Alessia Scappini

Una visione strategica per la gestione dei rifiuti nella Toscana centrale

45 anni, ingegnere, donna, è alla guida di una delle più grandi aziende pubbliche della Toscana, e non solo, è Alessia Scappini. Siamo stati a colloquio con lei per circa due ore, per capire bene quale sia il disegno che ha in animo di realizzare come Amministratrice delegata di Alia Servizi ambientali SpA, l’azienda operativa dal marzo 2017, per gestire il ciclo dei rifiuti urbani delle province di Firenze, Prato e Pistoia. 4800 kmq, 58 comuni serviti, 1.500.000 di abitanti residenti, 800.000 utenze servite.

L’azienda ha 2.500 lavoratori e raccoglie ogni anno circa 900.000 tonnellate di rifiuti.
L’impressione che abbiamo avuto dall’incontro è stata quella di una persona che ha le idee molto chiare, con una visione strategica precisa, nella quale sono ben presenti parole chiave come tutela dell’ambiente, dialogo, consapevolezza, responsabilità, benessere dei cittadini, sostenibilità, orientamento a risolvere i problemi e a non scaricarli su altri.


Alia SpA, 4° player a livello nazionale nel settore dei rifiuti urbani

D Alia è una nuova entità che ha messo insieme tutti i soggetti che si occupavano di gestione dei rifiuti urbani e igiene urbana nelle province di Firenze, Prato e Pistoia, operazione non semplice, quali sono state le criticità ma anche le opportunità di questa trasformazione?

R L’aggregazione realizzata è stata molto importante, infatti, oggi, siamo il 4° player a livello nazionale nel nostro settore, una scelta fatta dai nostri soci ed indirizzata a creare un soggetto industriale rilevante nella gestione dei rifiuti urbani. Siamo anche gli unici che hanno una concessione ventennale dove la proprietà è completamente pubblica; i comuni, infatti, sono sia soci che destinatari dei nostri servizi sul territorio. Questa peculiarità definisce molto bene la natura di Alia, che ha nel suo DNA il servizio pubblico, il benessere rivolto al cittadino e la tutela dell’ambiente con un approccio industriale che tiene conto della sostenibilità ambientale.

Alia compirà 3 anni il prossimo marzo, nel corso dell’anno completerà la trasformazione dei servizi nei territori per massimizzare non solo i quantitativi di rifiuti raccolti ma soprattutto la qualità degli stessi, quindi una spinta forte verso la raccolta differenziata di qualità.

Questo lavoro è stato realizzato in stretto rapporto con le Amministrazioni Pubbliche, che comunque rimangono responsabili della politica di gestione dei rifiuti sul territorio e ha consentito di avere un’idea più chiara dei rifiuti raccolti in modo differenziato e di comprendere bene le potenzialità delle diverse filiere. Tutto questo nell’ottica non solo di valorizzare le specificità territoriali ma anche tenendo conto dell’utente, che deve deve essere coinvolto nel processo di raccolta differenziata in modo da raggiungere realmente una raccolta qualitativamente migliore sia che essa sia effettuata su strada o con i bidoncini assegnati o con carta/chiavetta/smartphone collegata alla propria utenza ed in grado di aprire cassonetti stradali.

La raccolta differenziata, infatti, può essere effettuata con modalità diverse a seconda delle esigenze territoriali ma a questo si deve affiancare la tracciabilità dell’utenza da realizzare con strumenti specifici e nell’ottica di potere premiare l’utenza nel caso di corretto e virtuoso comportamento.

E’ fondamentale la responsabilizzazione degli utenti nella gestione dei rifiuti, occorre abbandonare l’idea che i rifiuti sono qualcosa da “allontanare”, ma far maturare la consapevolezza che possono diventare nuove risorse e che è importante la partnership di tutti per renderne possibile il riciclo.

L’utente non è solo un interlocutore ma deve essere un soggetto consapevole che sa che a valle del suo comportamento esiste una rete, un network che recupera effettivamente quel rifiuto.

Questo può determinare anche un vantaggio economico per chi fa la raccolta differenziata senza mai perdere di vista che vivere in un ambiente più salubre è un valore tangibile per il singolo e per la collettività.

