Torniamo sul tema, già affrontato quando abbiamo ripreso l’intervento “Infodemia, la paura al tempo del Coronavirus“. Questa volta proponiamo un estratto dell’ampio servizio di Rosy Battaglia su Valori.it. La nota giornalista investigativa, prendo spunto proprio dall’articolo di Fabrizio Bianchi e Liliana Cori del CNR.
In particolare ci interessa tutta la parte del servizio nella quale Rosy Battaglia evidenzia come l’informazione pacata e scientifica alza le difese immunitarie. Nel bailamme, poche le voci che hanno invitato alla calma.
L’informazione pacata e scientifica alza le difese immunitarie
«Il coronavirus ha un alto tasso di viralità ma un basso tasso di mortalità. Non ci sono ancora strumenti farmacologici in grado di bloccarlo, quindi le strategie di prevenzione sono fondamentali – ha ribadito Vittorio Agnoletto (medico, attivista per i diritti umani e docente di «Globalizzazione e politiche della salute» all’Università degli Studi di Milano) Così come Roberta Villa, medico e giornalista scientifica freelance, si è ritrovata a essere nei momenti di caos, punto di riferimento in rete. Ribadendo, attraverso i suoi canali social instagram e youtube, l’importanza di fonti informative sicure e attendibili, come l’indiscutibile Organizzazione Mondiale della Sanità.
Sul tema è intervenuto anche l’ Ordine nazionale degli psicologi , invitando a «non cercare di placare l’ansia inseguendo informazioni spesso amplificate ed incontrollate». Tutto ciò, hanno spiegato gli psicologi, perché la «percezione del rischio» può essere distorta e amplificata fino a portare a condizioni di panico. Che non sono quasi sempre del tutto ingiustificate, ma aumentano il rischio. I comportamenti meno razionali, infatti, portano a un abbassamento delle difese, anche biologiche, dell’organismo».
Quali sono le fonti ufficiali e scientifiche attendibili?
Lo scorso 31 gennaio, il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per l’epidemia da CoronaVirus, per la durata di sei mesi. Il coordinamento degli interventi è stato affidato al Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Proprio dal sito della Protezione Civile, si evince, però, la dispersione della gestione delle informazioni, a partire dalle regioni.
Ognuna con un proprio numero telefonico di riferimento per affrontare lo stato di crisi. Le principali fonti istituzionali sanitarie italiane, rimangono, quindi, il sito del Ministero della Salute, che ha dedicato una pagina ad hoc al Coronavirus e il portale dell’epidemiologia pubblica Epicentro, a cura dell’Istituto Superiore di Sanità. Sempre l’Iss ha attivato un canale anti-bufale. Altre informazioni scientifiche e attendibili sono reperibili poi sul sito dell’ Associazione Italiana di Epidemiologia, sulle riviste scientifiche online Epidemiologia & Prevenzione e Scienza in rete.
Al Nord e in Italia si muore di più per inquinamento atmosferico
«Respirare o ingerire un virus pericoloso, come COVID-19, evoca una paura diversa e
maggiore rispetto a respirare o ingestire una particella ultrafine carica di sostanze cancerogenesottolinea Liliana Cori, ricercatrice all’IFC CNR di Pisa, che si occupa anche della comunicazione del rischio. Proprio in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, a causa dell’elevato inquinamento atmosferico, si concentrano molti di quegli oltre 100 decessi giornalieri, per mortalità precoce da micropolveri. Almeno 58.600 persone l’anno, secondo i più recenti dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. Ma che non fanno «notizia», perché?
«Se il rischio è volontario, ci sembra più basso. Se ci viene imposto dagli altri viene percepito come maggiore.
Questa epidemia, come tutte le altre precedenti è involontaria, poco controllabile da noi e pare anche dalle autorità- spiega Liliana Cori. Un nuovo rischio, poco conosciuto e ancora senza rimedi, fa ovviamente paura. «Specie se si continua ad evocare la paura della morte». Come la conta giornaliera di deceduti, infettati e isolati, amplificata dai media.
La paura alimentata da mancanza di conoscenza e fiducia
«Gli elementi affinché si scatenasse il panico, nel caso del virus COVID-19 e non una sana paura che ci rende, invece, vigili al pericolo, purtroppo si sono delineati tutti- spiega Liliana Cori. Elementi su cui dobbiamo riflettere, come la mancanza di conoscenza e fiducia, tra cittadini e istituzioni. Anche in base alla letteratura scientifica esistente e alla guida istituzionale sulla comunicazione del rischio ambientale per la salute. Soluzioni possibili? «Informare, sensibilizzare, produrre e diffondere buona conoscenza, attraverso il mondo della scienza e della medicina è e rimane fondamentale. Tenere gli uffici e i presidi sempre aperti, dobbiamo rispondere come collettività alla paura del singolo».
L’articolo integrale di Rosy Battaglia su Valori.it
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