In termini generali, l’inverno 2022-23 valdostano è stato caratterizzato da scarsità di precipitazioni soprattutto nella prima parte della stagione; nel tardo inverno e inizio primavera alcuni apparati glaciali, in particolare quelli rivolti verso il confine italo-francese, hanno potuto beneficiare di apporti nevosi più cospicui, legati al transito di masse d’aria umida di origine atlantica.
Nonostante le nevicate ricevute in extremis, il quadro complessivo dello stato di salute dei ghiacciai valdostani rimane comunque allarmante, con scarse precipitazioni invernali e stagioni di intensa e prolungata fusione.
Oltre alla riduzione della massa glaciale e l’arretramento delle fronti, prosegue la frammentazione degli apparati, l’emersione di isole rocciose più o meno ampie e l’aumento della copertura detritica che aggraveranno ulteriormente le dinamiche di fusione future.
Le attività di monitoraggio del bilancio di massa per l’anno 2023 sono state condotte sui ghiacciai di Timorion (Valsavarenche) e Rutor (La Thuile).
Ghiacciaio di Timorion
La sintesi
Il bilancio di massa complessivo, dato dalla differenza tra la massa accumulata con le precipitazioni nevose invernali e primaverili e la massa persa per la fusione di neve e ghiaccio (ablazione) nella stagione estiva, risulta ancora fortemente negativo in linea con il trend attualmente registrato su tutto l’arco alpino.
I valori registrati nell’ultimo anno, pur non essendo gravosi come quello del precedente, e rispetto ai valori medi degli ultimi 22 anni, evidenziano un accumulo invernale più basso della media della serie e un tasso di fusione superiore. Ciò testimonia il grave stato di sofferenza dei ghiacciai valdostani posti alle quote intermedie e caratterizzati da bacini di accumulo di estensione limitata, che a stento riescono a sopravvivere al costante aumento delle temperature stagionali.
Ghiacciaio del Rutor
La sintesi
Anche sul Rutor il bilancio di massa complessivo risulta ancora negativo, il quarto peggiore della serie temporale, in linea con il trend attualmente registrato su tutto l’arco alpino, ma la situazione che lo riguarda è meno critica rispetto a quella del Timorion.
Il ghiacciaio del Rutor infatti, considerata la posizione di confine e la prossimità alla Francia, ha beneficiato maggiormente degli apporti delle perturbazioni atlantiche che attraversando le ampie pianure francesi, giungono fino alla cresta di confine con l’Italia. Pertanto, gli accumuli misurati risultano essere maggiori se confrontati con quelli dei settori più interni della nostra regione e hanno in parte compensato tassi di fusione molto elevati dati da alte temperature registrate in periodi normalmente meno gravosi per i ghiacciai.
Ulteriori informazioni di approfondimento sulle misure e sull’elaborazione dei dati sono disponibili sul sito di ARPA Valle d’Aosta.