Alia è nata e si basa su questo tipo di cambiamento, teso a creare un forte ingaggio con il cittadino, ma è chiamata anche a confrontarsi con altri soggetti in gioco, come l’autorità di ambito (ATO) e non solo con i Comuni, come accadeva in passato.


  D. Lei è una delle poche donne manager in Toscana, quali sono le principali novità che intende introdurre in Alia ?

Da settembre 2018 ricopro il ruolo di AD di Alia e tra i principali obiettivi ho quello del cambiamento di paradigma economico, trasformando i rifiuti in risorsa e superando la logica dei compartimenti stagni, che ha visto per molto tempo gestori e industriali su fronti diversi.

È necessaria una forte interlocuzione con il comparto industriale, per dare una destinazione certa alla materia prima seconda che recuperiamo con la raccolta differenziata. Questo richiede un confronto con gli industriali, utilizzatori finali: bisogna creare partnership per definire le specifiche tecniche che devono avere questi materiali e investire insieme per creare impianti idonei dove fare confluire questi materiali raccolti in modo da dare loro una collocazione certa.

Per questo, nell’ultimo anno e mezzo, abbiamo rafforzato i legami con il comparto industriale in grado di inserire nei propri processi produttivi le diverse tipologie di materiali raccolti, principalmente il vetro, gli imballaggi in plastica, l’organico, la carta, che rappresentano filiere industriali solide e presenti nel nostro territorio, in modo da produrre vantaggi specifici non solo ambientali ma anche occupazionali.


Ridurre la produzione dei rifiuti urbani

 D. La Toscana è una delle regioni italiane con la maggiore produzione pro capite di rifiuti a livello nazionale, quali sono le cause? e come è possibile ridurre questi quantitativi? Anche nel territorio ATO-Centro, di cui si occupa Alia, ci sono dati differenti di produzione tra comune e comune, cosa si può fare per rendere più omogenea questa situazione? Molte volte la causa di un’elevata produzione di rifiuti urbani, a livello regionale, è stata attribuita al turismo, cosa si può fare per ridurre i rifiuti derivanti dai flussi turistici ?

R. Anche nel territorio dell’ATO-Centro, che afferisce ad Alia, i comuni fanno registrare quantitativi di produzione di rifiuti urbani anche molto diversi; dove sono stati introdotti sistemi specifici di raccolta differenziata – come ad esempio il porta a porta – questi elevati quantitativi di rifiuti indifferenziati si sono ridotti mentre sono cresciute le frazioni differenziate.

Bisogna anche considerare che abbiamo un tessuto urbanistico e territoriale molto promiscuo tra utenza domestica e non domestica: questo significa che ci sono imprese molte piccole, anche micro-aziende, spesso a conduzione famigliare, e il domestico con il non domestico si miscelano con molta facilità.

I sistemi domiciliari permettono di distinguere i due flussi; eliminando il cassonetto stradale e introducendo una raccolta porta a porta, si va a tracciare la singola utenza e questo fa si che i rifiuti non domestici non finiscano nel computo dei domestici. Ora il problema, se si vuole che i rifiuti vengano gestiti correttamente, è dare risposta alle aziende, soprattutto di piccole dimensioni, altrimenti il rischio è quello di trovare rifiuti abbandonati sul territorio o conferimenti non conformi nella raccolta differenziata.

Risulta sbagliato vedere la gestione dei rifiuti in modo settoriale, anche se la normativa ci porta a distinguere tra rifiuto urbano e rifiuto speciale, domestico e non domestico; dal mio punto di vista, appare più funzionale guardare alla tipologia dei i materiali , senza limitazioni in base alla provenienza. In questo modo siamo in grado di dare una risposta concreta e continuativa alle imprese del territorio.  

Oltre a questo, nella nostra regione abbiamo anche il problema di dovere gestire una produzione di rifiuti che risente dei flussi turistici, sia per svago che per lavoro o istruzione, che sappiamo avere dei picchi stagionali. Ci troviamo a dovere gestire oltre alla popolazione residente, un elevato numero di persone che producono rifiuti urbani nel nostro territorio. Questo richiede ad Alia, in molti casi, di gestire picchi di produzione di rifiuti che richiedono molta flessibilità di lavoro.

Tracciare l’utenza serve anche a comprendere la tipologia degli utenti, nel caso della nostra regione, essere quindi in grado di rivolgersi a target diversi: non solo ai residenti ma anche turisti, studenti, lavoratori di passaggio.


