Il contesto socio-economico e i possibili riflessi sulle emissioni di inquinanti atmosferici
In Italia, come nel resto d’Europa, in Nord America, Giappone e Australia, è stato registrato negli ultimi 30 anni un disaccoppiamento tra la crescita economica e le emissioni dei principali inquinanti, dovuto alle azioni messe in campo per ridurre l’inquinamento atmosferico.
L’adozione di misure volte al miglioramento dei processi di combustione e di tecnologie di abbattimento dei fumi nella produzione energetica e nell’industria, il passaggio dall’olio e carbone al gas naturale, come combustibile principale, così come la diminuzione dell’uso di combustibili fossili per la produzione di energia, hanno contribuito alla riduzione delle emissioni di ossidi di zolfo, ossidi di azoto, particolato e composti organici volatili.
Negli ultimi dieci anni è continuata la riduzione delle emissioni di ossidi di zolfo (-63% rispetto al 2010), ossidi di azoto (-39%) e composti organici volatili (-21%) che si riflette in modo positivo sulle concentrazioni atmosferiche anche del particolato (in quanto questi gas sono coinvolti nella formazione del particolato “secondario” che si forma in atmosfera a partire da essi).
A rallentare i progressi osservati nel trend generale sono le emissioni provenienti dal riscaldamento degli edifici, a causa della forte penetrazione nel mercato dell’uso di dispositivi alimentati a legna o derivati, sostenuta dalle politiche europee per ridurre gli impatti delle emissioni di sostanze climalteranti, poiché la legna è considerata una fonte rinnovabile, e determinata dalla competitività economica per l’utente finale rispetto ad altre fonti. Tuttavia anche su questo fronte si segnala negli ultimi dieci anni una tendenza positiva (-27% rispetto al 2010 per le emissioni di particolato e -24% per le emissioni di composti organici volatili) probabilmente trainata dalle politiche nazionali e locali tese a migliorare l’efficienza dei dispositivi e a promuoverne un uso consapevole.
Non meno rilevante, pur in un quadro di complessiva significativa riduzione delle emissioni, è tuttora il settore dei trasporti di persone e beni, le cui emissioni, significative e concentrate nelle aree urbane principali e lungo le strade e autostrade che le connettono, rappresentano la sorgente dominante di ossidi di azoto e una delle principali fonti di composti organici volatili (importanti precursori del particolato secondario) e di particolato
carbonioso.
Anche le attività agricole e zootecniche contribuiscono ai livelli atmosferici di PM, in quanto responsabili della larghissima maggioranza delle emissioni di ammoniaca (uno dei gas “precursori” del particolato secondario). Le emissioni di ammoniaca, in controtendenza rispetto agli altri inquinanti, sono diminuite solo del 4% nel decennio 2012-2021.
Le politiche per la riduzione delle emissioni degli inquinanti atmosferici si collocano in un contesto normativo molto ampio e fortemente interconnesso con le politiche per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti. I progressi generali a livello nazionale sono evidenti nel medio-lungo periodo in termini di riduzione delle emissioni e in linea se non migliori di quelli registrati mediamente in Europa.
Il 2022 è stato caratterizzato in Italia dal ritorno ai livelli di mobilità delle persone e delle merci precedenti all’evento pandemico del 2020-2021 e da una piena ripresa e delle attività economiche.
Tuttavia l’invasione russa dell’Ucraina a partire dal 24 febbraio 2022 e la conseguente escalation del conflitto russo-ucraino hanno determinato profondi mutamenti del quadro geo-politico, economico e sociale mondiale europeo e nazionale, che hanno causato, oltre a drammatiche conseguenze umanitarie, anche una importante riduzione del volume del commercio mondiale e un forte aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia.
In questo quadro l’OCSE stima per l’Italia una crescita del Pil reale del 3,7% nell’intero 2022 (+3,9% secondo l’ISTAT, dicembre 2022), dopo un incremento del 6,6% nel 2021.
Sia la domanda di energia elettrica che la produzione industriale sono aumentate rispetto al 2021. Per quanto riguarda i trasporti su strada, i consumi di combustibili per autotrazione sono aumentati nei primi tre trimestri del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021: rispettivamente 6,5%, 9,3% e 9,5% per la benzina; 3,2%, 4,3%, e 4,0% per il gasolio; 6,9%, 8,9% e 7,3% per il GPL. I consumi di gas per il riscaldamento domestico e commerciale sono invece diminuiti nel 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021: dello 0,9% nel primo trimestre, del 3,2% nel secondo e del 2,9% nel terzo.
Difficile valutare al momento gli effetti che tendenze contrastanti e in rapida evoluzione possano aver determinato sulle emissioni degli inquinanti nel corso del 2022: è possibile che si sia registrato un incremento delle emissioni per alcuni settori, come conseguenza della ripresa della mobilità e delle attività economiche.
Nel settore del riscaldamento civile è da registrare la riduzione nell’uso del gas naturale come conseguenza del conflitto russo-ucraino; quota parte dei consumi di combustibili gassosi potrebbe essere stata soddisfatta da un incremento dell’uso di legna e derivati, che contribuisce maggiormente, rispetto al gas, alle emissioni di particolato.
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