Dopo aver seguito l’elaborazione e gli aspetti critici delle proposte europee per la definizione del Rating ambientale, Giovanni Barca (già direttore generale di Arpa Toscana) e Monica Tommasi (Presidente degli Amici della Terra) con un nuovo articolo sulla rivista Astrolabio, contribuiscono al dibattito in corso con una proposta che, nelle loro intenzioni, mira a contrassegnare in modo semplice e di immediata percezione la sostenibilità di prodotti e imprese.
“La Commissione Europea sta lavorando da qualche anno ad un metodo di classificazione delle attività economicamente sostenibili che potranno beneficiare degli investimenti e delle agevolazioni per la transizione. Un regolamento sulla tassonomia, è stato approvato in via informale alla fine dello scorso anno (QE 17/12/19) e uno specifico gruppo di esperti sulla Tassonomia Verde – TEG, Technical Expert Group- ha identificato i sei pilastri per poter definire un’attività Green: 1)mitigazione dei cambiamenti climatici 2) adattamento ai cambiamenti climatici 3) protezione e uso sostenibile dell’acqua e delle risorse marine 4) transizione a un’economia circolare, compresa la prevenzione dei rifiuti e l’aumento dell’utilizzo di materie prime secondarie 5) prevenzione dell’inquinamento 6) protezione della biodiversità e ripristino degli ecosistemi degradati.
Dal 23 marzo, la Direzione Generale per la Stabilità Finanziaria ha anche pubblicato – e messo in consultazione per quattro settimane – una specifica proposta regolamentare, rivolta a banche e servizi finanziari, finalizzata a creare un linguaggio comune per gli investitori in progetti e attività economiche sostenibili. La proposta però riguarda, almeno per ora, soltanto due dei sei pilastri della Tassonomia, quelli relativi all’adattamento e alla mitigazione ai cambiamenti climatici.
Nel merito della proposta di regolamento e dei criteri definiti dal gruppo d’esperti sulla Tassonomia Verde, come Amici della Terra abbiamo già osservato che essi sono troppo orientati dal mondo della finanza e paiono prescindere dalle norme ambientali da tempo in vigore. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che lo stesso gruppo è composto da figure che operano prevalentemente nel mondo dell’economia (come già detto, i rappresentanti italiani del gruppo sono uno di Borsa Italiana e l’altro di Cassa Depositi e Prestiti). È utile ribadire che la fonte del diritto è definita dall’UE che, da anni, stabilisce le politiche ambientali degli Stati membri.
In particolare, nel regolamento in consultazione dal 23 marzo, la Dg Finanza reintroduce definizioni ambientali non sempre congruenti con le Direttive in vigore. Poiché non è da oggi che la politica e le istituzioni europee e nazionali si occupano di sviluppo sostenibile, a nostro avviso, non è necessario partire da capo, ridefinendo cosa si intenda per economia circolare, quale sia la gerarchia per la gestione dei rifiuti o cosa sia un inquinante. Si rischia di generare confusione favorendo chi ha interesse a fare profitti su prodotti “verdi” che tali non sono. Inoltre, non è chiaro per quale motivo la proposta si riferisca soltanto ai due temi riguardanti i cambiamenti climatici.
Inoltre, nel precedente articolo dell’Astrolabio avevamo preso in considerazione i principali metodi di calcolo della pressione antropica sull’ambiente, indicando le caratteristiche che – secondo gli Amici della Terra – un vero e proprio metodo di rating ambientale Europeo dovrebbe possedere.
Infatti, a nostro giudizio, i metodi sin ora in uso non sono adatti a definire con semplicità e oggettività il complesso delle attività che riguardano un’azienda o prodotto finanziario e, quindi, a definire un metodo di rating ambientale.
Una simile considerazione è contenuta anche nelle raccomandazioni dell’AEA (Agenzia Europea dell’Ambiente), e dell’ONU. Questi organismi, a fronte di una crescente e oggettiva preoccupazione per lo stato dell’ambiente, raccomandano di adottare una visione globale, non più racchiusa nelle norme specifiche di settore, una visione in base a cui la salvaguardia del pianeta non sia solo un obiettivo centrale ma rappresenti anche il presupposto delle politiche pubbliche.
Verso un metodo condiviso di Rating
Fra i metodi in uso, solo il DPSIR, (Driving forces, Pressure, State, Impact e Response), seppure datato consente – proprio grazie alla sua genericità- di tracciare un ragionamento ancora valido;
Lo schema è stato adottato dall’AEA in modo da proporre una struttura di riferimento generale, un approccio integrato nei processi di reporting sullo stato dell’ambiente, ma anche di singoli settori o prodotti, effettuati a qualsiasi livello europeo o nazionale.
La definizione di un modello di certificazione ambientale finalizzato al rating di una specifica attività può avere diverse variabili. Dipende da che tipo di attività stiamo analizzando. Ad esempio, problematiche differenti possono emergere per un’azienda che opera sul mercato globale o per una attiva solo a livello nazionale, se si sta analizzando un prodotto finanziario o una pubblica amministrazione.
In linea generale, però, le modalità di acquisizione dei dati e la loro valutazione non dovrebbero differire molto da quelle utilizzate dalle agenzie di rating che operano nel mondo economico. A fronte della definizione di uno schema generale di comportamento, la valutazione di un’azienda viene affidata ad un analista che acquisisce tutti i dati disponibili, anche sulla base di specifiche interviste al management aziendale. Successivamente, il rapporto dell’analista è sottoposto alla valutazione di un comitato che, collegialmente, attribuisce il punteggio.
