Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla qualità delle acque è stato il tema del seminario scientifico promosso da ARPAT, LaMMA e Regione Toscana, che si è tenuto il il 27 ottobre 2023, nella cornice di Palazzo Sacrati-Strozzi, che ha visto la partecipazione di geologi e geologhe di ARPAT, docenti universitari ed esperti come Massimiliano Pasqui, ricercatore del CNR – Istituto per la bioeconomia (IBE), che, nel suo intervento, ha posto l’accento sulla necessità di:
- rafforzare il convincimento che il cambiamento climatico, ed i suoi effetti, sono anche il frutto dell’attività dell’uomo
- prendere atto che l’acqua è al centro della crisi climatica
- prospettare possibili modalità per attraversare la crisi climatica.
La crisi climatica ha alcuni tratti caratterizzanti: aumento delle temperature, alluvioni, siccità.
Le temperature, a livello mondiale, si stanno modificando, nonostante l’Accordo di Parigi abbia identificato nella soglia di 1,5°-2° il limite da non oltrepassare, stiamo logorando questo margine in modo molto veloce.
All’aumento della temperatura a livello globale si associano fenomeni di alluvioni e siccità.
Le alluvioni dovute alle abbondanti piogge non si manifestano solo in certi periodi dell’anno, come in genere durante l’autunno, ma anche in altri momenti e colpiscono zone anche non soggette a questo tipo di fenomeni, come è successo in Emilia-Romagna nella primavera del 2023.
Negli ultimi dieci anni, le piogge intense sono sempre più localizzate e danno luogo ad allagamenti diffusi soprattutto in aree urbane e peri-urbane, con perdite di vite umane e forti impatti sull’economia locale.
Contemporaneamente alle alluvioni, registriamo fenomeni di siccità, sempre più presenti in alcune zone del Pianeta, che, come il Mediterraneo, sono più esposte a deficit di precipitazioni e rappresentano degli hot spot a livello mondiale dove gli effetti del cambiamento climatico appaiono con maggiore evidenza.
L’Italia settentrionale è stata colpita, negli ultimi anni, da una forte siccità, rappresentata, in modo iconico, dalle immagini del fiume Po in secca. Negli ultimi mesi del 2023, si è assistito ad un recupero, che ha attenuato la siccità grave, ma la risorsa idrica sotterranea è ancora in sofferenza, a causa del deficit pluviometrico, che sta ancora vivendo l’Italia e l’Europa.
La siccità è un problema molto complesso, multisfaccettato e con elementi insidiosi. Alcuni aspetti di questo fenomeno appaiono evidenti: gli incendi boschivi, i disturbi degli ecosistemi, la minore produzione alimentare, le problematiche del comparto agricolo, la risalita del cuneo salino ed altro ancora. Altri, invece, sono più indiretti, come l’aumento dei prezzi degli alimenti o la presenza di alcuni inquinanti o ancora l’aumento della conflittualità tra gli utenti, che si intensifica di fronte alla riduzione significativa di una risorsa.
Chi è responsabile del cambiamento climatico ?
Il clima è un sistema molto complesso, ha una serie di interconnessioni molto difficili, quindi, è influenzato da diversi fattori come la modifica dell’asse dell’orbita terrestre, le variazioni nell’attività solare, l’attività vulcanica ma anche l’azione dell’uomo. Le emissioni di anidride carbonica sono in aumento e, negli ultimi anni, soltanto in due momenti, nel 2008 per la crisi finanziaria e nel 2020 per quella sanitaria, abbiamo assistito a lievi flessioni ma, tutt’oggi, emettiamo grandi quantità di gas serra alteranti in atmosfera.
Cosa ci aspetta? Tutto dipende dalle nostre scelte e dalle strade che verranno intraprese, consapevoli che le decisioni non saranno mai neutre né neutrali ma ci esporranno, comunque, ad un certo tipo di effetti e di impatti.
Il contrasto al cambiamento climatico rappresenta la più grande delle sfide, almeno da quando sono iniziate le civiltà agricolo-idrauliche nel Neolitico. Tutto dipende dai nostri comportamenti sia a livello individuale che collettivo. Per affrontare la sfida del cambiamento climatico dobbiamo immaginarci un percorso, un processo che:
- implica una serie di azioni che devono essere intraprese per l’adattamento e la mitigazione degli effetti del clima che muta, questo significa che dobbiamo concentrarci sul processo e non sull’evento
- si evolve nel tempo, in quanto si tratta di un processo dinamico ed interattivo che non ha confini definiti
- non è valutabile dal punto di vista economico, perché è un processo intangibile.
Nel determinare il processo di adattamento, dobbiamo sempre tenere conto che questo si articola in diverse fasi: apprendimento, consapevolezza e, soprattutto, pratica. Quest’ultimo fattore risulta sostanziale, il vero motore della trasformazione delle nostre azioni, delle nostre attività come singoli e come collettività.
Dobbiamo continuare a costruire conoscenza, nella consapevolezza che quella che abbiamo appare già sufficiente per prendere delle decisioni. Ad esempio, sappiamo già come ridurre l’uso di risorse limitate, come l’acqua e l’energia o come rendere sostenibili le nostre produzioni. Dobbiamo, a questo punto, avviare un reale percorso di trasformazione che necessita di:
- agire a livello g-locale (globale e locale), abbracciando il complesso intreccio tra le sfide globali e le azioni locali
- rafforzare le comunità affinché abbiano un comportamento informato
- rispondere in modo concreto ai “bisogni degli utenti”, frase che non può ridursi ad uno slogan
- potenziare l’apprendimento sociale, cioè ridurre il divario tra la conoscenza individuale e quella scientifica
- rendere strutturali i processi di negoziazione sociale, ovvero lavorare con le comunità a tutti i livelli: dalla più piccola alla più grande.
Massimiliano Pasqui conclude ricordando che senza una trasformazione dell’individuo, parte della collettività, ci saranno grandi problemi ad attraversare questo periodo e sarà difficile intraprendere un percorso trasformativo che richiede l’impegno dell’intera società.
La presentazione ed il video dell’intervento.