Per una raccolta differenziata di qualità

D. La raccolta differenziata nella nostra regione è sotto la media nazionale di circa 2 punti percentuali, quali secondo lei le cause? Quali sono i modelli di raccolta differenziata che danno i migliori risultati? I risultati vanno commisurati alla tipologia dei territori, non c’è un modello unico da applicare.

Ci sono zone del nostro territorio dove il porta a porta può e deve essere applicato, perché crea un legame diretto fra utente e gestore, creando un “dialogo” fruttuoso.

Il porta a porta ha dei vantaggi, ma non sempre risulta, però, il metodo migliore. Il bidoncino legato alla singola utenza ha anch’esso dei vantaggi, come la tracciabilità dell’utente ma ha anche svantaggi in termini di rigidità. Noi infatti chiediamo ai cittadini di mettere fuori i loro rifiuti in precisi giorni, chiedendo loro di dedicare dello spazio dentro la propria abitazione per la tenuta dei rifiuti prodotti. In più, il sistema porta a porta è meno automatizzato rispetto ad altri sistemi di raccolta, gli addetti alla raccolta differenziata devono sollevare carichi al fine di conferire i rifiuti, una condizione molto diversa dal cassonetto stradale.

Dove ci sono agglomerati urbani più densi occorre orientarsi su soluzioni diverse, comunque fondate sulla logica di un utente consapevole e responsabilizzato. Occorre progettualità mirate sulle specifiche realtà in cui operiamo, perché non ci può essere un modello valido ovunque.

In alcune zone, possiamo pensare alla realizzazione di piattaforme stradali, dove non sia possibile conferire qualsiasi rifiuto per chiunque, ma sia richiesta l’ apertura attraverso una chiavetta, uno smartphone, una card che consente non solo di conferire il rifiuto ma di continuare a tracciare e profilare l’utenza. Con questo sistema è possibile conciliare diversi vantaggi, superando le rigidità connesse al porta a porta; in sostanza si acquisiscono i vantaggi del cassonetto stradale senza perdere la consapevolezza e il coinvolgimento dell’utente e quindi la garanzia della qualità del rifiuto raccolto.


Filiere industriali per il riciclo

D. Dalla raccolta differenziata al riciclo: quanti rifiuti vengono concretamente riciclati ? Quanti impianti di riciclo esistono nella nostra regione e cosa sta facendo Alia per implementare il modello di economia circolare?

R. Il pacchetto sull’economia circolare proposto dall’Unione Europea abbraccia molto bene il progetto industriale adottato da Alia volto alla costruzione delle filiere di riciclaggio e per farlo ci siamo dati due obiettivi: il primo teso ad aumentare la qualità della raccolta differenziata; l’altro, invece, a superare un modello che vede gestore e industriali operare per compartimenti stagni, anziché in sinergia.

Facciamo alcuni esempi pratici. La filiera del riciclo del vetro è una delle più consolidate a livello territoriale: due anni fa Alia ha creato un’azienda, chiamata VetroRevet, con un partner industriale, Zignago, che ha implementato la quantità del materiale riciclato. Già prima dell’accordo si riciclava oltre l’80% di questo materiale, con questa nuova realtà industriale siamo riusciti a recuperare anche quelle frazioni di vetro che prima andavano perdute, come il rottame di vetro, che, se è in pezzatura piccola,è difficilmente recuperabile. Ora, questo vetro fine, spesso sporco, viene recuperato grazie a questa nuova società, rendendo possibile recuperare un ulteriore 12% di vetro. Abbiamo così ottenuto una maggiore valorizzazione del materiale raccolto ma anche un minore conferimento in discarica ed anche se il costo industriale è importante, il vantaggio collettivo è comunque molto soddisfacente.

Questo è il tipo di approccio che stiamo perseguendo in tutte le filiere di raccolta differenziata.

Tra le filiere meno appetibili c’è quella della plastica, anche per via della complessità normativa: COREPLA, infatti, si occupa solo degli imballaggi in plastica ma tutto il resto rimane fuori dalla raccolta differenziata.

