Ogni anno, in Italia, vengono generate circa 400.000 tonnellate di pneumatici fuori uso (PFU), provenienti dal mercato del ricambio (la sostituzione presso i gommisti) e della demolizione dei veicoli. Il settore è rappresenato da un tessuto industriale articolato, con circa 100 aziende, con oltre 1.000 addetti, che, su tutto il territorio nazionale, si occupano di raccolta e trasporto dei PFU e della produzione di granulo e polverino, in grado di garantire la raccolta e il recupero del 100% dei PFU generati da pneumatici regolarmente immessi sul mercato.
L’obiettivo del Decreto, approvato dal Ministero, come ci fa sapere Ecopneus [Ecopneus è la società senza scopo di lucro per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e il recupero dei Pneumatici Fuori Uso (PFU), costituita dai principali produttori di pneumatici operanti in Italia] in un suo comunicato stampa del 1 aprile 2020, è quello di fornire maggiori certezze sulle procedure di riciclo dei PFU, per garantire un’elevata qualità e sicurezza dei materiali in uscita dagli impianti di gestione di questo matariale in modo da consentirne un pieno ed effettivo recupero ed utilizzo in tante applicazioni e prodotti.
Secondo Ecopneus, tra i leader nel settore, avere una normativa nazionale certa eliminerà molti problemi derivanti dalle incertezze che, fino ad oggi, erano presenti e consentirà di superare quelle differenze che, nel regime di autorizzazioni “caso per caso”, si sarebbero potute creare a livello nazionale.
Il testo del decreto, che era stato oggetto di un parere del Consiglio di Stato alla fine del 2019, si articola in 6 articoli e 3 allegati, contiene le “tipologie di rifiuti ammessi alle lavorazioni negli impianti” ed “individua un sistema di test e di tracciamento che garantirà qualità e sicurezza delle applicazioni realizzate con l’utilizzo del granulo e polverino da PFU da parte di un numero sempre crescente di aziende specializzate“.
In questo modo gli impianti di riciclo, da una parte, avranno la certezza di come il materiale riciclato in uscita dall’impianto sarà inquadrato, le aziende che utilizzano granulo e polverino, dall’altra, acquisteranno materiale certificato per qualità, caratteristiche e sicurezza.
I criteri e le condizioni specifiche che stabiliscono quando la gomma vulcanizzata derivante da PFU cessa di essere qualificata come rifiuto e diventa risorsa riguardano:
- la tipologia dei rifiuti cui il regolamento si applica;
- le modalità di ricevimento e accettazione dei conferimenti;
- alcune caratteristiche dell’impianto;
- le modalità di controllo e verifiche dell’output per lotti di produzione per il rilascio della dichiarazione di conformità;
- i vincoli di conservazione della documentazione e di tracciamento;
- gli impieghi consentiti e i limiti di utilizzo della GVG-Gomma Vulcanizzata Granulare.
Per quanto riguarda gli usi finali della materia rigenerata, questa può essere impiegata in molteplici settori: asfalti stradali, impiantistica sportiva, edilizia e arredo urbano. In particolare, produzione di articoli e/o componenti di articoli in gomma, materiali compositi bituminosi quali bitumi modificati, membrane bituminose, additivi per asfalti a base gomma, mastici sigillanti, asfalti o conglomerati cementizi alleggeriti e materia prima per l’industria chimica.
Il decreto è il frutto di un ampio e articolato percorso di confronto, verifiche ed analisi condotte dal Ministero dell’Ambiente con il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità, ISPRA e l’Unione Europea e risulta una chiara manifestazione della volontà del nostro Paese di accelerare la transizione verso l’economia circolare.
Il regolamento, che disciplina la gomma vulcanizzata granulare, segue quello sui PAP, rifiuti da prodotti assorbenti per la persona, firmato il 15 maggio 2019. Questo è stato il primo decreto EOW (End of Waste), a livello nazionale, con l’obiettivo di disciplinare la produzione di circa 900.000 tonnellate di rifiuti da prodotti assorbenti per la persona, che, in via generale, erano destinati allo smaltimento in discarica, mentre oggi, a valle di un trattamento di sterilizzazione e separazione, si ottengono 3 diversi materiali: miscela di plastiche, polimero superassorbente SAP e cellulosa a basso e alto contenuto di SAP.
Nei prossimi mesi, invece, è possibile che vedremo approvare il
- regolamento sulla carta da macero, che può essere riusata come materia prima nella manifattura di carta e cartone ad opera dell’industria cartaria e di industrie che utilizzano come riferimento la norma UNI EN 643
- regolamento sui rifiuti da costruzione e demolizione (C&D), che rappresentano una parte preponderante della produzione italiana di rifiuti speciali. Si tratta, comprese le terre e rocce da scavo, di circa 51 milioni di tonnellate annue.
Leggi il testo del Regolamento pubblicato in G.U. Serie Generale n. 93 del 8 aprile 2020
Testo a cura di Stefania Calleri