Intervista a Maurizio Dionisio, direttore generale di Arta Abruzzo. Continuiamo con lui il “giro d’Italia” con i direttori generali delle agenzie ambientali che compongono il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, per capire da loro come stanno affrontando l’attuale periodo di crisi e come pensano di poter contribuire ad uscirne in una logica di “transizione ecologica”, come sempre più spesso si legge nei documenti ufficiali.
Il Paese sta affrontando una crisi sanitaria, sociale ed economica con pochi precedenti, ma al contempo sta lavorando per uscirne e costruire una prospettiva di ripartenza. In quale modo il SNPA può dare il proprio contributo perché questa ripartenza sia nel segno dell’ambiente?
Protezione ambientale e crescita economica rappresentano un binomio inscindibile per garantire la ripartenza dopo la pandemia da Covid-19, soprattutto in un Abruzzo che vanta il titolo di regione verde d’Europa. In tal senso, le singole Agenzie e tutto il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, potranno giocare un ruolo fondamentale per bruciare le tappe e rimettere in moto un sistema economico stravolto dalla lunga chiusura. Ma solo a condizione che le Agenzie amplino le loro competenze ed il loro ruolo, ben al di là delle importanti attività di controllo e monitoraggio che svolgono attualmente. In altre parole, mutuando un concetto espresso da uno dei primi direttori generali di Arpa, ritengo che le agenzie debbano diventare enti “dispensatori di servizi complessi”.
In Abruzzo, l’attuale Consiglio Regionale si sta muovendo proprio in questa direzione. Ne è la prova, la recente decisione da parte dell’assise di attribuire all’Agenzia il ruolo di soggetto attuatore della legge “Abruzzo regione del benessere”. Come Arta avremo, dunque, la grande occasione di trasformare il territorio abruzzese in un luogo d’eccellenza per la qualità della vita.
Ritengo sia fondamentale coniugare i principi di salute e di benessere con gli obiettivi di tutela dell’ambiente e di sviluppo sostenibile. E sono convinto che questa legge sia un esempio virtuoso di “ambientalismo antropocentrico”, ovvero di una visione che pone l’uomo al centro dell’ambiente e la tutela dell’ecosistema quale priorità per migliorare la qualità della vita degli esseri umani.
Se la ripartenza del Paese deve essere nel segno dell’ambiente, quali potrebbero essere i problemi che ancora impediscono il consolidamento di un forte Sistema nazionale di protezione ambientale, da affrontare e risolvere una volta per tutte?
Mi sento di affermare, senza tema di smentita, che per rafforzare il Sistema occorre potenziare le singole Agenzie attraverso un intervento dei decisori politici a tutti i livelli, dal Ministero all’Assessorato Regionale all’Ambiente. Le ARPA dovranno assumere gradualmente un ruolo sempre più ampio, in linea con le mutate esigenze dei territori di riferimento; da enti di controllo e gestione delle emergenze, diventare realtà in grado di fornire un contributo fondamentale alla pianificazione e alla programmazione in termini ambientali, mettendo a sistema le loro competenze per disegnare il futuro dei nostri territori. Solo allora potremo ambire ad un potenziamento del Sistema nazionale. In tal senso abbiamo fatto passi in avanti ma dobbiamo ancora crescere.
Probabilmente, il problema risiede nel fatto che ancora non si è raggiunta la piena consapevolezza di quanto sia prezioso l’operato svolto dalle Agenzie per l’Ambiente. Qualche mio predecessore ha inteso il ruolo di ARTA legato solo ed esclusivamente alle funzioni di controllo e sanzionatorie. Io credo che questa visione faccia parte di un modus operandi fuori dal tempo. Certo, dobbiamo assicurare il rispetto delle norme ambientali, questo è uno dei nostri compiti, ma al contempo dobbiamo contribuire, ad esempio, a far sì che si incentivi e si favorisca una logica di prevenzione, che sia molto più efficace ed estensiva.
