Al termine di ogni anno di attività, ARPAT redige un report sull’attività di monitoraggio svolta nell’ambito dell’operatività della rete regionale di recupero animali spiaggiati lungo le coste toscane, come previsto da una procedura standardizzata di intervento in cui l’Agenzia riveste un ruolo di coordinamento nella rete che fa capo all’Osservatorio Toscano per la Biodiversità di Regione Toscana. Nel report sono contenuti i numeri e le specie registrate, i campioni analizzati, le analisi svolte, riportando tutti i dati ed alcune elaborazioni, non solo per i cetacei, ma anche per le tartarughe ed i grandi pesci cartilaginei, avvistati, spiaggiati e catturati accidentalmente in Toscana.
Illustriamo in questo articolo una sintesi dei dati contenuti nel report del 2018 e una anticipazione di quelli del 2019 che saranno pubblicati prossimamente nel report annuale non appena saranno completate tutte le analisi sugli esemplari di cetacei spiaggiati, da parte dei tecnici delle tre università toscane (Siena, Pisa, Firenze) e dei veterinari dell’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana (IZSLT), sez. di Pisa, che forniscono una relazione sanitaria annuale sulle probabili cause di morte.
È possibile già adesso consultare la mappa interattiva aggiornata con i dati registrati di tutti gli esemplari di cetacei spiaggiati nel 2019 lungo le coste toscane e vedere, per la maggior parte dei casi, quali sono gli esiti degli esami e delle indagini svolte. La mappa, disponibile già dall’estate del 2019, redatta in concomitanza con il picco estivo degli spiaggiamenti, rappresenta un utile strumento per visualizzare a colpo d’occhio la distribuzione lungo tutta la costa toscana degli eventi di spiaggiamento.
Nel 2019 si è quindi registrato il numero più alto di cetacei spiaggiati in Toscana dal 1986, quando iniziò il monitoraggio degli eventi di spiaggiamento nella nostra regione. Il trend 1986-2019 mostra un numero medio di circa 19 (19,17) animali l’anno per un totale di 652 cetacei registrati
In particolare nel 2019 si sono registrati 59 cetacei spiaggiati morti o in grave difficoltà lungo le coste toscane o comunque ritrovati in mare: 18 stenelle, 31 tursiopi, 2 capodogli, 8 cetacei rimasti indeterminati a causa dell’avanzato stato di decomposizione che non ne ha permesso l’esatta identificazione (tra cui due di grandi dimensioni, probabilmente capodogli).
E questo dato rappresenta il numero più alto (31 esemplari) mai registrato, sempre in Toscana, di tursiopi. Di solito la specie più frequente è sempre stata la stenella striata che aveva raggiunto un picco nel 2017 con 28 esemplari morti.
Il 59% degli eventi (35 su 59) del 2019 si è infatti concentrato nel periodo estivo giugno-settembre, con 22 tursiopi (il 62% di questa specie) registrati e solo 6 delle 18 stenelle registrate in tutto l’anno (il 33%).
Il periodo estivo, quindi, ha destato non poca preoccupazione per il susseguirsi di spiaggiamenti concentrati in relativamente pochi giorni e quasi tutti a carico di un’unica specie.
I delfini recuperati erano piuttosto freschi, morti da poche ore ed in tre casi sono stati avvistati in grandi difficoltà, ma ancora vivi, in acque molto basse o addirittura già fermi sulla battigia. L’intervento degli uomini della capitaneria, o di alcune persone presenti sulla spiaggia, ha allontanato i delfini temporaneamente riportandoli in acque un po’ più profonde: in due casi gli animali sembrano aver ripreso il largo ma in un caso l’animale è comunque deceduto.
Grazie al fatto che i delfini fossero appena morti è stato possibile eseguire analisi approfondite su 16 animali. Per le necroscopie (su 14 animali) i veterinari dell’IZSLT di Pisa hanno campionato tutti gli organi e tessuti per analisi patologiche, parassitologiche, virologiche, batteriologiche. Inoltre è stato prelevato lo stomaco di 15 esemplari, per lo studio della dieta e la ricerca di eventuale marine litter, soprattutto plastiche, ricerche queste che vengono effettuate dagli operatori del Settore Mare di ARPAT; uno stomaco particolarmente vuoto può essere indicazione del fatto che il delfino non stava bene e non si alimentava da diversi giorni. Alcuni tessuti (su 16 animali) sono stati campionati anche per la ricerca di contaminanti organoclorurati, indagine che è stata e sarà condotta dai laboratori del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena, e per le indagini genetiche condotte grazie al lavoro dell’Università di Firenze.
