Una studentessa dell’Università di Trento in Turismo e sostenibilità, Eleonora Damieto, ed un giovane fotografo di Civitavecchia, Alessio Mingiardi, hanno deciso di “fare qualcosa per la comunità”, assumersi la responsabilità di realizzare “piccole cose”, “piccoli segnali” per muovere le coscienze, ed innescare la riflessione delle persone riguardo ai problemi ambientali, per i quali è necessaria maggiore consapevolezza da parte di tutti, per favorire comportamenti e scelte positive.
Abbiamo incontrato Eleonora ed Alessio in videoconferenza per capire meglio il senso di quello che hanno fatto ed i motivi che li muovono. Sinora hanno messo in campo due iniziative, una riguardo alla plastica, e l’altra sulla centrale termoelettrica alimentata a carbone di Civitavecchia, ma il loro entusiasmo e la loro vivacità intellettuale – che abbiamo percepito chiaramente durante l’incontro – ci fanno pensare che presto ne realizzeranno altre.
Il mezzo utilizzato: la fotografia, perché “nel mondo contemporaneo, nel quale si corre tanto, c’è la necessità di formulare messaggi veloci, istantanei, e le immagini hanno questa caratteristica di efficacia ed immediatezza”, e poi possono essere veicolate sui social media, raggiungendo numeri elevatissimi di persone. Ed infatti i loro post di sensibilizzazione ambientale sono diventati virali.
“La plastica è un ottimo materiale – spiega Eleonora – è resistente e versatile, per questo si possono produrre moltissimi tipi di oggetti, dalle borse per la spesa fino all’abbigliamento. Inoltre, è leggera ed economica. Tuttavia presenta un grosso difetto: si deteriora molto lentamente, una bottiglia di plastica degrada in più di cento anni, un tempo più lungo della vita di una persona. L’umanità quindi ne fa un uso errato: siamo diventati dipendenti dalla plastica monouso o usa e getta. I risultati di questo comportamento si riflettono oggi ovunque: nei boschi, per le strade, nelle spiagge e negli oceani fino a formare delle vere e proprie isole di plastica. Detta in poche parole, viviamo in un mondo di plastica. Ogni anno produciamo centinaia di milioni di tonnellate di plastica, e la produzione è in costante aumento. Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), ma non solo, sostiene che, se le tendenze attuali continueranno, nel 2050 nel mare troveremo più plastica che pesci. È inconcepibile”.
Da qui l’idea di partire con una sensibilizzazione, a livello visivo, attraverso scatti suggestivi realizzati sulla spiaggia “La Toscana” fra Santa Severa e Santa Marinella nella costa laziale. Una vera e propria “rappresentazione teatrale”, nella quale Eleonora rappresenta il “malessere” di un animale circondato nell’acqua dalla plastica e poi spiaggiato, soffocato da questo oggetto di uso comune, nato per essere gettato dopo un uso di breve durata, che ormai infesta tutto il nostro pianeta. Oggetti che sono anche “brutti”, proprio perché sono destinati a durare poco e non è necessario che siano gradevoli, belli, da esporre, come erano un tempo le stoviglie di ceramica.
Il secondo shooting fotografico è stato realizzato non molto lontano dal primo. In prossimità della centrale termoelettrica alimentata a carbone di Civitavecchia. Proprio perché entrambi i giovani sono originari di Civitavecchia, sono interessati alle diverse fonti di pressione ambientale presenti nella zona. Il porto, gli insediamenti energetici ed industriali, in particolare per la centrale a carbone. Pressioni che hanno impatti importanti sull’ambiente e sulla salute delle persone.
“L’inquinamento atmosferico è un assassino silenzioso. Sensibilizzare oggi è importante per garantire alle generazioni future un mondo migliore.”
Lo shooting è costituito da 5 foto che mostrano le fasi della malattia:
- Spensieratezza
- Consapevolezza
- Ricerca di un appiglio
- Abbandono
- Morte o sopravvivenza.
Spensieratezza Consapevolezza Ricerca di un appiglio Abbandono Morte o sopravvivenza
In questo secondo shooting ad Eleonora si è affiancata un’altra protagonista, Giulia Carrara, ed una truccatrice, Greta Madeddu, per aiutare a far vedere nelle cinque fasi i corpi che si trasformano e si trasfigurano avvicinandosi alla centrale.
testo a cura di Marco Talluri