Intensificati i controlli da parte dell’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente nel settore settentrionale della discarica Tremonti. I tecnici Arta, dopo l’avviamento del test pilota per la rimozione dei contaminanti nel terreno profondo mediante desorbimento termico, stanno monitorando con maggiore frequenza l’area in corso di bonifica. Il fine è quello di acquisire tutte le informazioni necessarie a valutare la tenuta complessiva del sistema; in particolare, i controlli sono mirati a valutare l’efficienza e l’efficacia delle tecnologie utilizzate per la bonifica, monitorando le acque sotterranee, i vapori nei pozzi all’esterno e all’interno dell’area test e le sonde soil gas esistenti.
“L’incremento dei controlli – ha sottolineato il direttore del distretto Arta di Chieti, Roberto Cocco – nasce dall’esigenza di verificare la tenuta del sistema di bonifica che si avvale di tecnologie all’avanguardia di cui esistono pochi casi di applicazione in Italia. Ai controlli routinari e standardizzati – ha concluso il dott. Cocco – sono state affiancate ulteriori attività di verifica sperimentali mediante l’impiego di droni dotati di scanner con sensori termici per il rilevamento di contaminanti aerodispersi”.
La tecnologia adottata per la bonifica prevede il riscaldamento del terreno profondo impattato dalla contaminazione (principalmente da solventi clorurati) fino ad una temperatura di circa 100 gradi. L’obiettivo è quello di ottenere la volatilizzazione dei contaminanti e la conseguente rimozione mediante estrazione dei vapori. Le indagini eseguite fin qui hanno infatti permesso di individuare la presenza di un orizzonte nel terreno saturo a circa 13 metri di profondità, costituito da terreni a minore permeabilità (argille torbose) che hanno trattenuto ed intrappolato i contaminanti lisciviati.
La profondità raggiunta dai contaminanti avrebbe reso di difficile applicazione altre tecniche di risanamento a costi sostenibili o comportato lunghi tempi di bonifica delle acque sotterranee. Gli elementi riscaldanti inseriti nel terreno permetteranno, invece, di riscaldare in breve tempo il volume di terreno saturo interessato dall’accumulo di solventi clorurati, rimuovendoli mediante desorbimento termico. I vapori recuperati attraverso un sistema di pozzi di estrazione, verranno poi trattati in superficie.