Utilitalia è l’Associazione che riunisce 440 gestori di servizi idrici, ambientali ed energetici in Italia. Gli associati registrano un valore della produzione pari a 38 miliardi di euro, con quasi 95.000 dipendenti. Gestiscono l’80% dei servizi idrici, il 55% dei servizi ambientali (gestione dei rifiuti), il 30% della distribuzione del metano.
L’Associazione ha pubblicato il rapporto “Misurarsi per migliorare”, con il quale illustra i risultati dell’indagine sulla sostenibilità nel Sistema Utilitalia che si è svolta attraverso la somministrazione a tutte le aziende di un ampio questionario, con indicatori di performance specifici dei comparti industriali rappresentati (Acqua, Energia e Rifiuti) e indicatori economici, di governance e relativi al personale.
Sono 100 le aziende che hanno risposto all’indagine sulla sostenibilità, 100 su 440. Pur costituendo solo il 22% del totale delle associate, le 100 aziende rappresentano l’84% dei lavoratori del Sistema Utilitalia.
Il campione di aziende che ha risposto al questionario impiega 79.000 dipendenti, con un’età media di 46,7 anni.
Per ciascuno dei comparti in cui è articolata Utilitalia nel rapporto sono resi disponibili una serie di numeri chiave con i quali si rappresentano le attività svolte, con una attenzione particolare al loro risvolto riguardo a 4 fattori di sostenibilità: governance, confronto, trasparenza, vision.
Il primo comparto preso in considerazione è quello delle aziende “blu”, cioè quelle che gestiscono il ciclo idrico integrato.
Uno degli indicatori più interessanti è quello relativo alle perdite di rete che ammontano al 42,4% (dato 2016), a fronte di un obiettivo nazionale fissato dall’ARERA al 25%.
Le perdite di rete – che dovranno dimezzarsi nei prossimi anni – registrano forti variazioni geografiche: nel Nord-est ammontano in media al 32,2%, nel Nord-ovest al 38,9%, nel Centro al 49,4% e nel Sud e Isole al 51,3% (ARERA, 2018). Le perdite sono direttamente connesse con lo stato di efficienza delle infrastrutture (reti acquedottistiche e misuratori), ovvero con il tasso di manutenzione e rinnovo della rete.
Fra gli indicatori più significativi quello relativo alla raccolta differenziata, che a livello nazionale ha raggiunto una quota pari al 55,5% rispetto al totale dei rifiuti urbani, ancora lontana dall’obiettivo dell’Unione europea che avremmo dovuto raggiungere nel 2012 e pari al 65%.
In verità, la raccolta differenziata è pari al 68,3% nel Nord-est, al 64,5% nel Nord-ovest, al 51,8% nel Centro, al 47% nel Sud e al 31,6% nelle Isole. Alla disomogeneità dei risultati corrisponde un diseguale livello dei servizi, in particolare della dotazione impiantistica, che non garantisce ai flussi differenziati raccolti l’adeguato trattamento negli impianti di destinazione naturale.
Uno degli indicatori più rilevanti è quello relativo alla produzione totale di energia elettrica delle aziende censite che ha superato i 41 TWh, equivalente al 14% della produzione nazionale lorda. Il 49,8% della produzione complessiva è stata prodotta da fonti rinnovabili, per una quantità in termini assoluti superiore ai 20 TWh. La fonte rinnovabile largamente utilizzata è quella idroelettrica, che copre quasi l’86% della produzione complessiva. Per le aziende più sostenibili, la quota di produzione coperta da rinnovabili è risultata inferiore, pari a 38,9%, con un sensibile aumento rispetto al 2017 (+4%).