La frazione estranea nella raccolta della plastica pesa tantissimo, qualsiasi frazione estranea, organica o non, inficia l’attività di riciclaggio della plastica, che è molto complessa ed è infatti effettuata selezionando i polimeri. Se una frazione di vetro si incastra in un pezzetto di plastica, quest’ultimo non è più recuperabile. Per migliore la qualità in questa specifica filiera è importante passare dal cosiddetto multi-materiale pesante a quello leggero (senza vetro) ed avere dei sistemi a valle che non mescolino o compattino questo tipo di rifiuto, in modo da selezionare il più possibile le singole tipologie di plastica e renderne praticabile l’attività di riciclo.

Su questa filiera siamo al 42 – 45% di riciclaggio effettivo , quindi c’è ancora molto da lavorare.

Abbiamo poi tutta una serie di plastiche miste, come il nylon, i sacchi con etichette, con nastro isolante o tutti i poliaccoppiati non facilmente distinguibili: tutto questo rappresenta il “mondo del plasmix” (plasmix vuol dire plastiche miste), che incide per quasi la metà della raccolta differenziata della plastica, è difficilmente recuperabile e potrebbe essere facilmente utilizzato come CSS per il suo importante potenziale combustibile.

Anche su questa tipologia di rifiuti, Alia Servizi Ambientali si è posta il problema del riciclaggio di questi imballaggi in plastica, creando una sinergia industriale con Montello SpA di Bergamo, che recupera queste plastiche miste (plastmix) sviluppando uno specifico granulo da queste plastiche, aumentano in questo modo il riciclaggio, che raggiungerà il il 65 % .

Per quanto riguarda invece la carta, dove esiste una filiera consolidata anche nella nostra regione, recentemente sono sorti dei problemi. Prima di Natale, infatti, l’asta della carta, per la prima volta, è andata deserta, a dimostrazione che raccogliere grandi quantitativi di carta senza avere delle strutture in grado di accoglierli e gestirli rende l’intero sistema debole.

Bisogna rendere attrattiva questa filiera e le tipologie di carta che riusciamo a produrre. Oggi, nella nostra regione, abbiamo realtà imprenditoriali medio-piccole molto parcellarizzate che fanno la distinzione solo tra carta e cartone ma questo non è più sufficiente.

Bisogna creare un sistema in grado di selezionare le diverse tipologie di carta: la carta stampata, quella lucida, il cartonato ondulato, cartone più spesso e cosi via, finalizzandola al tipo di carta che si deve produrre. Per fare questo, abbiamo creato ReAl con il gruppo ReLife SpA, a cui appartiene anche Benfante, gruppo solido che opera, da molto tempo, nel settore del recupero della carta da macero, così da essere in grado di recuperare le diverse frazioni di imballaggi in cellulosa, puntando all’obiettivo di recuperare oltre il 90% di questo materiale.

Con riferimento, infine, all’organico, Alia raccoglie 211 mila tonnellate/anno. L’obiettivo è quello di fare compost di qualità, molto richiesto soprattutto in agricoltura ma possiamo anche produrre dalla stessa frazione organica bio-metano, ovvero un bio-carburante creato dagli scarti dell’agricoltura da utilizzare nell’auto trazione.

Oggi sono in fase di autorizzazione due impianti che si occuperanno di questi processi, uno a Montespertoli e l’altro a Peccioli, in sinergia con la società Belvedere.

Gli scarti di tutte queste filiere di raccolta differenziata nonchè l’indifferenziato, che contengono molti scarti plastici, tessili e sintetici, hanno un valore energetico che può essere valorizzato per creare carburante in un impianto industriale come quello di Eni, a Livorno. La Regione Toscana, prevedendo questa opportunità nel suo nuovo piano di gestione dei rifiuti, ha dato un ulteriore slancio al modello di economia circolare.

Rimane da gestire la parte degli inerti, che vengono da sistemi di trattamento meccanico, quindi non rimane altro che destinarli alla discarica, ma la percentuale sarà ridotta, entro il 10% come richiesto dalla nuove direttive dell’UE.


Intervista a cura di Stefania Calleri


Nella seconda parte dell’incontro con Alessia Scappini abbiamo trattato di altri temi di interesse per i cittadini, l’abbandono dei rifiuti, le forme di premialità per gli utenti, le piccole quantità di cemento-amianto, ed altro ancora. Saranno oggetto di un altro articolo che pubblicheremo prossimamente.

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