Un drone aereo, uno subacqueo, il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure. Insieme, nelle acque di San Michele di Pagana, vicino a Rapallo (GE), per sperimentare nuovi sistemi di monitoraggio della Posidonia oceanica, un prezioso alleato della biodiversità marina e della difesa dall’erosione costiera.
Nei giorni scorsi si è tenuta la prima uscita congiunta fra i due enti: condizioni meteomarine ideali hanno permesso di sfruttare appieno l’attività esterna, che ha visto la presenza sia del drone aereo Arpal, sia di quello subacqueo dell’Università di Pisa.
La Posidonia oceanica è una pianta sottomarina, un elemento naturale di pregio, oggetto di azioni specifiche della Strategia marina, attività di cui Arpal è capofila per tutto il Mar Mediterraneo Occidentale dalla Liguria alla Campania, Sardegna inclusa. Nello specifico, ricercatori e tecnici stanno provando a sfruttare le interazioni fra i due droni per ottenere in maniera più precisa e rapida il monitoraggio finora affidato a sommozzatori.
Il drone aereo di Arpal è un Mavic 2 Pro, un quadricottero da 907 grammi, un’autonomia da mezz’ora di volo fino a 70 km/h e sistema di rilevazione dell’ostacolo omnidirezionale, equipaggiato con fotocamera ad alta definizione da 20 MegaPixel che consente le più ampie possibilità di elaborazione e modifica delle immagini.
Il drone subacqueo del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa è Zeno, un robot sottomarino dotato di telecamera, sonar e intelligenza artificiale.
Il sistema di navigazione a bordo gli consente di compiere autonomamente la missione che gli è stata assegnata, senza bisogno di essere teleguidato dalla superficie.
Grazie alla telecamera, Zeno ha acquisito immagini della prateria di posidonia, eseguendo anche l’analisi del fondale nei punti di maggiore interesse, per esempio lungo le zone di confine tra le praterie e la sabbia. Il robot è inoltre dotato di un sonar, in modo da poter acquisire anche “immagini” acustiche: le onde acustiche infatti viaggiano più agevolmente nell’acqua, ed è possibile ricostruire una scansione del fondale anche analizzando i dati acustici raccolti dal veicolo.
Il sonar di Zeno emette onde sonore che sono riflesse dal fondale, e poi captate di nuovo dai ricevitori del robot e analizzate per acquisire informazioni preziose su ciò che l’onda acustica ha incontrato durante il suo passaggio.
Le due “immagini”, visiva e sonora, vengono poi integrate per ottenere più informazioni possibili sullo stato e l’estensione delle praterie di posidonia.