Circa 70 gli studi presentati, oltre 50 le istituzioni di ricerca rappresentate per oltre 150 partecipanti tra cui non mancano anche rappresentanti del mondo delle aziende, del settore energetico e startup: ICOS Italia (Integrated Carbon Observation System) apre la sua prima conferenza riunendo al CNR tutta la comunità italiana il cui lavoro ruota intorno alla raccolta e all’interpretazione di dati sulle emissioni di gas serra e sugli assorbimenti da parte degli ecosistemi.
La prima conferenza nazionale di ICOS Italia ha offerto la disponibilità di un confronto ampio e multidisciplinare che ha messo in evidenza conoscenze, opportunità e prossime sfide per il ruolo della ricerca in questo ambito sia a livello nazionale sia internazionale.
Il contributo della Valle d’Aosta
“Condividere le nostre esperienze nel campo del monitoraggio della CO2 e discutere con chi si occupa della definizione del ruolo degli ecosistemi nelle politiche climatiche Europee è stata un’enorme opportunità” commenta Marta Galvagno di ARPA Valle d’Aosta.
“Abbiamo voluto portare un contributo che parlasse delle nostre montagne, ma che allo stesso tempo offrisse una riflessione più ampia sull’importanza di considerare la vulnerabilità degli ecosistemi ai cambiamenti climatici per una stima dell’effettivo contributo che gli stessi potranno fornire al raggiungimento della neutralità climatica”
“Periodi di caldo e siccità, come quelli che abbiamo vissuto nel 2022, mettono infatti a rischio i serbatoi naturali di carbonio, ponendo ulteriormente l’accento sulla necessità sempre più urgente di politiche nazionali e locali che mirino efficacemente ad una drastica riduzione delle nostre emissioni. Questo processo necessita però di una stretta cooperazione tra scienza e politica, soprattutto a livello locale, dove le Regioni hanno l’opportunità di mettere in atto azioni per il clima calibrate rispetto al territorio.”
“In Valle d’Aosta, già da diversi anni, ARPA e l’Amministrazione Regionale lavorano intensamente alla definizione di politiche ed azioni di mitigazione e di adattamento che abbiano una effettiva implementazione nella programmazione regionale, anche grazie alle conoscenze acquisite proprio nel campo del monitoraggio della CO2 all’interno della rete ICOS”.
I temi toccati nella conferenza “Obiettivo Carbon Neutrality: ruolo, stato e prospettive delle osservazioni ambientali”
Emerge dai lavori come siano molteplici i campi e i temi che sono interessati dallo studio e dai dati relativi al ciclo del carbonio: ambiente urbano, ambiente agricolo, ecosistemi naturali terrestri e marini, a questi si aggiunge il ruolo, determinante, delle attività umane e, con esso, il coinvolgimento di numerosi settori economici, come la già menzionata agricoltura, ma anche il settore energetico e i trasporti per citare solo quelli più evidenti.
La Conferenza, dal titolo eloquente “Obiettivo Carbon Neutrality: ruolo, stato e prospettive delle osservazioni ambientali”, si è aperta con gli interventi del presidente CNR Maria Chiara Carrozza, Fabio Trincardi, Direttore del Dipartimento di Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente (DSSTTA) del CNR e Carlo Calfapietra, Focal Point di ICOS Italy e Direttore dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del CNR.
Riccardo Valentini (docente presso l’Università della Tuscia, membro del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici – CMCC, Presidente Società Italiana per le Scienze del Clima – SISC) ha illustrato il tema alla luce dei contenuti del recente rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dell’IPCC.
Giacomo Grassi (European Commission Joint Research Centre) ha poi illustrato lo stato dell’arte della ricerca sul tema specifico delle misurazioni e i prossimi passi, le evoluzioni metodologiche e di ricerca che saranno determinanti per migliorare sempre di più la qualità e la tempestività dei dati.
Infine, Gelsomina Pappalardo (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale) ha evidenziato l’importanza delle infrastrutture di ricerca ambientali in Europa e il ruolo crescente e prezioso che l’Italia svolge in questo network.
“La riduzione del 5% delle emissioni antropogeniche osservata nel 2020 a causa del COVID è stata già recuperata in un anno, come confermato anche dagli studi ICOS sulle emissioni in città” osserva Carlo Calfapietra Focal Point di ICOS Italia e Direttore dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del CNR “la concentrazione di CO2 in atmosfera continua a crescere con valori che ormai superano le 420 ppm e gli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti, stanno mettendo a rischio anche il ruolo di serbatoi degli ecosistemi. Fortunatamente stiamo intervenendo nelle nostre città aumentando il patrimonio arboreo in 14 città metropolitane e in una serie di altre iniziative anche con il contributo privato che contribuiranno all’ambizioso obiettivo della Carbon Neutrality per il 2050”.
“Anche per questo l’Italia, unica in Europa, investirà 150 Milioni di euro nei prossimi 30 mesi per rafforzare le Infrastrutture di Ricerca ambientali italiane grazie ad un progetto coordinato dal CNR e finanziato nell’ambito del PNRR” commenta Dario Papale, docente presso l’Università della Tuscia e direttore del centro tematico sugli ecosistemi di ICOS.
Cos’è ICOS Italia?
Il Network di ICOS Italia consiste di 17 stazioni, di cui 10 per gli ecosistemi, 4 per l’oceano e 3 per l’atmosfera. Inoltre, ICOS Italia, coordina anche l’Ecosystem Thematic Centre (ETC) ospitato e supportato anche da ICOS Belgio e Francia.
Le stazioni dedicate agli ecosistemi coprono i territori più tipici dell’Italia: dalle Alpi (il sito di Torgnon gestito da ARPA Valle d’Aosta) fino all’isola di Lampedusa includendo diversi tipi di foreste, campi coltivati, e macchie di arbusti, e siti urbani.
ICOS Italia è coordinato dalla Joint Research Unit (JRU), nata dalla collaborazione di 15 enti italiani, tra Università, istituti di ricerca ed altri enti:
Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), Università degli Studi della Tuscia, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) della Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano, Fondazione Edmund Mach (FEM), Università degli Studi di Sassari, Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Genova, Università Cattolica del Sacro Cuore, Istituto Nazionale Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), Libera Università di Bolzano, Università degli Studi di Udine, Ricerca sul Sistema Energetico – RSE S.p.A.
ICOS Research Infrastructure
Nata nel 2008, ICOS RI è una infrastruttura di ricerca europea che ha l’obiettivo di fornire dati accessibili, gratuiti e di alta qualità per migliorare la nostra comprensione delle emissioni e degli assorbimenti di gas a effetto serra. L’infrastruttura è formata da diversi network di stazioni distribuiti in 13 paesi, per un totale di oltre 150 stazioni e il coinvolgimento di centinaia di scienziati e ricercatori.