitoraggio sono il principale strumento per la valutazione della qualità dell’aria, che deve essere eseguita sulla base di metodi e criteri comuni su tutto il territorio nazionale. Tra le centraline che raccolgono i dati, oltre a quelle posizionate nei vari quartieri delle città, sono comprese anche le cosiddette “industriali” ovvero quelle poste in prossimità di grandi impianti, su aree specifiche dove si ritiene vi sia la massima ricaduta degli inquinanti.
Nella regione Puglia il monitoraggio della qualità dell’aria è condotto da Arpa grazie alla presenza di 53 stazioni fisse, che registrano quotidianamente i dati relativi a 12 inquinanti atmosferici: tra questi, materiale particolato PM10 e PM2,5, biossido di azoto, benzo(a)pirene. Sul sito di ARPA Puglia, si forniscono i valori e gli eventuali superamenti delle soglie massime consentite dalla normativa europea.
La Regione Puglia ha suddiviso il territorio in 4 zone. Quella definita “industriale” comprende sia i comuni di Brindisi e Torchiarolo (BR), che quelli della città di Taranto, di Statte (TA), Massafra (TA), Cellino S. Marco (BR), San Pietro Vernotico (BR). La zona è quindi costituita da aree tra loro non contigue, ma caratterizzate dalla presenza di importanti insediamenti industriali.
Con riferimento alla porzione di zona industriale in cui ricadono alcuni comuni della provincia di Taranto, nel 2017 e nel 2018 risultano rispettati i valori limite per PM10, PM2.5, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio e biossido di zolfo, il valore obiettivo per il benzo(a)pirene, nichel, arsenico, cadmio, piombo.
Emerge una riduzione dei livelli di benzo(a)pirene nel quinquennio 2014–2018, durante il quale non si sono registrati superamenti dei valori limite per la protezione della salute umana per il PM10, per il PM2.5 e del valore obiettivo per il benzo(a)pirene. I livelli di benzo(a)pirene erano superiori al valore obiettivo fino al 2011 presso la stazione situata nel quartiere Tamburi (Taranto-Machiavelli) e significativamente maggiori rispetto ad altre tre stazioni della città (Taranto-Alto Adige, Taranto-Talsano e Taranto-Deledda). Successivamente c’è stata una riduzione dei livelli osservati presso la stazione Taranto-Machiavelli, le cui medie annuali negli ultimi sei anni sono oscillate tra 0,1 e 0,3 nanogrammi per metrocubo (ng/m³), al di sotto del valore obiettivo (1 ng/m³), diventando confrontabili con quelle rilevate nel resto del territorio.
Gli unici superamenti riguardano l’ozono. Nel triennio 2015-2017, nelle due centraline dove viene monitorato l’ozono, si sono registrati rispettivamente 16 (San Vito) e 31 (Talsano) giorni di superamento della soglia di 120 microgrammi per metro cubo (µg/m³) come media su tre anni (il valore obiettivo prevede che i giorni di superamento possano essere al massimo 25).
Arpa Puglia, in base a quanto stabilito dal Decreto di Riesame dell’AIA rilasciata dal Ministero dell’Ambiente, ha installato 6 nuove stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria. Cinque all’interno dei confini dell’insediamento industriale, di cui una a ridosso dei forni della cokeria; la sesta si trova nel quartiere Tamburi. Le stazioni di monitoraggio sono entrati in funzione nel mese di agosto 2013. Il monitoraggio è esteso, oltre al PM10, PM2,5 e benzene, ad inquinanti per i quali non è previsto il monitoraggio dal D.Lgs 155/2010 (acido solfidrico, idrocarburi policiclici aromatici totali, Black Carbon, composti organici volatili totali) proprio per focalizzare l’attenzione su possibili “traccianti” dell’attività industriale.
Finalità di tale monitoraggio è valutare le differenze di concentrazione esistenti tra i punti più prossimi alle attività che determinano emissioni (quali la zona della cokeria), altri punti interni all’area dell’impianto e il punto più vicino di possibile impatto sulla popolazione (appunto il quartiere Tamburi). I dati foniscono indicazioni sull’efficacia di eventuali misure di contenimento delle emissioni, sull’entità della diluizione e rimescolamento delle stesse nell’aria, su eventuali emergenze in caso di guasti o malfunzionamenti.
