Un progetto che integra in una piattaforma informatica le più moderne tecnologie di analisi dei dati, di osservazione aerea e satellitare per monitorare lo stato di conservazione e rischio di beni culturali che risultano minacciati da fattori ambientali. Si tratta di ArTeK ( (Satellite Enabled Services for Preservation and Valorisation of Cultural Heritage), il progetto durato due anni e concluso nel dicembre 2018. Il rapporto finale è stato recentemente pubblicato sul sito dell’Istituto.
ArTeK è stato finanziato dall’Esa (Agenzia Spaziale Europea) con il sostegno di Asi (Agenzia Spaziale Italiana) ed è stato realizzato grazie alla collaborazione di aziende che si occupano di monitoraggio ambientale e di enti quali Cnr-Imaa (Consiglio Nazionale per le Ricerche – Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale) e Enav (Ente Nazionale per l’Assistenza al Volo).
Il progetto si inserisce all’interno del vasto programma di tutela del territorio di Ispra da oltre venti anni svolge attività con la collaborazione dell’Iscr (Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, MiBAC) per valutare l’impatto di eventi di natura ambientale sui beni culturali.
Il progetto ArTeK ha riguardato nello specifico il monitoraggio di cinque siti pilota di rilevanza storico artistica, tra cui alcuni patrimonio Unesco, che sono stati scelti tenendo in considerazione le peculiarità ambientali del territorio: Villa Adriana e il centro storico di Tivoli (RM), Civita di Bagnoregio (VT), il Parco Regionale Urbano di Monte Orlando e l’area archeologica di Gianola (LT), l’area archeologica di Baia (NA) e Matera.
L’idea alla base del progetto è quella di fornire alle autorità che si occupano di conservazione dei beni culturali gli strumenti per monitorare in tempo reale le condizioni in cui versa il territorio, ma anche di conoscere in anticipo i rischi ambientali a cui sono esposti.
L’impegno di Ispra in questo ambito è di lunga data. Dalla fine degli anni Novanta collabora con l’Iscr per la valutazione dei danni causati al patrimonio storico-artistico italiano dai fattori di pressione ambientale. Anche nel caso del progetto ArTeK, Ispra ha gestito e garantito l’accesso ai dati ambientali nazionali e alle cartografie tematiche per valutare la pericolosità collegata al territorio, sia a causa di fenomeni naturali che indotti dall’uomo.
Sono stati analizzati i dati relativi ai rischi e alle pericolosità legate all’inquinamento, attraverso la stima dei danni di recessione superficiale dovuti all’erosione e a quelli di annerimento dei materiali calcarei causati dal particolato atmosferico.
L’altra minaccia di natura antropica considerata è la presenza di impianti industriali – con pericolo di incidente rilevante – nelle immediate vicinanze dei siti. Per quanto riguarda invece le pericolosità di carattere naturale i fattori considerati rilevanti per l’analisi e l’estrazione dei dati sono stati quelli relativi ai rischi dovuti a fenomeni franosi, all’assetto idrogeologico del territorio, alla vulnerabilità idraulica, alla classificazione di rischio sismico e vulcanico e alle condizioni relative all’erosione costiera.
La combinazione di questi dati con le stime di vulnerabilità fornite da Iscr ha consentito di stimare il grado di rischio a cui sono soggetti i beni culturali. L’integrazione di queste informazioni con le tecnologie e le procedure di osservazione satellitare ed aerea hanno permesso la creazione di un sistema di monitoraggio dinamico. Implementato su larga scala, il sistema permetterebbe di agire in maniera preventiva per attuare interventi di mitigazione o di reagire prontamente nel caso di situazioni potenzialmente pericolose per il patrimonio culturale diffuso nel territorio.
(a cura di Giulia Casasole)