Il sostegno a imprese attive nella transizione all’economia circolare riveste un ruolo importante. In Italia l´ossatura del sistema produttivo è costituito dalle Pmi che spesso accedono con difficoltà ai tradizionali canali bancari. La finanza sostenibile può intervenire efficacemente con azioni mirate a soggetti chiave.
L’economia circolare rappresenta una componente cruciale nell’ambito delle recenti iniziative internazionali in tema di sviluppo sostenibile e di contrasto all’emergenza climatica, in particolare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e l’Accordo di Parigi.
La finanza sostenibile può avere un ruolo importante nell’orientare flussi di capitale verso imprese che adottano e/o intendono adottare modelli circolari o che svolgono attività volte alla transizione dell’economia verso tale paradigma (per esempio, la filiera del riciclo costituisce un tassello indispensabile per un efficiente ciclo integrato dei rifiuti). L’investimento sostenibile e responsabile (Sri, Sustainable and responsible investment) presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente efficace nel supportare queste attività: in particolare, l’approccio orientato al medio-lungo periodo e l’integrazione di criteri ambientali, sociali e di buon governo (Esg, Environmental, social and governance) nell’analisi degli emittenti.
L’Sri si articola in molteplici strategie, che possono essere orientate al finanziamento di progetti in economia circolare. Per esempio:
– l’approccio best in class può prevedere la selezione o il peso degli emittenti in portafoglio privilegiando i migliori in termini di applicazione di modelli circolari all’interno di una categoria o di una classe di attivo
– con investimenti tematici è possibile selezionare gli emittenti focalizzandosi su attività coerenti con l’economia circolare, come il riciclo delle materie produttive, la gestione sostenibile dei rifiuti, l’efficientamento energetico, ecc.
– attraverso l’engagement gli investitori possono avviare un dialogo con le imprese investite con l’obiettivo di incoraggiare l’adozione di modelli di business improntati alla circolarità, per esempio nell’impiego delle risorse e nella gestione delle sostanze di scarto
– progetti di impact investing consentono di effettuare interventi con l’obiettivo di conseguire impatti socio-ambientali positivi misurabili e, al tempo stesso, un rendimento per l’investitore.
Negli ultimi anni è cresciuta la propensione degli investitori a integrare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sdg, Sustainable Development Goals) nelle strategie d’investimento: in riferimento all’economia circolare, i target del goal 12 “Consumo e produzione sostenibili” possono favorire la transizione verso modelli circolari. Per esempio: la gestione sostenibile e l’uso efficiente delle risorse naturali, la minimizzazione degli sprechi alimentari, la gestione eco-compatibile dei rifiuti e l’ottimizzazione dal punto di vista ambientale e sociale dei sistemi di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili.
Con la sottoscrizione degli Sdg e dell’Accordo di Parigi, l’Unione Europea ha scelto di improntare le politiche socio-economiche a un modello di sviluppo circolare. Per consentire ai mercati finanziari di supportare una crescita sostenibile e inclusiva, a marzo 2018 la Commissione ha lanciato un incisivo piano di riforme, l’Action Plan Financing Sustainable Growth e da allora ha agito con significativa risolutezza per attuare le misure ritenute più urgenti, con priorità su ambiente e clima.
Una delle iniziative che potrebbero contribuire a incrementare le potenzialità della finanza sostenibile è la cosiddetta “tassonomia”, una classificazione delle attività economiche eco-compatibili, concepita come guida per gli investitori che intendono orientare i propri investimenti verso attività in linea con i 6 obiettivi ambientali dell’Ue… Leggi l’articolo completo (pdf) in Ecoscienza 5/2019
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Autrice: Federica Casarsa
Communication officer, Forum per la finanza sostenibile
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