Il paesaggio archeologico come espressione culturale: Le iniziative Arpacal

“La tutela del patrimonio ambientale, del paesaggio e il riconoscimento del valore del capitale naturale sono compiti e temi che ci richiama l’Europa, fondamentali alla luce delle particolari condizioni di fragilità e di criticità climatiche e territoriali del nostro Paese”.

Non è la prima volta che, così come nell’ultima edizione 2021 del rapporto su “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, SNPA richiami ad una visione strategica “aperta” della protezione ambientale, che vada ben oltre le tradizionali matrici di riferimento, abbracciando approcci multidisciplinari altrettanto ampi, per essere di supporto alle politiche di protezione e di promozione del territorio.

Un esempio pratico di questo approccio sta nel progetto ISPRA denominato ArTeK (Satellite Enabled Services for Preservation and Valorization of Cultural Heritage) che integra, in una piattaforma informatica, le più moderne tecnologie di analisi dei dati di osservazione aerea e satellitare per monitorare lo stato di conservazione e rischio di beni culturali che risultano minacciati da fattori ambientali. Una base dati, scientificamente validata, che permetta quindi al decisore di pianificare politiche di tutela del patrimonio culturale, artistico così come archeologico.

E’ su questa scia che l’Arpa Calabria ha deciso di abbracciare questa linea di indirizzo strategica, per offrire il proprio supporto tecnico-scientifico anche agli stakeholder locali che si occupano di promozione del territorio attraverso la tutela del patrimonio artistico ed archeologico.

E’ il caso della recente collaborazione con la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo nel caso del ritrovamento di alcuni reperti navali risalenti al 1700 nell’area marina protetta di Isola Capo Rizzuto – Crotone, ma anche per lo studio geologico e il monitoraggio dei fattori di pressione ambientale per le grotte di Zungri, complesso rupestre, composto da un centinaio di grotte, in provincia di Vibo Valentia, articolato su una superficie di circa 3.000 Mq le cui origini sono databili tra il VII – IX sec. a.C.

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Proprio per fare il punto sulle criticità ambientali da affrontare ma anche sulle opportunità future di promozione territoriale, partendo dal patrimonio archeologico delle grotte di Zungri compiutamente preservate dai suoi fattori di rischio, primo fra tutti quello idrogeologico, diversi attori del territorio vibonese hanno tenuto nei giorni scorsi a Zungri un workshop, patrocinato dall’Arpacal e Sigea (Società Italiana di Geologia Ambientale). L’attenzione dell’Arpacal su Zungri, infatti, ha già fatto sì che questo importante sito archeologico entrasse di diritto nelle Memorie descrittive della Carta Geologica d’Italia, volume annuale pubblicato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che nell’ultima edizione del 2020 aveva dedicato un capitolo all’insediamento rupestre degli Sbariati.

“La tutela e la conservazione del paesaggio, imprescindibili per la qualità della vita ed il funzionamento dei sistemi naturali – ha dichiarato il direttore scientifico dell’Arpacal, dr. Michelangelo Iannone, nel corso del workshop – non possono fermarsi a tutto ciò che non è antropico o comunque poco antropizzato, ma devono essere concepiti nella sua interezza, in un quadro di riferimento omogeneo, in modo da orientare lo sviluppo sostenibile e l’efficienza ambientale nei prossimi anni. Anche il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, nel Rapporto Territorio 2021, si pone l’obiettivo di leggere le principali trasformazioni che avvengono sul territorio italiano offrendo un nuovo contributo alla conoscenza e un concreto supporto allo sviluppo di politiche efficaci per il territorio e per la conservazione dei beni ambientali. Una migliore comprensione delle dinamiche di trasformazione è la premessa per una efficace politica di protezione del suolo, del capitale naturale e del paesaggio, che non si limiti alla gestione delle aree urbanizzate e al contenimento del consumo di suolo, ma che ne garantisca un uso sostenibile e un governo del territorio anche nelle aree rurali e naturali”.

Tra i relatori del convegno, anche il dr. Gaetano Osso, geologo Arpacal e presidente della Sezione calabrese della SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) che, oltre all’introduzione sulla genesi di questo settore e sulla formazione rocciosa delle Grotte, ha posto l’accento sulle minacce che gravano sul sito dovute alle possibili colate di fango in occasione di piogge intense, specialmente nella situazione di cambiamento climatico, come per altro già avvenute nel 2018.

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Il convegno, organizzato dal Comune di Zungri e dall’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Vibo Valentia – dal titolo “Il paesaggio archeologico come espressione culturale con l’esempio di “Zungri: la città di Pietra – l’insediamento rupestre degli Sbariati” – ha visto la presenza di molti primi cittadini del comprensorio che hanno posto l’accento sul legame delle eccellenze e della valorizzazione del territorio.

La necessità di fare rete, è stato detto nel workshop, apporterebbe un valore aggiunto alla conoscenza e allo sviluppo del territorio, così come chiosato anche dal Presidente del Parco delle Serre, dott. Giovanni Aramini. Tra le relazioni tecniche anche quella del prof. Vincenzo Gioffrè, Ordinario di Architettura del Paesaggio dell’Università di Napoli, e dell’archeologa Maria D’Andrea, che hanno relazionato rispettivamente sull’evoluzione della normativa in materia paesaggistico ambientale e sui ritrovamenti dell’area del Monte Poro. 

La successiva evoluzione socio-giuridica ha poi condotto ad intendere la tutela del paesaggio in modo più ampio, come forma del territorio creata dalla comunità umana ivi insediata che, abbracciando la tutela della flora, della fauna e dell’ambiente ove agisce l’uomo, assume una finalità specifica di tipo ambientale.

Il paesaggio è perciò inteso con un significato allargato: certamente caratterizzato da ambiente, geologia, assetto territoriale, elementi naturali e antropici, fauna, flora, corsi d’acqua e clima propri, ma anche plasmato e contraddistinto da fattori socioeconomici e modelli abitativi.

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La tutela e la conservazione del paesaggio, imprescindibili per la qualità della vita ed il funzionamento dei sistemi naturali, non possono fermarsi a tutto ciò che non è antropico (o comunque poco antropizzato), ma devono essere concepiti nella sua interezza, in un quadro di riferimento omogeneo, in modo da orientare lo sviluppo sostenibile e l’efficienza ambientale nei prossimi anni.

Anche il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, nel Rapporto Territorio 2021, si pone l’obiettivo di leggere le principali trasformazioni che avvengono sul territorio italiano offrendo un nuovo contributo alla conoscenza e un concreto supporto allo sviluppo di politiche efficaci per il territorio e per la conservazione dei beni ambientali.

Una migliore comprensione delle dinamiche di trasformazione è la premessa per una efficace politica di protezione del suolo, del capitale naturale e del paesaggio, che non si limiti alla gestione delle aree urbanizzate e al contenimento del consumo di suolo, ma che ne garantisca un uso sostenibile e un governo del territorio anche nelle aree rurali e naturali.

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