Promuovere l’inclusione socio-lavorativa di persone in difficoltà. È questo l’obiettivo del progetto realizzato all’interno del Carcere di Bollate dove, dall’aprile 2018, è stato avviato un impianto di trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici.
Lo scorso 5 luglio, le porte della Casa di reclusione si sono aperte per far visitare l’impianto a istituzioni e giornalisti e per illustrare questa iniziativa che mira a coinvolgere a breve altri detenuti, oltre ai 5 attualmente impiegati. Un vero e proprio laboratorio di economia circolare e sociale, esempio di inclusione e opportunità di sviluppo professionale per le persone coinvolte.
L’incontro, promosso da A2A, si è svolto alla presenza del direttore aggiunto della Casa di Reclusione Milano Bollate, del direttore del Provveditorato per la Regione Lombardia dell’Amministrazione Penitenziaria, dell’ad di A2A, dell’assessore Ambiente e Clima di Regione Lombardia, dell’assessore Mobilità e Ambiente del Comune di Milano, oltre ai vertici di Syndial, società ambientale di Eni. Anche Arpa Lombardia ha partecipato all’evento, in considerazione della sua valenza ambientale, sociale e formativa.
“L’impianto di trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici – spiega Cosima Buccoliero, direttore aggiunto della Casa di Reclusione Milano Bollate – arricchisce il Carcere di Bollate di un’ulteriore opportunità per potersi rimettere in gioco attraverso il lavoro. Si tratta anche di un progetto virtuoso che unisce l’attenzione all’ambiente al terzo settore, dimostrando come una proficua collaborazione tra pubblico e privato possa, come fine ultimo, approdare all’inclusione sociale in un’ottica di vera sostenibilità”.
L’impianto occupa una superficie di circa 3.000 m2 e ha l’autorizzazione al trattamento di 3.000 tonnellate all’anno di RAEE, oltre ad essere dotato di un impianto fotovoltaico per l’autoproduzione di energia green. Il trattamento dei rifiuti viene effettuato su due linee di smontaggio, la prima dedicata a tv, monitor e grandi elettrodomestici come lavatrici e lavastoviglie (tipologia di RAEE R2 e R3), l’altra per i piccoli elettrodomestici (tipologia R4) come telefoni cellulari, personal computer e periferiche, apparecchiature audio e video, utensili e giocattoli elettrici.
Queste attività consentono di recuperare metalli ferrosi e non ferrosi (rame, ottone, bronzo, stagno), tipologie di polimeri plastici, gomma, nonché componenti informatiche come schede elettroniche, hard disk, processori e alimentatori.
“Recupero della materia, ma ancor di più del recupero delle persone”, ha sottolineato Raffaele Cattaneo, assessore Ambiente di Regione Lombardia. “A partire dall’ottica dell’economia circolare si realizza un progetto che ha come fondamento la valorizzazione dell’uomo, che non è più guardato come scarto, ma come un soggetto che mette in gioco la sua umanità. Per questo Regione Lombardia ha finanziato con 2 milioni di euro la realizzazione del capannone che alloggia le apparecchiature per lo smontaggio dei RAEE, favorendone il recupero con la riduzione dell’impatto ambientale e dimostrando la volontà del nostro governo regionale di far fronte alla tematica del sostegno e della formazione dei detenuti, nella prospettiva di un carcere come momento di reinserimento nella società e non solo luogo in cui scontare della pena. Auspico che questa idea possa ampliarsi, nella finalità e negli obiettivi, ad altri territori ed istituti della Regione, al fine di valorizzare le buone pratiche che qui si stanno sperimentando in tema di recupero e riuso delle materie”.
Per la gestione delle attività dell’impianto è stata costituita la società LaboRAEE, controllata da Amsa società del Gruppo A2A. Nel corso del 2018, LaboRAEE ha avviato anche la partnership con il consorzio ECODOM e stretto un accordo triennale con Syndal per il recupero di circa 1.300 tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici provenienti dal Gruppo ENI. Il contratto con Ecodom, il principale Sistema Collettivo che gestisce in Italia, senza fini di lucro, il trasporto e il trattamento dei RAEE, prevede il conferimento in 2 anni di circa 1.300 tonnellate di lavatrici, lavastoviglie e forni ad incasso.