Servirà ancora qualche tempo, anche a causa delle problematiche da affrontare per un Governo appena insediato. Tuttavia, nei prossimi mesi l’Italia potrà finalmente colmare una differenza di un certo qual peso rispetto ad altri grandi paesi, dotandosi finalmente di un servizio meteorologico nazionale.
Per la nascita dell’Agenzia per la meteorologia e climatologia ItaliaMeteo, prevista dalla Legge n. 205/2017, sono stati infatti recentemente compiuti alcuni passi formali decisivi – lo Statuto prodotto dal Comitato di Indirizzo per la Meteorologia e Climatologia e il Regolamento pubblicato in gazzetta lo scorso 20 gennaio. Manca soltanto l’ultimo tassello, la nomina del Direttore, che avverrà con Decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Stante le attuali problematiche di Governo, bisognerà perciò portare ancora un po’ di pazienza per vedere prendere vita a quell’agognato progetto che, negli ultimi vent’anni, è sempre rimasto incompiuto. Il primo tentativo di un Servizio meteorologico nazionale distribuito risale al 1998, con il decentramento rimasto una semplice volontà dentro al “Bassanini”; poi Smnd è stato rilanciato nel 2012, e anche in questo caso si è concluso con un nulla di fatto sotto i colpi incrociati di questa o quella lobby, o di una più allarmante ignoranza della materia in oggetto.
Perché non si tratta della seppur utile questione di stabilire in maniera omogenea lungo tutto lo stivale se domani sarà giorno adatto o meno per stendere il bucato. In ballo ci sono interessi e obiettivi di altro tenore: la sicurezza di persone e cose attraverso meccanismi di allertamento davvero omogenei in un paese incredibilmente fragile dal punto di vista idrogeologico; la condivisione di dati e servizi radar capaci di parlarsi fra loro senza essere affetti da sistemi di misura differenti; i modelli ad alta risoluzione concatenati e i relativi servizi dedicati ai diversi settori della società civile, dall’agricoltura al turismo. E ancora, analisi e ricerche per documentare la crisi climatica in atto; efficaci azioni di comunicazione e formazione di respiro nazionale.
In pratica, un’Agenzia nazionale che fornisce contributi e servizi capaci di impattare per miliardi di euro sull’economia del paese, un ottimo motivo per arrivare finalmente alla conclusione di questo lungo processo (e saremmo comunque ancora solo alla partenza).
Carlo Cacciamani, fisico, climatologo, tornato responsabile della Struttura IdroMeteoClima dell’Agenzia regionale di prevenzione ambiente e energia dell’Emilia-Romagna dopo l’esperienza al Dipartimento nazionale di Protezione civile, è il coordinatore del Comitato di Indirizzo e precisa così alcuni aspetti: “Non siamo ancora arrivati in fondo, anche se in due anni è stata compiuta una mezza rivoluzione copernicana, definendo la governance di un Servizio meteo nazionale e preparando quanto necessario per l’approvazione dello Statuto e del Regolamento. Fondamentale la ricognizione di tutti gli assetti già presenti sul territorio nazionale, personale e infrastrutture compresi. Abbiamo incontrato una varietà incredibile, con la difficoltà di dover mettere d’accordo un’infinità di attori diversi, statali e regionali. Il risultato è stato un vero e proprio inventario in termini di reti, capacità modellistiche, strumentazioni d’eccezione come i radar e quant’altro serva ad un moderno servizio meteorologico”.
Quale sarà quindi il ruolo di ItaliaMeteo?
“Questa nuova Agenzia nazionale di servizio meteo civile oltre ad avere il suolo di servizio meteo nazionale è anche una struttura di coordinamento di tutti gli Enti Meteo (così battezzati nell’allegato 1 al DPR 186/2020) che a titolo diverso sono anche dentro le regioni, il più delle volte dentro le Arpa. Questo elenco include ovviamente il Ministero della Difesa e delle Forze Armate, Università, Fondazioni, e potrà essere ridefinito o modificato secondo le indicazioni del Comitato di indirizzo con un provvedimento del Direttore”.
Una figura attualmente assente…
“Non è una mancanza da poco, perché senza il legale rappresentante ItaliaMeteo non può partire. Il Direttore predispone il programma delle attività e compone il bilancio, lo sottopone al controllo del comitato di indirizzo e lo passa al Ministro dell’università e ricerca per il finanziamento; deve poi nominare 4 dirigenti e provvedere a quanto necessario per l’assunzione di 48 dipendenti e 30 consulenti”.
Numeri che non reggono il confronto con analoghi servizi meteorologici nazionali come il Met-Office o Meteofrance.
“Il nostro regolamento stabilisce le modalità con cui ItaliaMeteo si rapporta con gli altri Enti Meteo attraverso convenzioni che possono riguardare anche il personale. Ma la cosa più importante sarà la governance unitaria, la standardizzazione delle osservazioni, la policy dei dati: ItaliaMeteo significa mettere a sistema l’esistente, estendere a tutto il paese quello che già c’è e funziona bene, e per fortuna è una ampia fetta di lavoro. Non necessariamente bisogna rifare tutto a livello centrale”.
Una fetta di collaborazioni sarà con il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente.
“Come detto, spesso i servizi meteo regionali, con funzioni di protezione civile, sono all’interno delle Agenzie regionali di protezione dell’ambiente: in alcuni casi sono vere e proprie eccellenze che metteranno a fattor comune la propria esperienza. Ma non collaboreremo solo le realtà locali, visto che Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, si occupa di ricerca, climatologia inclusa. E poi Snpa sarà un partner imprescindibile per i progetti a sfondo ambientale, come quello di monitoraggio europeo Copernicus. La sua declinazione italiana, Mirror Copernicus, è suddivisa in sei differenti servizi, e uno è proprio dedicato a Idro-meteo-clima”.