Analizzando i dati relativi alla centralina di monitoraggio situata all’esterno dello stabilimento siderurgico, in via Orsini nel Quartiere Tamburi, si rileva che le medie annuali di benzene, biossido di azoto, PM10 e PM2.5, rilevate nel 2017 e 2018, rispettano i limiti previsti dalla normativa italiana. Nel 2018, in tale centralina sono stati rilevati 9 superamenti del limite giornaliero di PM10, pari a 50 µg/m³, numero inferiore rispetto al numero massimo previsto dalla normativa, pari a 35.
A partire dall’anno 2016 è attivo un sistema di campionamento di lungo termine (in continuo) delle emissioni convogliate di diossine sul camino E312 dell’impianto AGL2.
I primi due anni di misurazioni hanno mostrato un sostanziale rispetto del limite pari a 0,3 nanogrammi di tossicità equivalente per normal metro cubo di diossine (ngTE/Nm3) negli effluenti come media annuale).
È stato tuttavia registrato nel corso delle campagne in parallelo dell’anno 2017 un valore di un valore 1,54 ng/TE/Nm3 per una media di 6 ore rilevata nel mese di settembre, una quantità non più rilevata da oltre un lustro, a dimostrazione che l’impianto è ancora in grado di generare emissioni particolarmente rilevanti.
È attivo inoltre all’interno e all’esterno dell’impianto il monitoraggio delle ricadute al suolo di diossine potenzialmente rilasciate da dispersioni di polveri o fuoriuscita da superfici estese (rete deposimetrica).
La rete interna all’impianto Arcelor Mittal è costituita da 3 postazioni relative all’area a freddo (nord stabilimento) e 3 postazioni relative all’area a caldo (lato sud) di cui una in area urbana (Tamburi-Orsini).
Finalità di tale monitoraggio è valutare le differenze di deposizione esistenti tra i punti più prossimi alle attività che determinano emissioni diffuse (quali la zona della cokeria), altri punti interni all’area dell’impianto e il punto più vicino di possibile impatto sulla popolazione (appunto il quartiere Tamburi). I dati forniscono indicazioni sull’efficacia di eventuali misure di contenimento delle emissioni, sull’entità della diluizione e rimescolamento delle stesse nell’aria, su eventuali emergenze in caso di guasti o malfunzionamenti.
L’analisi dei risultati a partire dall’aprile 2017 mostrano che presso le tre postazioni dell’area a caldo i valori sono significativamente più elevati rispetto a quelli rilevati nell’area a freddo.
La rete deposimetrica dislocata sul territorio esternamente all’impianto siderurgico è gestita da ARPA Puglia. E’ disponibile una serie storica lunga ormai un decennio (2008-2019) per le postazioni Masseria Carmine, Tamburi e Talsano.
Nel periodo 2008-2012, erano state rilevate deposizioni medie annuali di diossina anche pari a 20 picogrammi di tossicità equivalente per metro quadrato e per giorno (pgTE/m2 al giorno) per Tamburi e 8 pgTE/m2 al giorno per Masseria Carmine; tali valori risultano, al momento, non normati in Italia. A partire dall’anno 2013 i livelli sono gradualmente diminuiti fino a valori che è possibile definire prossimi al fondo urbano fino al 2017.
Nel corso degli ultimi due anni si è registrato un lieve aumento per tutte le postazioni; nel caso della Masseria Carmine, si è registrato un incremento significativo per il periodo giugno-ottobre 2018 che ha riportato la media annuale agli stessi ordini di grandezza pre-2012.
Sono stati osservati contemporaneamente analoghi picchi nella rete deposimetrica interna all’impianto Arcelor Mittal, in particolare per la postazione cokeria.
Rispetto alla qualità dell’aria e alle deposizioni all’interno dell’area industriale del siderurgico, in connessione al tema della salute e sicurezza dei lavoratori, si ricorda che questo aspetto non è di competenza di ISPRA e Arpa Puglia, in quanto normato da regole e obblighi previsti dal Decreto Legislativo 81/2008 attraverso il quale si definiscono adempimenti per il gestore e per i lavoratori stessi.