Pertanto, un metodo di classificazione (Rating) della sostenibilità potrà tenere in considerazione i metodi di valutazione già in uso a vario titolo, ma non dovrà basarsi su dati settoriali relativi ad una sola matrice ambientale. Dovrà invece essere definito in modo da valutare complessivamente tutte le attività poste in essere dall’azienda.
L’obiettivo che la definizione di un metodo di classificazione dovrebbe porsi è del tutto analogo a quelli utilizzati in economia: attribuire un giudizio finale sintetico ed immediatamente comprensibile. Il metodo non dovrebbe introdurre nuove o diverse regole di definizione dello stato dell’ambiente se non mutuate da quelle vigenti. Del resto, le convenzioni sulla base delle quali le agenzie di rating valutano la solidità finanziaria di un’azienda o di un prodotto finanziario non riscrivono certo le leggi dell’economia.
La proposta degli Amici della Terra
In attesa delle proposte finali complessive da parte della Commissione, gli Amici della Terra avanzano una semplice proposta di classificazione che, riferendosi al modello DPSIR, si basa sulla valutazione delle Pressioni che un’azienda o prodotto finanziario Determina sullo Stato dell’ambiente e della relativa capacità di Risposta per limitare gli Impatti. Tale proposta è finalizzata anche a portare un contributo alla fase di consultazione in atto.
La Classificazione
AAA: livello minimo di pressioni negative sull’ambiente, alta capacità di fornire risposte adeguate alla limitazione degli impatti sullo stato dell’ambiente
AA: basso livello di pressioni negative sull’ambiente, buona capacità di fornire risposte adeguate alla limitazione degli impatti sullo stato dell’ambiente
A: modeste pressioni negative sull’ambiente, la capacità di fornire risposte adeguate alla limitazione degli impatti sullo stato dell’ambiente potrebbe essere influenzata da circostanze avverse
BBB: livelli contenuti di pressioni sull’ambiente che in futuro potrebbero peggiorare e discreta capacità di fornire risposte alla limitazione degli impatti
BB: livelli considerevoli di pressioni ambientali con margini di miglioramento per la predisposizione di risposte adeguate alla limitazione degli impatti
B: livelli elevati di pressioni ambientali e scarsa attitudine alla predisposizione di risposte adeguate alla limitazione degli impatti
C: pericolo elevato di pressioni negative sull’ambiente, incapacità d’individuare risposte adeguate alla limitazione degli impatti
Gli Indicatori
I valutatori dovranno agire su tre livelli d’indicatori:
Livello Globale: L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile che è il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals).
Livello Europeo: il sistema di norme, programmi ed obiettivi che l’Unione Europea persegue ormai da decenni e che la nuova Commissione ha rilanciato all’inizio del proprio mandato con il Green Deal e la Tassonomia verde
Livello Territoriale: il consumo di suolo e delle risorse in relazione alla specifica pianificazione territoriale in cui, prevalentemente, opera l’azienda.
La proposta, in sostanza, è di non introdurre nuove regole di classificazione delle matrici ambientali già abbondantemente previste nelle Direttive ma di utilizzare un elenco di indicatori studiando, analizzando e valutando caso per caso. L’elenco potrà essere armonizzato alle specifiche esigenze delle varie tipologie aziendali e prodotti finanziari ed al contesto nel quale operano.
1) I Goal dell’ONU immediatamente pertinenti ad un modello di rating ambientale
- Garantire a tutti la disponibilità̀ e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie (protezione e uso sostenibile dell’acqua), Goal 6
- Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni, Goal 7
- Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile, Goal 9
- Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo (economia circolare), Goal 12
- Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico (mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici), Goal 13
- Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile, Goal 14
- Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre (prevenzione dell’inquinamento), Goal 15
2) Le norme ed i programmi dell’Unione Europea e nazionali
- il rispetto delle Direttive ambientali (congruenza con le disposizioni vigenti relative ad ogni matrice ambientale e osservanza degli atti autorizzativi AIA, Autorizzazione Integrata Ambientale)
- il Programma d’Azione ambientale della nuova Commissione
- la Tassonomia verde secondo il rapporto del TEG del marzo 2020 (ove i criteri non siano già compresi tra quelli dell’Onu)
3) La pianificazione territoriale
- la pianificazione urbanistica
- il piano d’assetto idrogeologico
- il piano d tutela delle acque
- il piano di gestione dei rifiuti
- il piano di risanamento della qualità dell’aria
Per ogni voce dell’elenco andrà eseguita una specifica analisi in rapporto alle attività dell’azienda, amministrazione o prodotto finanziario al fine di poter esprimere, voce per voce, un giudizio; i giudizi andranno a comporre la valutazione sintetica definitiva che dovrà essere effettuata da un gruppo di analisti ambientali, esperti nelle varie tematiche.
Dalla proposta di regolamento, sembra che la Commissione sia orientata a far eseguire l’analisi di conformità ambientale di aziende e prodotti finanziari a soggetti terzi (Agenzie di Rating) che dovranno essere iscritte in un albo dell’ESMA, l’Autorità indipendente Europea degli strumenti finanziari e dei mercati, il cui obiettivo è migliorare la protezione degli investitori e promuovere mercati finanziari stabili e ordinati.
A nostro giudizio, ESMA dovrebbe essere affiancata, in un ruolo non marginale, dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) che, con la sua rete d’osservazione (Eionet) presente in ogni Regione Europea, è l’unica struttura ad avere conoscenza delle varie realtà territoriali e del relativo Stato dell’Ambiente.”