Il Green Deal europeo promosso dall’Unione Europea verso un’economia pulita e circolare prende forma anche in piccoli ma concreti passi: verrebbe quasi da dire anche attraverso “un buon caffè”. Quante volte ci siamo infatti chiesti cosa fare delle capsule esauste del caffè? Fino ad oggi le risposte date ai consumatori sono state “difficili da digerire” per la necessità di dover separare manualmente il contenuto dal contenitore.
Una soluzione al problema consiste nel raccogliere separatamente le capsule ed avviarle ad un impianto industriale per la lavorazione, separazione e recupero dei materiali. Proprio con queste finalità nasce il “Progetto pilota di recupero delle capsule esauste di caffè in plastica”, sottoscritto nei giorni scorsi dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, da ARPA FVG, AcegasApsAmga SpA, Net SpA, A&T 2000 SpA, Illycaffè SpA e Nestlè Italiana SpA.
Si tratta di un accordo pubblico-privato innovativo, primo in Italia, che prevede di valutare la fattibilità tecnica ed economica dell’intera filiera di riciclo delle capsule di caffè esauste, dalla raccolta differenziata alla successiva lavorazione in un impianto di recupero industriale.
Il progetto nasce dalla constatazione che ad oggi non esiste un sistema strutturato ed integrato di raccolta differenziata e di riciclaggio delle capsule esauste di caffè, che vengono raccolte come rifiuti indifferenziati e che, dopo un primo trattamento, trovano la loro principale destinazione in discarica o in inceneritore con impatti sull’ambiente non certo trascurabili.
Le capsule sono infatti composte da materiali riciclabili che, se opportunamente raccolte, hanno ancora un alto valore di mercato: l’imballo è in genere di plastica o di alluminio, mentre il contenuto è una miscela di acqua e polvere di caffè che può essere compostata.
All’interno del progetto pilota Arpa FVG interverrà con attività di validazione dei dati di produzione, raccolta e gestione delle capsule di caffè raccolte.