Gli altri esemplari, in pessime condizioni di conservazione, sono stati distrutti senza avere la possibilità di essere analizzati; alcuni di essi (16 delfini) sono stati abbandonati sul posto data l’impossibilità di raggiungerli o perché alla deriva in mare o perché spiaggiati in luoghi remoti e non accessibili.
Il report sull’attività di monitoraggio del 2018 riporta tutti i dati delle specie registrate ed alcune elaborazioni, non solo per i cetacei, ma anche per le tartarughe ed i grandi pesci cartilaginei, avvistati, spiaggiati e catturati accidentalmente in Toscana.
Per quanto riguarda i cetacei, durante il 2018 si sono registrati 23 eventi di spiaggiamento: 11 stenelle (48% del totale), 9 tursiopi (39%) e 3 individui che sono rimasti indeterminati a causa del pessimo stato di conservazione della carcassa, che non ne ha permesso una esatta determinazione della specie (da attribuire comunque a piccoli cetacei odontoceti). Non sono stati invece registrati cetacei di grandi dimensioni (maggiori di 5 m di lunghezza totale) come balenottere o capodogli.
Si sono registrati anche 23 eventi di avvistamento per un totale di 89 cetacei, avvistamenti quasi esclusivamente a carico delle due specie maggiormente presenti nelle nostre acque, ovvero stenella e tursiope. In base al numero di individui registrati, il tursiope è risultata la specie maggiormente avvistata (66%).
Durante il 2018 sono state inoltre recuperate 49 tartarughe marine, 48 appartenenti alla specie più comune Caretta caretta, e solo 1 alla molto rara, e solo occasionale per il nostro mare, tartaruga verde Chelonia mydas. Delle 49 tartarughe recuperate, circa il 70% erano già morte e il 30% erano vive.
Tra questi sono degni di nota due catture accidentali in attrezzi da pesca (esemplari subito liberati) ed 8 ospedalizzazioni presso un centro di recupero, per un periodo di lunghezza variabile. Alcune tartarughe, infatti, mostravano segni di sofferenza o particolari problematiche sanitarie che hanno richiesto anche interventi terapeutici o chirurgici specifici. 3 tartarughe sono morte durante la “degenza”, le altre sono state liberate previa marcatura con targhetta metallica.
Negli ultimi anni lungo le coste toscane si sono avute segnalazioni di eventi di nidificazione di tartaruga comune. Grazie all’attività di monitoraggio delle aree di possibile nidificazione, coordinate dal Settore Tutela della Natura e del Mare della Regione Toscana nell’ambito delle attività dell’OTB e della rete toscana, realizzate grazie soprattutto all’attività volontaria di associazioni private ed ambientaliste, nell’estate 2018 si sono potuti registrare ben quattro eventi di nidificazione lungo le nostre coste: due nella stessa spiaggia di Santa Lucia (nel comune di Rosignano Marittimo), uno a Rimigliano (San Vincenzo) ed uno all’Isola d’Elba (Capoliveri).
L’attività di monitoraggio e recupero dei grandi pesci cartilaginei ha invece registrato 6 segnalazioni (per un totale di 26 animali) di cui 23 eventi di avvistamento (88%), 2 di cattura accidentale causata da attrezzi da pesca (8%, strascico e reti da posta) e uno spiaggiamento (4%). Le specie registrate sono la verdesca Prionace glauca, lo squalo capopiatto Hexanchus griseus, lo squalo grigio Carcharhinus plumbeus e la pastinaca violacea Pteroplatytrygon violacea.
Il report contiene la scheda dettagliata di ogni esemplare recuperato e, per cinque cetacei e sei tartarughe, il referto necroscopico redatta a cura dei veterinari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana (IZSLT), sede di Pisa. Su questi esemplari, benché non sempre le carcasse presentassero buone condizioni di conservazione, è stato eseguito, a cura dei veterinari dell’IZSLT, un esame anatomo-patologico completo, ricerche batteriologiche, virologiche, parassitologiche, istologiche, sierologiche, genetiche e biotossicologiche. In relazione a queste ultime va specificato che i contaminanti specifici per i cetacei quali PPCB, Hg e pesticidi, vengono ricercati dall’Università di Siena.
Testo di Cecilia Mancusi