E poi permangono problemi legati alla mancanza di sinergie all’interno dell’Agenzia. Ne parlo con cognizione di causa, essendo stato alla guida di Arta Abruzzo nei primi anni duemila, per poi tornare alla mia attività libero professionale come avvocato cassazionista. Oggi, dopo 15 anni, sono di nuovo chiamato a svolgere questo prestigioso incarico. E’ passato un arco di tempo importante fra le mie due esperienze di conduzione dell’agenzia; ciononostante, ho ritrovato gli stessi vizi e le stesse virtù di allora, come se il mondo che fuori è cambiato in modo repentino, dentro l’Agenzia fosse scorso al rallentatore. Oggi, come allora, dai direttori delle singole strutture territoriali giungono richieste di incremento del personale, di maggiori risorse e di strumentazioni aggiuntive.
Troppo spesso, percepisco nei direttori una visione molto parziale, quasi “proprietaria” del proprio presidio territoriale, come se l’agenzia fosse un mosaico composto da entità autonome e non costituisse invece una realtà unica. Non è possibile, oggi, rimanere arroccati in una realtà del passato, quasi come se ogni unità organizzativa fosse un “castello” da vivere come un microcosmo distante e indipendente dagli altri. È indispensabile avere capacità di fare squadra e creare sinergie fra funzioni e professionalità diverse.
Personalmente, presumo di avere una visione manageriale differente rispetto a chi viene dall’interno delle stesse Agenzie o da altre pubbliche amministrazioni. In cotal guisa da non ritenermi un “capo ufficio” essendo queste incombenze proprie di altre figure dirigenziali e riservandomi l’attuazione di progettualità che passano attraverso “linee di vetta”.
Sulla base di condizioni di rinnovata forza e autonomia il SNPA può svolgere un ruolo importante nello scenario che si sta profilando in Italia e in Europa?
Il Sistema nazionale, coeso ed autorevole, potrà svolgere un ruolo fondamentale soprattutto in prospettiva, dato che il 37 per cento del programma Next Generation EU (Recovery Fund) verrà speso per gli obiettivi del Green deal. Solo a condizione, però, che le singole Agenzie recuperino il gap di credibilità nei confronti delle istituzioni, del mondo dell’ambientalismo e dell’opinione pubblica. Occorre un cambio di passo: dobbiamo imparare a comunicare in maniera più efficace l’importanza delle attività che svolgiamo, la centralità e la rilevanza del nostro ruolo, le nostre enormi potenzialità. Le faccio un esempio: mi è capitato di entrare in uno stabilimento balneare sulla Promenade des Anglais, a Nizza. La prima cosa nella quale ci si imbatte è una bacheca sulla quale sono presentati i risultati più recenti delle analisi delle acque per mostrare quanto siano pulite. Ebbene, l’Agenzia ambientale della Provenza che svolge questo compito con queste modalità, è percepita come una realtà estremamente utile ed importante.
E poi, dobbiamo avere un peso specifico maggiore nei luoghi dove si decidono le strategie, per poter fornire il nostro punto di vista sulle scelte in materia di tutela ambientale. E, soprattutto, per crescere è necessario sviluppare capacità progettuali al fine di intercettare le ingenti risorse economiche messe a disposizione dai programmi europei. Per un periodo di tempo ho prestato la mia opera professionale presso gli uffici del Parlamento europeo a Bruxelles e a Strasburgo. Ebbene, presso quelle sedi la cultura ambientalista è molto presente e radicata. Anche noi come SNPA, come Ispra, dovremmo essere presenti in quei luoghi.
In conclusione, non v’è alcun dubbio che il SNPA possa svolgere un ruolo fondamentale; ma per centrare tutti gli obiettivi strategici e programmatici, servirà comprendere che il mondo è cambiato e che occorre ampliare la nostra visione in una prospettiva di più lungo respiro.
(Intervista a cura di Marco Talluri, coordinatore della redazione di AmbienteInforma)