ll Gruppo di Lavoro dell’IAH (International Association of Hydrogeologists) sulla Gestione Sostenibile delle acque di galleria, di recente, ha pubblicato un documento dal titolo “Linea guida sulle metodiche da adottare per una gestione sostenibile della risorsa idrica in galleria”. Di questo gruppo fa parte anche il collega, Luca Ranfagni, a cui abbiamo chiesto di parlarci del lavoro svolto, del suo ruolo all’interno del gruppo e delle finalità attese con questa pubblicazione.
Questo Gruppo è nato nel 2012 con scopo principale di realizzare “la pubblicazione di una linea guida sulle metodiche da adottare per una gestione sostenibile della risorsa idrica in galleria. Questo per offrire suggerimenti di metodi da adottare e esempi di buona pratica” rivolta principalmente agli “addetti ai lavori” (dagli enti di controllo, ai progettisti, ai realizzatori), soprattutto per gli approfondimenti tecnici di dettaglio, anche se, per gli aspetti più generali, può essere di interesse più ampio, indirizzandosi agli appassionati di tematiche ambientali.
La costruzione di gallerie, infatti, interessa quasi sempre ammassi rocciosi e/o terreni che contengono, più o meno abbondantemente, acqua sotterranea, risorsa della quale, spesso e in contesti differenti, si sottovaluta il potenziale.
La realizzazione del tunnel può quindi provocare, ad esempio, il drenaggio dell’acqua contenuta nell’ammasso roccioso, con scomparsa di sorgenti e drenaggio di corsi d’acqua (si veda pagg 221-223 della Relazione sullo stato dell’ambiente in Toscana – 2008), oppure un ostacolo al flusso della acque, con possibili subsidenze a valle e allagamenti di interrati a monte (si veda a questo proposito l’ARPATnews “Sistemi di mantenimento della falda”). Tale possibilità diventa timore che, non di rado, ingenera contrarietà delle popolazioni all’opera.
L’attività del Gruppo di Lavoro ha messo insieme l’esperienza di tecnici esperti nella materia, prevalentemente geologi, di provenienza diversa: appartenenti ad Enti pubblici, Enti appaltanti, progettisti, imprese di costruzione, Università e Enti di ricerca. La condivisione delle reciproche esperienze, dai diversi punti di vista, è stata il punto di forza.
In merito alla suo ruolo all’interno del gruppo, Luca Ranfagni ci dice che ha potuto condividere le rilevanti esperienze di ARPAT sul tema, sia quelle personali (es. Tratta Appenninica AV Bologna-Firenze, Nodo AV di Firenze, in parte Variante di Valico, ecc.) che quelle comunicate da altri colleghi (Terza corsia autostradale), maturate in oramai oltre venti anni di esperienza. Oltre a ciò, questa è stata l’occasione per dare il proprio contributo al gruppo ristretto che ha curato la composizione e revisione finale delle linee guida con Alessandro Gargini (professore universitario), Valentina Vincenzi (libero professionista), Antonio Dematteis (società di progettazione).
Il documento prodotto è piuttosto corposo (79 pagine) ed è un indirizzo metodologico basato sulle conoscenze tecnico scientifiche disponibili e sulle esperienze degli autori.
In estrema sintesi la linea guida affronta:
- l’importanza del ritorno di esperienza di opere simili precedenti, e criteri generali di valutazione e confronto in relazione all’opera in progetto;
- le metodologie per lo studio idrogeologico, con particolare riferimento al modello idrogeologico, come strumento dinamico che si affina anche in fase di corso d’opera;
- le possibilità di interferenze ed impatti idrogeologici, relativi strumenti di valutazione del rischio, con cenni ai possibili interventi mitigativi o compensativi;
- le possibili opportunità di valorizzazione delle acque drenate non confinabili nell’ammasso e valorizzazione del calore del terreno;
- la sintetica tipizzazione dei prodotti chimici utilizzati nello scavo di gallerie;
- le metodologie di monitoraggio idrogeologico nelle varie fasi;
- i cenni di metodologia di comunicazione in relazione ai possibili impatti idrogeologici;
- la review di alcuni aspetti normativi.
Con la pubblicazione di questo lavoro, il gruppo auspica di ricevere, nel tempo, ulteriori “ritorni di esperienza”, che potranno permetterne un ulteriore affinamento. In tutti i casi, l’auspicio è di poter diffondere capillarmente buone pratiche di progettazione e realizzazione che possano incrementare la sostenibilità dei tunnel di cui sia necessaria la costruzione, siano essere opere più grandi che gallerie di più limitate dimensioni.
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