Liguria apripista a livello nazionale nel contrasto sistematico alla pandemia da Covid-19 con il metodo di analisi ottimizzato grazie alla collaborazione fra Regione Liguria, Arpal e Università degli Studi di Genova per rilevare la presenza del Sars-CoV-2 nei reflui fognari e adottato in tutto il Paese, dopo la validazione dell’Istituto Superiore di Sanità.
“Nell’ambito del progetto europeo e italiano – afferma il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti – la Liguria è riuscita ad affinare il metodo migliore, tanto che l’Istituto Superiore di Sanità lo ha validato e lo ha assunto a livello nazionale. Sono orgoglioso di questo risultato: questo sistema consente di anticipare di 14 giorni l’andamento territoriale del contagio e rappresenta quindi uno straordinario strumento in mano a chi deve assumere decisioni, a livello nazionale e locale, soprattutto in questo momento di riapertura progressiva del Paese, per affrontare i mesi futuri con azioni ancora più mirate ed efficaci. È infatti evidente la diversa efficacia di uno screening su un campione di popolazione attraverso i tamponi e un metodo che, invece, è in grado di rilevare la diffusione del Covid sull’intera popolazione analizzata, anche sugli asintomatici, restituendo tutte le informazioni utili con un paio di settimane di anticipo”.
Regione Liguria ha investito quasi mezzo milione di euro in due anni per potenziare il sistema di monitoraggio e controllo della virologia ambientale: Università di Genova e Arpal hanno unito le competenze, perfezionando un nuovo metodo analitico ormai riconosciuto a livello internazionale e creando una nuova linea analitica nel laboratorio dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure.
All’interno del progetto dell’Istituto Superiore di Sanità ‘Sari – Sorveglianza ambientale di Sars-CoV-2 attraverso i reflui urbani in Italia: indicazioni sull’andamento epidemico e allerta precoce’ era stato proposto un metodo analitico che i tecnici liguri Arpal e Università di Genova, insieme ad altre realtà come Bolzano e Valle d’Aosta, hanno contribuito a rendere funzionale anche per depuratori di medie/piccole dimensioni, come quelli liguri. Questa versione ottimizzata, riconosciuta da Iss, è adesso utilizzata come metodo ufficiale in tutta Italia e soddisfa la richiesta della Commissione Europea relativa alla sorveglianza sistematica del Sars-CoV-2 e delle sue varianti nelle acque reflue.
In Liguria il sistema è già attivo a Genova e nei tre capoluoghi di provincia oltre che nei comuni sopra i 10mila abitanti.
In parallelo, nell’arco di pochi mesi, Arpal ha provveduto ad allestire e rendere operativa una nuova linea analitica nella sede centrale: attrezzatura di ultima generazione per l’estrazione del materiale genico/virale, supercentrifughe refrigerate e due differenti PCR (macchine per la reazione a catena della polimerasi, una tecnica di biologia molecolare utilizzata per individuare le tipologie virali analizzate) permettono ora di analizzare in autonomia campioni ambientali, prelevati sia nelle acque reflue, sia su altre superfici o matrici.
Soddisfatto il Direttore Generale di Arpal Carlo Emanuele Pepe: “E’ un’opportunità importantissima per dare un contributo alla politica e alla sanità che si trovano a gestire questo difficile momento; uno strumento che offre, oltre agli altri già disponibili, un mezzo in grado di fornire indicazioni significative per meglio valutare la situazione, anche con 14 giorni d’anticipo. “Si tratta-aggiunge Pepe- di un potenziamento del sistema d’analisi d’Agenzia frutto anche dell’intensa collaborazione e sinergia con l’Università di Genova che valorizza lo scambio di attività tra enti”. Ma c’è di più: “ Rispetto-sottolinea il Direttore Generale di Arpal”- alla raccomandazione dell’Unione Europea n.472 del 17 marzo 2021 con la quale si chiede ai paesi membri di fornire entro ottobre informazioni settimanali sullo stato dei reflui, la nostra Agenzia è già operativa e all’avanguardia nel panorama nazionale, rispetto alla possibilità di mettere a disposizione questo patrimonio di dati al sistema sanitario”.
Il Direttore Scientifico dell’Agenzia, Stefano Maggiolo sottolinea come il metodo “proponga un approccio alla valutazione della pandemia attraverso il monitoraggio ambientale e non sotto il profilo clinico”. “La metodico- prosegue Maggiolo – consente di individuare tracce di virus nei reflui a valle degli impianti di depurazione e il riscontro di tali tracce permette di prevedere lo sviluppo di cluster di contagi in specifiche aree urbanizzate con circa due settimane di anticipo rispetto all’evidenza”. Un risultato – conclude il Direttore Scientifico Arpal – che potrebbe in linea di principio, essere utile anche da un punto di vista preventivo per l’organizzazione delle strutture sanitarie”.
Per Rosella Bertolotto, Direttore del Laboratorio Regionale “Arpal ha saputo cogliere l’occasione offerta da Regione Liguria, “sensibile” al tema e ha sviluppato un’attività innovativa; un progetto non facile da gestire per un ente come Arpal ma che è andato in porto grazie anche all’apporto di personale altamente qualificato e dedicato , senza dimenticare l’importanza della collaborazione con l’Università di Genova”.
Ed Elena Nicosia, Dirigente Responsabile della Virologia Ambientale, applaude al lavoro di squadra: “ Grazie al finanziamento di Regione Liguria Arpal ha potuto lavorare al progetto insieme a Università di Genova, Istituto Superiore di Sanità e al contributo di altre Arpa. Questa sinergie ha consentito, in pochi mesi, di migliorare notevolmente il sistema e di renderlo più efficiente”.
Auspichiamo la collaborazione fra tutti gli enti regionali. Grazie.
Giacinto Avola